Il neo deputato Berlusconi si presenta al ristorante dei Mep (member european Parlament) di Strasburgo all’ora di pranzo. Si accomoda al tavolo in fondo alla lunga sala, quello col cartello "riservato alla delegazione italiana", occupato soprattutto dai forzisti. Ci sono tutti i big, da Antonio Tajani a Fulvio Martusciello. L’alleanza con la Lega è la prima portata. «Preside’ anche a me Salvini non sta simpatico, ma se vogliamo vincere qualcosa, non abbiamo alternative », lo provoca il siciliano (per altro vicino a Micciché) Giuseppe Milazzo. E così a ruota il lombardo Massimiliano Salini. Il fondatore li spiazza: «Sì, certo. Ma questo loro referendum contro il proporzionale non va. La Consulta lo boccerà, vedrete. E poi, diciamoci la verità, il maggioritario non fa bene a Forza Italia, non dobbiamo essere masochisti. Prendiamoci del tempo, riflettiamo.. » È il teorema Gianni Letta, che prende piano piano il sopravvento nella strategia berlusconiana: con Fi crollata e non di poco sotto il 10 per cento, farsi schiacciare nel tritacarne maggioritario equivarrebbe al suicidio. «Però – riprende Berlusconi - è ovvio che con la Lega dobbiamo restare alleati. Perché il centrodestra unito vince. Ma i miei che dicono che siamo sottomessi alla Lega non li capisco (e l’allusione qui è alla Carfagna, ndr ).Sottomessi dove? Siamo diversi in tutto, loro sovranisti e noi no, loro anti europei e noi no». Quindi, sorprende i commensali con uno sfogo: «Ho un problema in casa. Quella cosa lì la pensa anche la mia compagna (Francesca Pascale, ndr ), lei non sopporta Salvini. Dice che è il male. E che io non posso abbracciarlo, politicamente s’intende, eh..». E tutti giù a ridere. Spia di un malessere reale che si sta vivendo in queste ore ad Arcore. Anche a Roma i forzisti hanno saputo che la fidanzata fino al pomeriggio di martedì 17 ha minacciato di prendere un volo e raggiungere i parlamentari riuniti a cena con Mara Carfagna, da tempo ormai sua amica. Corregionali, le due, e anti salviniane viscerali. Alla fine Pascale ha rinunciato, mandando in avanscoperta le amiche Maria Rosaria Rossi e Jole Santelli. Ma tra Camera e Senato non mancano forzisti (filo leghisti) che lamentano la linea «dettata da Villa Maria», residenza che il Cavaliere ha costruito e dove lei trascorre gran parte del tempo, in un via vai di politici amici. Ecco, se un quartier generale dell’anti-salvinismo c’è, nel cuore della Brianza berlusconiana, ha casa a Villa Maria.
Berlusconi cerca di barcamenarsi. Con chi invece gli chiede di Renzi e di Italia Viva, calamita per non pochi forzisti, taglia corto: «Renzi non è e non sarà mai mio erede in politica, ha la responsabilità di aver dato vita a questo governo delle quattro sinistre. E state certi che da noi non prenderà nemmeno un parlamentare, fatta eccezione per quella signora che non è mai stata realmente con noi». Chiaro riferimento alla senatrice Donatella Conzatti, già transitata al nuovo partito.
Il fatto è che da Lorenzo Cesa a Gianfranco Rotondi, c’è già chi ha riaperto l’ennesimo cantiere per dar vita alla «Dc del futuro», come l’hanno chiamata. Per ora niente gruppi di "responsabili" e fedeltà a Fi. «Ma Berlusconi elabori il lutto per la fine del centrodestra, siamo nell’era del proporzionale, guardi alle istanze meridionaliste della Carfagna », lo esorta Rotondi. Occhi e simpatie per il "moderato" Giuseppe Conte, che intanto ha garantito la sua presenza il 14 ottobre ad Avellino a un’iniziativa della Fondazione Sullo. Tutto è in movimento nella galassia in disgregazione.