ItaliaOggi, 20 settembre 2019
Periscopio
Molte frustrazioni hanno motivi futili: fru-fru. Dino Basili. Uffa News.Per mia figlia vorrei un altro mondo, diverso da questo, da questo schifo che ci circonda: in Italia non so se è come in Francia, ma qui è l’orrore. Alain Delon, attore francese. Arianna Finos. (La Repubblica).
Al banchetto nuziale con mia madre, Marina, mio padre portò un vino segreto, 120 bottiglie di Ferrari Rosé. Il test con i 120 invitati andò bene, e quel vino è stato subito dopo messo sul mercato. Camilla Lunelli, responsabile comunicazione di Cantine Ferrari. (Luciano Ferraro). Corsera.
A volte, nella vita, manca quella volontà e quell’energia necessarie a combattere le forze negative che si manifestano dentro di noi. Gli esempi drammatici sono le guerre, i ridicoli conflitti di campanile, le lotte a volte violente fra tifoserie. Enrico Intra, jazzista milanese. (Luca Pavanel). Il Giornale.
Non sono mai stato tentato dalla sindrome di Starbucks dalla quale sono affetti altri musei: quella di aprire altre succursali per il mondo, perché per me è importante sottolineare quanto la nostra identità sia legata a New York. Glenn Lowry, direttore del Moma di New York. (Francesco Bonami). La Repubblica.
Immaginando il bene dell’Italia all’opposto degli elettori, Sergio Mattarella ignora la loro volontà e impone la sua visione. Si comporta come se fosse un docente di fronte a una scolaresca immatura e trasforma il Quirinale nella nostra nursery. Quando, il 4 marzo 2018, le urne coronarono il centrodestra, rifiutò di dare alla coalizione Lega-Fi-Fdi l’incarico di formare il governo. «Non ha i numeri in Aula», sentenziò il Capo dello Stato, conteggiando col pallottoliere. Ma anticipava un insuccesso tutto da verificare nella concretezza della dialettica parlamentare. Preferì a un governo omogeneo, ma sgradito al suo cuore di sinistra, il lambicco dell’alleanza gialloblu. Giancarlo Perna. La Verità.
Nell’esercizio della difesa del suo ruolo di «partito costituzionale» il Pd ha costantemente bisogno di trasformare il fondamento di quell’ordine, cioè la Costituzione, in un intangibile feticcio, nel non plus ultra della Carta del Buon Governo Democratico, e insieme, naturalmente, di enfatizzarne l’ispirazione «antifascista». Non per altro che per avere la possibilità di immaginare questa sotto la sempre risorgente minaccia della «Destra», in un clima perenne di «emergenza democratica». Ernesto Galli della Loggia, storico. Corsera.
Rimase da noi, nella residenza nordafricana, anche Margaret d’Inghilterra. Antipatica, certo, ma lì era contenta, si era appena sposata con quel Tony Armstrong- Jones. Gayssimo anche lui? «Mah no, medio, un po’ come tutti gli inglesi: poi si è risposato, ha avuto tante donne». Marina Cicogna. (Michele Masneri). Il Foglio.
Sei diventata troppo milanese. A Roma non usa. A Roma se qualcuno ci guadagna pare brutto. Si okkupa piuttosto. Oppure si blocca tutto. Trovi un capitello, i resti della Metro C... Bisogna semplificare le regole, anche per rigenerare. Qui a Milano per esempio hanno fatto un meccanismo per demolire le opere incompiute. Anche se hai fatto solo le fondamenta, viene considerato come se fosse un edificio vero e proprio. Se hai un’opera incompiuta e la demolisci e ricostruisci hai diritto a un aumento di cubatura del 30%. Se la demolisci e basta mantieni il permesso a costruire. Se non fai niente perdi il diritto a costruire. Lorenza Baroncelli, direttrice della Triennale di Milano. (Michele Masneri). Il Foglio.
Leonardo lavorava in una bottega, come quella del Clos-Lucé visitata da Macron e Mattarella. La bottega è un’idea rinascimentale che appartiene a quasi tutta l’Europa. È quel luogo magico in cui impari facendo. Ai ragazzi dico: non aspettate che qualcuno vi dia, prendete, rubate quel che vi serve. L’arte del fare è saccheggio. Non c’è niente di male. L’importante è prendere per poi restituire. La bottega di Leonardo è ancora più moderna nel mondo virtuale perché è importante vedere, toccare, sperimentare. Renzo Piano, architetto. (Anais Ginori). La Repubblica.
La gente ha così profondamente amato Pavarotti perché, come Karajan, anche Luciano è stato un personaggio mediatico. La sua voce è stata eccezionale perché oltre alla tecnica trasmetteva qualcosa di vero. Leone Magiera, maestro di Luciano Pavarotti. (Antonio Gnoli). La Repubblica.
Mio padre, medico, era fermamente convinto dell’importanza dell’educazione musicale. Aveva una grande cultura dell’opera. E a tre anni mi portò al Petruzzelli di Bari a vedere l’Aida. Poi a sette anni, il giorno di San Nicola, quando a Molfetta si ricevono i regali, mi ritrovai un violino. E l’ho odiato, perché speravo di trovare un fucile di legno a tappi, caramelle, altri giocattoli. All’inizio, per me, lo studio della musica è stato tutt’altro che un divertimento. Non la vissi come una punizione no, ma una sorta di extra lavoro. Poi le cose piano piano cambiarono. Fu decisivo l’incontro con Nino Rota, il famoso compositore delle musiche dei film di Fellini e Visconti. Mi sentì suonare il pianoforte e disse: «Questo ragazzone ha il talento per fare il musicista». Era il 1956, a Bari. Ma mio padre era inflessibile: non permise mai di abbandonare gli studi ordinari per quelli musicali. Il che significò per me, sa cosa?, al mattino scuola normale e al pomeriggio Conservatorio Piccinni di Bari. Fin da allora, dunque, una vita di lavoro, con insegnanti severissimi. Poi a Napoli, dove mi sono diplomato in pianoforte e infine a Milano, dove sono diventato direttore d’orchestra. Riccardo Muti. (Pietro Visconti). Libertà.
Conosco bene le due sorelle Bucci, scampate ai folli esperimenti del dottor Mengele. Dopo la guerra, la moglie di Mengele visse a Merano. Lui riparò in Sudamerica con la cognata. Simon Wiesenthal, il cacciatore di criminali che in Argentina fece catturare Adolf Eichmann, poi impiccato in Israele, mi rivelò che in due occasioni mancò per un soffio di acciuffare Mengele, la prima volta in un albergo di Milano, la seconda in Alto Adige. Marcello Pezzetti, direttore del nascente Museo della Shoah di Roma. (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Spingono, nella nautica, i mercati maturi... Proprio quelli crollati nel 2009 sono tornati in gran forza. Soffrono, invece, gli emergenti, quelli che anni fa salvarono la nautica dalla crisi. La Russia sta tornando però. Stiamo a vedere. Massimo Perotti, a.d. di Sanlorenzo, numero uno al mondo delle imbarcazioni oltre i 30 metri. (Piera Anna Franini). Il Giornale.
L’aldilà non riesco a immaginarlo se non mutatis mutandis, come un altro aldiquà. Roberto Gervaso. Il Messaggero.