Il Messaggero, 21 settembre 2019
Usa, Colt stoppa il fucile delle stragi
Colt, il più antico tra i costruttori statunitensi di armi d’assalto, ha deciso di fermare le vendite dei suoi popolari AR-15 ai civili. La mitragliatrice sarà prodotta d’ora in avanti solo per le forniture militari, ma scomparirà dai negozi e dalle fiere che fino ad ora l’hanno esibita sui banchi, e offerta ai propri clienti, dai diciotto anni in su.
L’annuncio fatto ieri dall’amministratore dell’azienda centenaria Dennis Veilleux è in linea con la risposta che molti dei negozi al dettaglio hanno adottato negli ultimi anni, via via che il numero di morti nelle stragi spesso causate dall’AR-15 e da altre armi simili cresceva. Colt erano le mitragliatrici che hanno aperto il fuoco nella scuola di Sanndy Hook nel Natale del 2012, così come in quella di Parkland in Florida a febbraio del 2018, e al concerto di Las Vegas l’anno precedente.
La più grande catena di supermercati: Walmart, li ha già ritirati dagli scaffali cinque anni fa. All’inizio di settembre, dopo le sparatorie a El Paso e a Dayton che hanno mietuto tra l’altro la vita di due dei suoi dipendenti, Wallmart ha anche cessato la vendita di pistole a canna corta e di munizioni per armi a ripetizione. Tutto quello che si può comprare oggi in uno dei loro supermercati sono fucili da caccia.
L’azienda ha anche iniziato a chiedere ai clienti che posseggono un permesso di esibire a vista un arma, di consegnarla all’ingresso del negozio e di ritirarla all’uscita, in modo da identificare più facilmente chi gira tra i corridoi e gli scaffali con cattive intenzioni.
Le motivazioni che hanno spinto la Colt a prendere la decisione sono invece di tutt’altra natura. Dopo aver piazzato nel mercato civile undici dei quindici milioni di armi d’assalto che circolano negli Usa, le vendite soffrono l’effetto della saturazione.
Gli acquirenti sono diminuiti su scala nazionale, molti in seguito alla vergogna e al sospetto che ormai vengono associati al possesso di un mitragliatrice. L’equazione economica per continuare a distribuirle al dettaglio non funziona più, mentre la Colt può contare ancora su commesse militari.
«Se verrò eletto presidente, provvederò a sequestrare gli AR 15 e gli AK 47 in circolazione» ha promesso l’aspirante democratico alla presidenza Beto O’Rourke. La promessa ha suscitato un autentico furore tra gli elettori conservatori che sono schierati a difesa del diritto di possedere armi. La costituzione non conferisce al momento una tale autorità, nemmeno al presidente, e l’idea della confisca stuzzica le teorie complottistiche che vedrebbero il governo intenzionato a disarmare la popolazione, per poi soggiogarla ad un regime illiberale.
Le proposte più moderate di alcuni degli altri candidati democratici parlano di un incentivo alla rottamazione nella forma del riacquisto, quando un proprietario sceglie volontariamente di liberarsi dell’arma. Non è nemmeno certo che il calo degli acquisisti di AR 15 in casa Colt dipenda dalla disaffezione dei clienti. Qualcuno sottolinea che sono i problemi di qualità. Sta di fatto che nel giorno in cui la casa di Hartford, nel Connecticut, ha lanciato lo storico annuncio, due delle principali concorrenti nella fabbricazione di automatiche d’assalto: Sturm Ruger and Co. E Smith & Wesson, hanno entrambe visto i propri titoli azionari crescere di valore in borsa.