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 2019  settembre 20 Venerdì calendario

Storia degli insulti tra Renzi e Salvini

Breve e incompleta antologia delle vicendevoli cortesie fra Matteo Renzi e Matteo Salvini, secondo i recenti codici del galateo istituzionale. Renzi a Salvini: bullo, egomaniaco, sciacallo, aberrante, influencer, Ferragni mancata, palloncino gonfiato, venditore di fumo, fannullone, assenteista, posa il fiasco, sei come Hitler e Mussolini. Salvini a Renzi: poveretto, incapace, becchino, sporco di sangue, megalomane, ladro di democrazia, bufala, razzista, fascista, sciacallo, non hai dignità né onore, fai pena, mavaffanculo. Ai punti vincerebbe forse Salvini, ma il verdetto è rinviato poiché, come ormai tutti sanno, fra meno di un mese i due si confronteranno in diretta tv, e sarà la sfida politica del decennio, roba che non si vede dai tempi di Berlusconi e Prodi, quando già ci pareva il collasso del protocollo siccome il secondo, contro ogni pronostico, si aggiudicò il favore della giuria popolare accusando l’altro di attaccarsi ai numeri come gli ubriachi si attaccano ai lampioni.
Un assalto del genere oggi passerebbe per una finezza da fiorettista, mentre dai nostri due Matteo ci si aspettano nodosi randelli e versamenti di sangue, e in questo hanno già vinto entrambi, il fatto che siamo qua a scriverne significa che l’attesa ci prende allo stomaco, la stupidità mediatica si inchina da subito allo show, ci ritroveremo tutti quanti a stilare pagelle, a individuare punti forti e punti deboli, a contare le righe delle regimental e le gocciole di sudore, alzeremo in trionfo il braccio di uno dei duellanti quando al contrario avranno vinto entrambi. Questa è la storia dei grandi match, quelli da manifesto, Alì contro Foreman, Ray «Sugar» Leonard contro Marvin «Marvellous» Hagler, quei favolosi incroci di guantoni fra star lucidate a olio e in cui sberluccicano molte paillettes, alla fine vince anche lo sconfitto: l’incontro è di cassetta, la borsa è ricca, la gloria prevista. 
Farà comodo a loro, a entrambi, noi costituiremo l’adeguato contorno (venderemo i popcorn naturalmente), faremo il countdown, allestiremo la scenografia, coglieremo la drammaticità della commedia, particolareggeremo sulla preparazione, la tenuta agonistica, il colpo basso e il colpo di scena, e da casa i salviniani sbrodoleranno per Salvini e i renziani per Renzi. E intanto i due se la spasseranno alla nostre spalle, stabiliranno in perfetta intesa di suonarsele per bene, tanto i suonati alla lunga saremo noi, apparecchiatori del palco per i duellanti, dove si fonderà il bipolarismo moderno: eccoli i due campioni della competizione politica, tutti gli altri saranno ridotti a nanerottoli, i Di Maio, gli Zingaretti, le Meloni, pure Berlusconi definitivamente spettatore, Beppe Grillo nel suo etereo ed esoterico vai e vieni, tutti a bordo ring mentre sopra ci saranno i due Matteo (e vabbè, alla fine lo abbiamo scritto - i due Matteo - ma il copione prevede anche questo).
Rimane però un dubbio, mica da poco. D’accordo: uno dirà dell’altro che è il suo vero e mortale avversario, uno farà la cortesia all’altro di legittimarlo, ma in questi tempi di stupori volatili, in cui un evento dura un giorno o due, al massimo una settimana, che senso strategico può avere una finalissima fissata in mezzo al nulla? Non ci sono elezioni, primarie, né appuntamenti storici, tutto rischia di sembrare una prestigiosa amichevole estiva, e basta. Poi, certo, anche Rocky lo hanno fatto e rifatto fino al sesto episodio, e di Star Wars si è arrivati al nono, ci sarà il sequel pure di Renzi-Salvini, è sarà bellissimo, soltanto un po’ meno bello, un po’ meno epico, un po’ già visto, qualche ruga e qualche muffa in più, ma c’è niente da fare: la coppia non condivide soltanto il nome, ma pure quella fanciullesca smania di mangiarsi in cinque minuti l’intero vaso di caramelle.