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 2019  settembre 20 Venerdì calendario

Il libro più letto è di una che si vanta di non aver mai letto un libro

In cima alla classifica dei libri una che non ha mai letto un libro ma se n’è fatto scrivere uno nel quale racconta di corna e di amplessi, la pornografia soft che va bene su tutto, inaugurata da Melissa P, una che crescendo si è subito persa. Ora abbiamo questa Giulia De Lellis, di professione influencer che sarebbe l’antica arte dell’imbonimento, oggi in versione tecnologica. Ma tira: i suoi lettori non sono lettori, sono gente dedita all’antico piacere onanistico che nelle cronache del talamo trovano di che sognare e invidiare.
De Lellis, non per caso, è finita anche all’università, exibitio magistralis del vuoto, e di lì al festival del Cinema di Venezia, a conferma che ormai tutto è pubblicità e la pubblicità ha divorato non solo ogni decenza ma anche ogni ragione; ha anche condotto un programma in televisione, immancabilmente di libri, rimossa alla prima puntata non per vergogna ma per insufficienza di ascolti: il pubblico di Giulia la preferisce più in lingerie che in biblioteca.
Le influencer fanno libri, i festival e i premi letterari puttaneschi si moltiplicano e i libri non si vendono: il cerchio non sarà perfetto, ma provvede la basilare De Lellis a chiuderlo: «Con le vendite del suo libro paghiamo gli altri libri». Ma sono libri simili, per cui la gente non li legge, non li compra: bastano mille copie per diventare best seller. Il resto della compagnia cantante, in effetti, non è molto diverso: influencer del sottogiornalismo gossipparo da Ballando con le stelle, nullologhi, professorini in fregola stalinista leninista come tale Raimo, fumettari alla Zerocalcare, cuochi da centro sociale. Oppure la insopportabile alluvione di libercoli sulla mafia, su Carola, sul socialismo sudamericano di Bergoglio, sull’affarismo moralistico dei preti sociali, su una disturbata che parla di salvare il pianeta ma lo naviga sui panfili ecologici dei petrolieri.
Ecco, questa Greta è l’epitome, il culmine di una stagione storica che ha perduto ragione e sentimento: la peggiore truffa di tutti i tempi, una ragazzina squinternata che incontra i cosiddetti potenti della Terra, tutti contenti di farsi apostrofare. Ed è chiaro che non se ne curano, che sanno cosa è questa, sanno il potere della pubblicità anche negativa, ma è lo stesso uno spettacolo angosciante e deprimente, buon ultimo il fallimentare ex presidente Barack Obama anche lui al cospetto di un pupazzetto con le treccine radiocomandate.
La pubblicità detta le sue regole, ma non come prima. Non si accontenta più di influire, di orientare i consumi, di determinare i gusti, ha sconfinato nell’etica, stabilisce gerarchie di valori e li piega al dio soldo, il che ha una sua logica nella scomparsa totale della logica. Con la copertura virtuosa del salvataggio dell’Amazzonia, dell’Africa. Anche di Giulia De Lellis, o di Chiara Ferragni, come di Greta, dicono: ma è un modello per i giovani, li sensibilizza, li fa pensare. E sanno di mentire, sanno che sono solo icone del culto del soldo, che vengono invitate negli arenghi e gli atenei in funzione del giro di affari che possono scatenare.
Ma va bene così, nel vuoto di ragione e sentimento. E chi ha qualcosa da obiettare, chi ancora si ostina a non bersela, passa in fama di rosicone, che però è sempre meglio di nazista.