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 2019  settembre 21 Sabato calendario

Cosa c’è sulla scrivania di De Magistris

’O sindaco ha detto che ai semafori, anziché dare una moneta perché puliscano il vetro, si deve darla perché puliscano il marciapiede: «La città dev’essere più pulita, ci dobbiamo lavorare tutti». Chiamate un medico, ma prima fategli dare un occhiata anche alla scrivania di Luigi De Magistris: una profusione di corni e cornetti di ogni dimensione e colore (uno, azzurro, sembra un vibratore) e ferri di cavallo, piccole coppe, figure varie della tradizione napoletana, il pupazzetto di un gufo (forse in chiave Anti-Renzi, che definì gufi i suo avversari) e poi un doppio Che Guevara, una farlocca «agenda rossa di Paolo Borsellino» (che non esiste) e ancora libretti, un medaglione, un ingombrante modello di barca da pesca, foto con Papa Francesco, altre foto con cornici pacchiane, statuette, un Pulcinella, lettere di bambini, la miniatura della chitarra di Pino Daniele, le mimose per la festa della Donna, un modellino di cassonetto della monnezza, un modellino di treno della metropolitana, insomma un ibrido tra le orribili vetrinette della nonna e la cameretta di un adolescente. Tutti gli oggetti sono rivolti verso l’ospite, anche le corna. Riferiscono peraltro che la composizione di oggetti e cianfrusaglie cambia a seconda dell’interlocutore: che speriamo sia di stanza al pronto soccorso, ripetiamo.

LA SCENEGGIATA
Un tempo c’era anche la brocca d’acqua, ma non per berla (sospettiamo bevesse altro) ma per testimoniare la battaglia referendaria sull’acqua libera. La scrivania inquadrata a Stasera Italia su Rete 4, mercoledì scorso, era diversa da quella inquadrata sul Tg3 Campania quando l’intervistò il collega Massimo Calenda, o, ancora, da quella inquadrata durante la trasmissione Tagadà su La7. Talvolta il ripiano è sgombro di fascicoli e talvolta il sindaco ne tiene qualcuno rigorosamente chiuso, come a esporre pure un’attitudine napoletana al lavoro. Strano che non ci siano poster di Maradona, di Totò e di Eduardo: poi magari ci sono, vai a saperlo. Manca anche il modellino di un’ambulanza: ne fanno che si sentono anche le sirene. Visto e detto questo, non serve Sigmund Freud per buttar lì qualche considerazione. La prima: quella non è la scrivania di De Magistris, quella scrivania è De Magistris. Seconda considerazione: essa mostra quanto egli lavori. Terza: la scrivania del rappresentante amministrativo della terza città d’Italia non è una cosa seria, chissà come mai. Quarta: quel casino ostentato serve palesemente a mostrare agli interlocutori (o telespettatori) di quale babele di simboli sia composta l’identità politica dell’ex magistrato, intesa come una paccottiglia che cambia continuamente disposizione come una bancarella al mercato. Ultima nota, ma è già troppo raffinata: l’adolescente appende poster in cameretta per rafforzare un’identità in formazione, quindi tende e strapparli quando è cresciuto: qui invece i poster crescono continuamente, il ragazzo non cresce mai. Lo dimostra la sconcertante uscita fatta l’altro giorno a Televomero: «La città deve essere più pulita. E per essere più pulita, ci dobbiamo lavorare tutti. Gli ho dato 5 euro a un ragazzo extracomunitario che l’altro giorno puliva in maniera egregia un marciapiede, e diserbava pure. Ho detto: finalmente! Invece di pulire i vetri – ca ’a gente s’è scocciata, perché il lavavetri stanca – fate questa operazione, che il napoletano è generoso… il napoletano è generoso… il napoletano è generoso. E questo è un modo di integrazione straordinario, no? Non è una cosa straordinaria?».

DARE L’ELEMOSINA
Come no. Il napoletano è così generoso che ai semafori dovrebbe pagare per quello che migliaia di dipendenti dell’Asia, l’azienda che dovrebbe pulire la città, fa con un successo conosciuto in tutto il mondo. Il filigrana s’intravede un evoluto modello di integrazione fondato sull’elemosina, sul lavoro in nero e sullo sfruttamento degli extracomunitari: questo perché il sindaco non garantisce i servizi essenziali. S’intravede anche il cittadino napoletano perbene (quello che in pochissimi quartieri fa la raccolta differenziata) che da imbecille deve o dovrebbe pagare anche la Tari annuale, oltre a 9 milioni e mezzo di euro per i soli dirigenti di San Giacomo, il palazzo dove il sindaco De Magistris ha perlomeno dato il buon esempio: la raccolta differenziata la fa sulla scrivania.