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 2019  settembre 19 Giovedì calendario

Intervista a Platinette, che si è messa a dieta

Mauro Coruzzi, in arte Platinette, ha annunciato da Marco Liorni, su Raiuno, che quest’anno non andrà a Italia sì! perché deve curarsi da «una patologia vera: il mangiare compulsivo». 
Mauro, che succede?
«Che a 64 anni non posso più rimandare l’appuntamento con me stesso. Ormai, per scendere la scala di quello studio, mi poggiavo al corrimano, claudicante come se avessi sulle spalle un altro uomo di cento chili. Nell’ultima puntata, a giugno, ho colto l’apprensione nello sguardo di Rita dalla Chiesa, che era lì, e ho provato vergogna. Così, ho avviato un percorso e ho capito che per guarire non devo essere bulimico di lavoro». 
Che c’entra la bulimia da lavoro?
«Ho un programma quotidiano su Rtl 102.5, due rubriche su Di Più e Di Più Tv, e non posso fare Milano-Roma tutti i sabato, cenare male in treno, poi morire di domenica e resuscitare il lunedì, per 38 settimane di seguito. Parteciperò, invece, a un’altra trasmissione, molto più breve, di cui non posso ancora dire. La verità è che la fame di lavoro serve a nascondere a me stesso il fatto che a casa non c’è nessuno che mi aspetti. Evito il tempo libero per non dirmi che mi manca un affetto».
Da quando è così?
«Da quando il primo fidanzato, che come me aveva anche una ragazza, mi scaraventò dal Maggiolino urlando: io non sono come te. Era l’estate della maturità, misi 50 chili. Da lì, ragazzino, iniziai con la radio a Parma, ho fatto l’autore radio e tv, ho creato Platinette, sono arrivati il cinema da Francesco Nuti a Ozpetek, la musica e un Festival di Sanremo. Ieri ho ricevuto un messaggio da Patty Pravo, fu a lei che feci la prima intervista nel ‘75: 45 anni di amicizia, mi sono commosso».
Perché si è commosso?
«Ero giovane, ero suo fan e mi ritrovo a casa sua, emozionatissimo... E poi l’ho rivista tanto, siamo stati insieme in America... Nel messaggio mi fa: ho saputo del tuo problema, chiamami che vorrei darti dei consigli. Ho pianto come un cretino. Ho pianto perché ho l’orgoglio di aver frequentato i miti della mia gioventù, perché ho fatto uno spot con Mina e mi tremavano le gambe. Sono amico di sua figlia Benedetta e Mina che mi racconta come fa la torta fritta col salame è un ricordo di risate memorabili. Però, poi, vai a casa, senti di non valere niente, abbracci il cuscino, di notte ti fai mezzo chilo di pasta con mezzo chilo di salsa e un litro di cola. Il risultato è che sei sempre più grasso e che amore trovi così grasso?».
Lei che amori ha trovato?
«Da anni, non ho una storia. Ho la paranoia di non piacere, del “vengono con me perché sono famoso”. E ne ho altre. Il chirurgo, quattro anni insieme, amava i grassi e io: se dimagrisco, non mi vuoi più e il resto che sono non conta? In realtà, non potevo credere di stare con un bell’uomo. Dopo si è sposato con una donna. Grassa. Tutti quelli che vengono con me sono ufficialmente etero».
Lo amava?
«“Amore” non so che voglia dire. Amavo le sue sette telefonate affettuose al giorno, ma ero talmente impaurito che finisse che mi facevo la corazza e pensavo: gli piacciono ciccioni per rimarcare quanto è bello lui. Ci siamo lasciati male, ma, dopo, mi ha salvato la vita. A Modena, stavo per fare un bypass intestinale, un intervento ormai in disuso per via di complicazioni anche mortali. Mi ha detto: sei scemo. E io sono scappato di notte dall’ospedale».
Altri tentativi falliti?
«Nel 2015 misi il palloncino gastrico per preparare Ballando con le stelle. Poi ho ripreso il vizio come il tossico che ci ricasca. Un anno dopo ero i 175 chili di prima e ne ho messi altri, non so quanti. Ora dalla nutrizionista mi faccio dire solo se ho perso».
E quanto ha perso?
«Da fine luglio, 25 chili. E ho perso il gusto dell’abbuffata. Sono rimasto a Milano tutta l’estate, solo come una bestia, a fare i conti con me stesso, a dirmi che dovevo seguire regole precise, come la cena entro le 21: cose incompatibili col tanto lavoro. Ho iniziato con la dieta liquida, ora ne seguo una solida, personalizzata, e vedo una psichiatra».
E ha capito dove nasce la fame d’amore?
«Da una madre molto affettuosa, venuta dalla fame della guerra, che a me bimbo, magrino magrino, diceva: mangia, mangia. Il suo amore era talmente incondizionato che non mi ha chiesto mai se ero gay o cosa: trovava dei collant nascosti, li lavava e li metteva nel cassetto con i calzini senza dire né A né B. Con lei, non ho mai sentito il giudizio, però l’amore assoluto che ho sentito è diventato il killer di ogni altro amore. In cuor mio, ho sempre fatto confronti fra lei e i tre uomini importanti che ho avuto: il chirurgo, un giornalista, un cantante». 
Adesso, come sta?
«Come in una guerra che non ho la sicurezza di vincere. E allora non guardo troppo lontano, ma solo a questa prima battaglia per garantirmi 5 o 6 anni di vita decente».