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 2019  settembre 18 Mercoledì calendario

Periscopio

Un padre nobile è decisamente no-bile. Dino Basili. Uffa news.
Farei amabilmente rimarcare agli uomini politici che mi prendono per un pagliaccio che non sono io che ho cominciato. Coluche, Pensées et anecdotes. Le Livre de poche, 1995.
D’estate alle sei il sole è già alto, i binari verso Firenze sono lucidi di sudore. Walter Siti, Il dio impossibile. Rizzoli, 2014.
La caduta di Mussolini, nel luglio del 1943, fu determinata dalla sconfitta militare. Non avvenne per opera dell’antifascismo organizzato. E non dipese neppure da un anelito dei cittadini alla libertà e alla democrazia. La grande maggioranza degli italiani, che durante il regime avevano assicurato il consenso a Mussolini, glielo rifiutarono nel 1943 perché il progetto di una guerra breve e vittoriosa si era dimostrato un inganno. Piero Melograni, Dieci perché sulla Repubblica. Rizzoli, 1994.
Tutto quello che noi occidentali abbiamo così duramente conquistato nel corso della storia, ossia l’affermazione di un’etica scissa dal sacro, è incompatibile con la visione del mondo dei musulmani. Noi non dobbiamo imporre a loro la nostra visione: è una cosa che abbiamo fatto in passato ed era una violenza gravissima. Ma proprio perché sappiamo bene a quali irrimediabili conflitti si va incontro, abbiamo il dovere e il diritto di prevenirli. Ida Magli e Giordano Bruno Guerri, Per una rivoluzione italiana. Bompiani, 2017 (prima edizione Baldini&Castoldi, 1996).
Dei tre figlioli Boeri, Tito fu l’unico a dare qualche cruccio. Erano tutti extraparlamentari e occupatori di licei. Ma, varcata la porta di casa, il carnevale cessava di fronte al maggiordomo in polpe che serviva a tavola. I due maggiori imboccarono subito la loro strada. Sandro, il giornalista, ha fondato e diretto Focus, versione italiana. L’architetto, Stefano, progettista dello stranoto «Bosco verticale», è da lustri un telamone della sinistra milanese, tanto che il Pd lo candidò sindaco nel 2011. Ma prese una scoppola dall’allora vendoliano Giuliano Pisapia. Giancarlo Perna, saggista politico. La Verità.
Raul Gardini era un uomo straordinario. Aveva una visione così chiara del mercato che si dimenticava dei tempi. Voleva che le cose fossero fatte per ieri. Fu il primo a parlare di auto elettrica, biomasse, energie alternative. Il mondo era il nostro giardino di casa. Fosse ancora vivo, oggi costringerebbe l’Italia a ridiscutere Maastricht, le quote, tutto. Carlo Sama, imprenditore. (Stefano Lorenzetto). Corsera.
La mia infanzia non mi ha privato di nulla: avevo l’essenziale, che per me era tutto. A volte, soprattutto a scuola, sentivo una certa emarginazione. Le medie che feci a Lecco erano frequentate soprattutto da figli della borghesia. Ma ciò mi diede la forza di reagire. Fu come una sfida all’esistente che incanalò positivamente le mie energie. Se oggi mi guardo indietro vedo la compresenza del gusto della sfida e di una certa timidezza, con un pizzico di ansietà. Angelo Scola, cardinale emerito. (Antonio Gnoli). la Repubblica.
La scena madre, che solo un nuovo Wolfe o un Arbasino di passaggio avrebbe saputo descrivere con la compassata ferocia stilistica del caso, potemmo vederla a maggio, quando Barbara D’Urso, in abito bianco abbagliante su divano ancora più bianco, dichiarò «Io sono una del popolo» davanti a Di Maio che aveva appena mascariato il presidente. Guido Vitiello. Il Foglio.
Ravenna è la città italiana dove ogni spettacolo di prosa registra almeno dieci repliche. Per Proietti ormai è un’abitudine: ogni stagione debutta qui. Pubblico giovane, oppure anziano, trasmigrato dalla commedia dialettale. Simona, una studentessa, dice che il cinquanta per cento delle sue amiche non capisce niente di Brecht e viene a teatro per sfoggiare il golf di Coveri o l’abito a mongolfiera di Kenzo, vedi più pellicce di leopardo all’uscita dell’Alighieri che al tempo delle uova marce alla Scala, solo che le uova non usano più. Ma il libraio Lapucci ripete: sfoggiate, sfoggiate, qualcosa resterà (di Shakespeare o di Ionesco). Luca Goldoni, Viaggio in provincia. Mondadori, 1984.
Giornalista sindacale – Ha fatto dei solidi studi. Dopo i quali è passato direttamente dagli anfiteatri universitari alla lotta di classe. Egli deve spesso realizzare un bell’esercizio di equilibrio tra un rappresentante del grande patronato che è il suo azionista principale e i leader sindacali che costituiscono la sua fonte di informazione. Sta sulle braci quando le fabbriche chiudono e le società depositano i loro bilanci. Ma egli non ignora che più si licenzierà in Francia e più il suo impiego personale sarà garantito. Philippe Bouvard, Je crois me souvenir... J’ai lu, 2013.
In riva ai laghi lombardi ci si scarica di quel plus elettrico e misterioso che rende sovente gli uomini molti simili alle pecore matte. Io l’ho scoperto a Lezzeno, quando si è sposato il Togn. La sposa è rimasta con le altre squaw sotto la pergola, gli uomini si sono sfidati a bocce: io versavo ottimo champagne nei rozzi litri degli antenati e ne vendicavo la sete bocciando sempre peggio. Gianni Brera, L’Arcimatto. Longanesi, 1978.
Dietro alle confraternite degli incappucciati ne venivano delle altre, di uomini che si mostravano a viso scoperto, e poi venivano le suore, e i seminaristi, e le pie donne: tutte vestite di nero e tutte in lacrime, portando la statua della Madonna Addolorata e una bara vuota che si chiamava «il Cristo Morto». Dietro la bara, cantando il Miserere, venivano gli ordini religiosi, e i preti secolari, e i canonici dei due capitoli, quello di San Gaudenzio e quello del Duomo, e i vicari del vescovo, e il vescovo e le autorità civili, e gli ufficiali e i soldati e la folla con i lumi... Sebastiano Vassalli, La chimera. Rizzoli, 2014.
La vecchia Musch consegna a Hugo il suo mastino che aveva già leccato il latte, consumato il miele, rifiutato le uova fritte e ora andava portato a spasso per potersi alleggerire dei suoi bisogni canini agli angoli delle bancarelle, contro le macchine in sosta e i tram fermi, oltre che per ravvivare il suo olfatto ormai esausto. Evidentemente solo Hugo era capace di dare il suo giusto valore alla complessa psicologia di quel cane. Heinrich Böll, Biliardo alle nove e mezzo. Mondadori, 1959.
Ogni sera, dopo il tramonto, le vie di uscita del ghetto venivano sbarrate da catene e agli ebrei era proibito allontanarsi dal quartiere prima dell’alba. Chiusi nel ghetto, trascorrevano le serate leggendo, pregando, cucinando. Giuseppe Pederiali, Padania felix. Diabasis, 1985.
Non c’è sole, ci sono nuvole. E nel mio animo solo penombre. Roberto Gervaso. Il Messaggero.