Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  settembre 18 Mercoledì calendario

All’asta i disegni di Pietro Pacciani

C’è la mostra del «mostro» ed è subito polemica. A Venezia venerdì pomeriggio vanno all’asta 150 copie di disegni realizzati in carcere da Pietro Pacciani, alcuni con firma autografa, altri con l’impronta digitale del contadino toscano sospettato, condannato, assolto e morto prima di un nuovo processo stabilito dalla Cassazione per accertare se sia stato lui o meno a commettere una serie di omicidi sulle colline toscane. I proventi dell’asta organizzata da Venice Faktory sarebbero dovuti finire all’ospedale Pediatrico Meyer di Firenze. Ma il nosocomio giura di non essere stato contattato e ieri pomeriggio con una nota inviata dalla Fondazione Meyer a Venice Factory, diffida da ogni coinvolgimento: «E’ una attività che non riteniamo essere in linea con i valori etici fondanti la nostra attività».
Federica Palmarin, la curatrice della mostra non se ne preoccupa: «Se la Fondazione Meyer non vuole i nostri soldi ci rivolgeremo ad un altro ente benefico. Non abbiamo ancora deciso la base d’asta. Non sappiamo quanti soldi raccoglieremo». Sul valore artistico delle opere la responsabile di Venice Faktory non ha dubbi: «Sono ritratti, paesaggi, figure di animali. È come se ci fosse una scuola dei dipinti in carcere, lo stile è quello».
Sulla copertina del catalogo dell’asta evento che si inaugura venerdì alle 19 a Santa Croce 901/A Venezia-Rio Marin appare un autoritratto di Pietro Pacciani con la scritta «Il povero Cristo». Se non fossero firmati da lui sarebbe difficile definirli capolavori. Ma nella presentazione dell’iniziativa non si risparmiano gli aggettivi: «I suoi disegni sono giocosi, fantasiosi, caricaturistici e poetici. L’impulso è di ricollocarli oggi dove c’è la possibilità di dare risalto a questa pop art rifiutata, un arte che, per il suo periodo storico, non ha avuto la giusta attenzione per via dell’ostacolo morale e della dialettica sociale». Davide Canella, l’investigatore che faceva parte del team difensivo di Pietro Pacciani, proprietario delle 11 opere che sono state replicate per essere messe all’asta, ne fa invece una questione legata a una promessa: «Quando era ancora in vita Pacciani mi disse che voleva farne una mostra e che i proventi andassero a un istituto che si occupa di bambini. Se la Fondazione Meyer non vuole li daremo ad altri. Gli originali invece li tengo io, fanno oramai parte della mia vita».