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 2019  settembre 20 Venerdì calendario

Germania, espulsi profughi impacchettati

Il profugo irregolare, che martedì a Milano ha accoltellato un caporale alla stazione centrale, era tornato in Italia espulso dalla Germania. E qualcuno si indigna. I tedeschi non stati chiari nel metterci in guardia sulla pericolosità del giovane giunto in Europa dallo Yemen. E perché Berlino non l’ha rimandato direttamente al suo paese?Semplicemente perché l’espulsione sarebbe stata molto cara, più economico mandarlo in Italia, il primo paese a cui aveva chiesto asilo. E bisognerebbe anche leggere bene l’ultimo accordo, secondo cui la Francia e la Germania prenderebbero il 25% dei profughi che continuiamo ad accogliere. In tedesco leggo che Berlino prenderà un quarto di «quanti hanno diritto all’asilo». In media sono meno del 5%. In pratica potrebbero accettare l’1% dei profughi sbarcati a Lampedusa. Gli altri torneranno in Italia, e toccherà a noi l’espulsione. Se non la eseguiamo, come nel caso del giovane yemenita fuori di testa, per i tedeschi è colpa nostra. Spero di sbagliarmi.
La notizia non è nuova, per espellere i profughi i tedeschi ricorrono spesso alle maniere forti, li ammanettano, li legano, li sedano, li trasportano di peso sugli aerei. Ma ora il ministero degli interni comunica le cifre esatte, e il costo. Horst Seehofer, il falco della Große koalition, ha inasprito le regole, promettendo che quanti non hanno diritto all’asilo sarebbero stati rispediti a casa loro, al più presto. Non è affatto facile, la procedura fra ricorsi e appelli può durare anni, e alla fine il profugo rimane. In alcuni casi sono stati espulsi profughi che erano entrati illegalmente nel paese, ma nel frattempo si erano integrati, e avevano trovato un lavoro. A nulla sono servite le proteste dei datori di lavoro soddisfatti dei loro dipendenti «irregolari», ma indispensabili per la produzione. Seehofer ritiene che se si fa un’eccezione si invogliano altri ad arrivare nel paese.
La sua riforma è stata definita Hau-ab-Gesetz, come dire traducendo liberamente «la legge fuori dai piedi». Troppo brutale? La Germania è stata obbligata a riprendesi un profugo afghano fermato in treno al confine con l’Austria e rispedito in aereo in Grecia. E altri 26 profughi respinti in Grecia potrebbero tornare in Baviera.
Le espulsioni eseguite con la forza nei primi sei mesi dell’anno sono su per giù rimaste al livello del 2018, ma sono dieci volte di più rispetto al 2015. La Bundespolizei, la polizia federale, comunica che sono stati costretti a lasciare la Germania 11.496 flüchtlinge, fuggiaschi come vengono con più esattezza chiamati i migranti, contro i 23.617 espulsi durante il 2018. In totale a fine giugno erano 55.600 gli stranieri in attesa di espulsione, ottocento in più rispetto al primo gennaio, cioè tutti quelli che non hanno ottenuto neanche lo status di geduldet, di tollerati. Probabilmente, ammette il ministero degli interni, il numero reale è inferiore, perché molti stranieri partono di loro volontà senza avvisare le autorità.
La maggioranza parte senza opporre resistenza. Nel primo semestre i casi in cui la polizia è dovuta intervenire con la forza sono 1.289. E in altri 869 casi si è dovuto rinunciare all’espulsione, 79 per motivi di salute, e 10 perché i profughi hanno tentato il suicidio. Non si precisa la nazionalità degli espulsi, ma la maggioranza proviene dal Maghreb, dal Marocco, dalla Tunisia, dall’Algeria, paesi considerati sicuri.
Sono molto costose le espulsioni verso paesi non europei o non nordafricani. Il 13 giugno, 34 pachistani sono stati espulsi con un volo in partenza dall’aeroporto berlinese di Schönefeld, scortati da ben 75 agenti federali. Il costo dell’operazione è stato di 380 mila euro, più di diecimila euro per ogni profugo.
La deputata Ursula Jelpke, 68 anni, della Linke, il partito dell’estrema sinistra, ha protestato per il modo brutale con cui «esseri umani che hanno cercato aiuto nel nostro paese» vengono espulsi con la forza. La Bundespolizei risponde che manette, legacci e sedativi sono impiegati solo in casi particolari, quando ogni altro tentativo di convincere i profughi a rispettare l’ordine di espulsione è fallito. Gli agenti aggrediti dagli stranieri nel 2018 sono stati 184, e di questi 71 hanno riportato ferite.