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 2019  settembre 21 Sabato calendario

Biografia di Luciana Frassati Gawronska

Chissà cosa avrebbe pensato del titolo della bella biografia dedicatale da Marina Valensise, La Temeraria (Marsilio, pp. 474 € 19), Luciana Frassati Gawronska, figlia del fondatore della Stampa Alfredo e della pittrice Adelaide Ametis, moglie del diplomatico polacco Jan e madre di Jas Gawronski e delle sue cinque straordinarie sorelle, figura leggendaria e eroina del Novecento, a cavallo tra fascismo e nazismo, impegnata in rischiosi salvataggi di vittime designate dell’occupazione nazista in Polonia, condannata alla tortura dalla Gestapo, vissuta 105 anni, un tempo sufficiente ad attraversare due guerre e a vergare di suo pugno le memorie di una vita incredibile.
E dall’accesso ai documenti del ricchissimo archivio familiare, Valensise, giornalista, per quattro anni direttrice dell’Istituto italiano di cultura a Parigi, ha ricavato un ritratto assai fedele di una donna eccezionale, che si definiva pudicamente solo «vivace» e invidiava la «bontà» del fratello, che «parlava agli uccelli, alla luna, al cielo, alternando il canto allo studio». Morto giovanissimo, a soli 24 anni, per una meningite fulminante, Piergiorgio Frassati sarà proclamato beato da Papa Giovanni Paolo II, per la profonda fede e l’impegno al limite del sacrificio nei confronti dei poveri e dei bisognosi.
Figli di una delle personalità più importanti della classe dirigente post-unitaria, il senatore piemontese Alfredo, ambasciatore a Berlino fino all’avvento del fascismo, che lo porterà a rassegnare le dimissioni, i due Frassati trascorrono l’infanzia in una casa frequentata da intellettuali come Guido Gozzano, Giuseppe Antonio Borgese, Gabriele D’Annunzio, Lorenzo Delleani. Educati da istitutori, come usava nelle famiglie alto-borghesi, fino al liceo, sportivi, pronti a scalare il Giomein per arrivare a Zermatt, 3300 metri di altezza, in dieci ore consecutive di marcia, e a gettarsi anche d’inverno nelle acque gelate dell’Evancon. Padre super-impegnato e assente o quasi dalla vita familiare, madre delusa e immalinconita che trova sfogo nella pittura, fratello e sorella crescono in un’atmosfera pesante, segnata in modo indelebile dalla morte improvvisa del ragazzo, ma con un’educazione cosmopolita.
E sarà questa, unita alla dote di un carattere forte ed esuberante, a segnare la vita adulta della «temeraria» Luciana, dopo l’ingresso nell’ambiente internazionale della Berlino pre-nazista, come «eccellenzina» al fianco del padre ambasciatore, e l’incontro, e poi il matrimonio con il diplomatico polacco Jan Gawronski, da cui avrà sei figli. L’avvento del fascismo e del nazismo, con l’ingresso dell’esercito di Hitler in Polonia, verrà a travolgere la giovane famiglia di Luciana; ma anche, in un certo senso, a fornirle l’occasione per rivelare il proprio coraggio e le qualità personali: sarà capace di imbarcarsi da sola in una serie di viaggi avventurosi, attraversando il fronte di guerra, per mettere in salvo, beni, opere d’arte e soprattutto la vita di tanti amici, parenti e semplici cittadini, stretti tra la dittatura nazista e quella bolscevica.
Memorabili resteranno gli incontri della «Temeraria» con Mussolini, sovrastato dal fascino, dalla personalità e dalla bellezza di questa donna indomabile e descritto da lei assai timoroso di ogni possibile reazione di Hitler, quando Luciana le chiede di prodigarsi a favore dell’ex-cancelliere austriaco Schuschnigg, prigioniero e torturato; e con Papa Pio XII, prudente, anzi prudentissimo, nel difendere il vescovo Gall, oppositore del nazismo, e nel rifiutare la nomina a cardinale, che potrebbe sembrare «una mossa antitedesca», di monsignor Sapieha, difensore del popolo polacco dagli occupanti. Solo nel 1946, infatti, a guerra finita, Sapieha riceverà la berretta.
Sfuggita per miracolo alla cattura da parte delle SS nella Roma «città aperta» del ‘43, la Gawronska è in una lista della Gestapo che le riserva un trattamento di tortura di terzo grado per estorcerle segreti sui rapporti tra Mussolini e le autorità polacche; e solo grazie a una forsennata resistenza alla polizia, che ha circondato il palazzo in cui vive, riuscirà a riparare in Vaticano, prima di entrare in contatto con gli ambienti clandestini dell’antifascismo in vista della Liberazione. Da quel momento in poi, l’obiettivo principale della sua vita sarà la lunghissima causa di beatificazione del fratello Piergiorgio, cominciata nel 1935 e per la quale raccoglierà quasi mille testimonianze di santità, e conclusa nel 1990, dopo un’ istruttoria durata cinquantacinque anni, da Papa Wojtyla.