Il Sole 24 Ore, 21 settembre 2019
Carige è salva. Sì dai soci al piano
Dopo mesi di incertezze e timori, Carige può tirare un sospiro di sollievo: l’assemblea straordinaria degli azionisti dice sì alla ricapitalizzazione da 900 milioni necessaria a mettere la banca ligure in sicurezza e allontana così il rischio di finire in liquidazione. Lo fa con un voto che non lascia spazio alle interpretazioni: il 91,04% del capitale presente in assemblea (il 43% del totale) vota a favore all’ingresso nel capitale della banca di due nuovi soci, il Fondo interbancario per la tutela dei depositi (che agisce insieme al braccio volontario) e il nuovo partner industriale, Cassa Centrale Banca, che di fatto diventeranno i nuovi pivot dell’istituto ligure.
Un risultato non scontato, quello degli oltre 20mila azionisti genovesi presenti in proprio o in delega al Tower Hotel. Perché per i vecchi soci – già provati da tre aumenti di capitale per complessivi 2,2 miliardi – si prospetta una nuova pesante iper-diluizione, visto che l’aumento cash da 700 milioni vale 12-13 volte il valore stimato della banca, pari a 55 milioni pre-aumento. Ma è sofferto soprattutto perché fino a ieri mattina non c’era alcuna visibilità sulle possibili mosse del primo azionista della banca, ovvero Malacalza Investimenti.
Dopo essersi presentato di prima mattina, Vittorio Malacalza decide di lasciare la sala dell’hotel dove si tengono i lavori rinunciando anche a un possibile intervento. E a disertare l’appuntamento assembleare sono anche i due figli, Davide e Mattia, che controllano la cassaforte di famiglia cui fa capo il 27,5% del capitale. Una scelta, quest’ultima, che mette di fatto in discesa l’approvazione: in caso di voto contrario o astensione dei Malacalza stessi, il quorum autorizzativo dei due terzi del capitale sarebbe stato impossibile da raggiungere. E per la banca si sarebbero aperte le porte al rischio di una liquidazione coatta amministrativa.
Ad apprezzare la decisione dei Malacalza sono i Commissari straordinari, Raffaele Lener, Pietro Modiano e Fabio Innocenzi, che a fine lavori sottolineano come, non presentandosi in assemblea, la famiglia abbia «reso possibile questo risultato: è stata una scelta consapevole e generosa», dice Modiano. Anche Fabio Innocenzi ringrazia «tutti gli azionisti, anche quelli che non presentandosi hanno reso possibile l’approvazione». E sulla stessa lunghezza d’onda sono i vertici del Fitd, dal presidente Salvatore Maccarone («Sono molto soddisfatto, perché c’è stato un atteggiamento oggettivamente assennato») a Giuseppe Boccuzzi, che apprezza la «responsabilità degli azionisti».
A fine assemblea, per i Commissari, i vertici del Fondo, i soci e i dipendenti c’è insomma spazio per tirare un sospiro di sollievo, tra abbracci e strette di mano. Terminati i lavori, il capo della direzione generale microprudenziale Supervisione II, Ramon Quintana, chiama Fabio Innocenzi per complimentarsi.
Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, ha da parte sua espresso «grande soddisfazione per il successo dell’operazione di rilancio della Banca Carige», sottolineando come «la soluzione di mercato che è stata messa a punto e perfezionata non ha costi per i contribuenti e mostra la capacità di coesione e reazione del sistema bancario italiano e del Fondo interbancario di tutela dei depositi, rispetto a situazioni di difficoltà».
Ma subito serve mettersi al lavoro in vista della ricapitalizzazione che nei piani sarà realizzata nei prossimi due-tre mesi, e comunque entro l’anno. La struttura è nota. L’aumento da 700 milioni è suddiviso in quattro tranche: 313,2 milioni allo Schema volontario (a fronte della conversione delle obbligazioni subordinate sottoscritte a novembre 2018); 63 milioni a Cassa Centrale Banca; 85 milioni agli attuali azionisti di Carige, che saranno suddivisi in proporzione alla percentuale di capitale detenuta (anche se resta da capire se e in quale misura parteciperanno); 238,8 milioni al Fondo interbancario, che coprirà l’eventuale inoptato.
I commissari rimarranno in carica fino all’esecuzione dell’aumento, quindi realisticamente fino alla fine dell’anno, dopo un rinnovo scontato a fine settembre.
Nel frattempo ci sarà da ragionare sui futuri assetti tra il Fondo interbancario e i trentini di Cassa Centrale. A valle dell’aumento il Fondo interbancario controllerà la maggioranza della banca e quindi al veicolo compartecipato dalle banche italiane spetta indicare la governance futura. Ma è anche vero che è ragionevole che scelte relative ai futuri assetti siano condivise, quanto meno informalmente, con Cassa Centrale Banca. Secondo gli accordi, i trentini di Ccb (che inizialmente andranno all’8% circa di Carige), sono destinati ad esercitare l’opzione per acquisire la quota del Fitd in alcune finestre pre-definite, la prima delle quali potrebbe essere già a luglio 2020 (che però sembra troppo ravvicinata) o in tre finestre successive, ognuna a distanza di sei mesi. Possibile dunque che da subito i due soggetti cerchino una soluzione il più possibile condivisa per definire il prossimo board di Carige, così da evitare un nuovo ricambio nel momento in cui i trentini saliranno in maggioranza. A partire dalla nomina del nuovo manager che dovrà riportare la banca in carreggiata.