ItaliaOggi, 20 settembre 2019
La statua di D’Annunzio a Trieste Ok l’idea, ma non la realizzazione
Collocata a Trieste la scorsa settimana, nel giorno che ricordava la sua impresa a Fiume, la statua di D’Annunzio ha scatenato le proteste della Croazia, alla quale ora appartiene la città di Rieka. Una protesta fuori luogo, visto che Gabriele è italiano, ha combattuto eroicamente il secolo scorso per l’Italia e meritava di essere ricordato. Al punto che un intellettuale di destra come Giordano Bruno Guerri e uno di sinistra come Claudio Magris hanno approvato la decisione.Quel 12 settembre 1919, quando D’Annunzio occupò Fiume con i suoi 2.500 legionari e fece nascere la Repubblica del Quarnaro, la città era un misto di italiani e croati: i primi, in maggioranza nel centro cittadino, i secondi più numerosi nella campagna e nel territorio. Il Poeta fece della città un modello del tutto nuovo, che ha anticipato tutti gli archetipi della contestazione degli anni Sessanta: fantasia e stravaganza al potere, sesso libero e onnivoro, libertà e trasgressività.
Una mescolanza di democrazia e stato forte, di capitalismo e lavoro, di proprietà privata e assistenza pubblica, senza alcuna distinzione di razza, lingua o religione. Fiume dal 1924 al 1947 appartenne all’Italia, che la italianizzò fortemente come capoluogo di provincia. L’occupazione iugoslava porterà la quasi totalità della popolazione italiana a lasciare Fiume, dove oggi ne vive una minoranza di 2.400 persone.
I rapporti fra Italia e Croazia sono molto buoni e questo piccolo «incidente» sarà presto dimenticato. Il sindaco di Trieste, del centrodestra, Roberto Dipiazza, e il governatore del Friuli, Massimiliano Fedriga della Lega, avevano ogni diritto di far erigere una statua a un personaggio così multiforme, che fu soprattutto un grandissimo poeta.
Ma l’occasione si è tradotta in un obbrobrio. Il costo della statua è di 18 mila euro, cosa normalissima e anche modesta. È stata commissionata a uno scultore bergamasco di buona fama, Alessandro Verdi, di cui non intendo certo negare le qualità. Ma era difficile raffigurare D’Annunzio con un monumento cosi banale e ridicolo.
Che trascura del Vate sia la poesia, sia le imprese eroiche. Il poeta è seduto, le gambe accavallate, su un muretto, con una pedana sotto i piedi, come un pensionato, con una mano tiene un libro che legge, mentre con l’altro gomito si appoggia su una pila di libri. Molto urta il buon gusto il colore della statua: color giallo cacchetta.
Non pochi cittadini di Trieste hanno commentato che sarebbe stato meglio, quella statua, «gettarla nel Fiume». Forse sarà, come ha scritto Sgarbi, «un onore per l’Italia». Ma non certo per l’arte.