18 settembre 2019
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Biografia di Jeremy Irons
Jeremy Irons, nato a Cowes, sull’isola di Wight, nella Manica, di fronte dalle coste inglesi, il 19 settembre del 1948 (71 anni). Attore. «Uno dei pochi a essersi aggiudicato i tre massimi premi delle performing arts, le cosiddette “tre corone”: Oscar per il cinema, Tony Award per il teatro ed Emmy Award per la televisione» (Anna Maria Pasetti, 10/4/2019) • Ha recitato in 28 spettacoli teatrali, un cortometraggio, 52 pellicole per il cinema e in una ventina di sceneggiati o film per la televisione. Ha prestato la voce a una dozzina tra documentari, cartoni animati e film d’animazione (ha doppiato, tra gli altri, Scar nel Re Leone del 1994 e lo straccio parlante usato dal barista Boe Szyslak per pulire il bancone in un episodio dei Simpson) • «Senza particolari eccessi da irraggiungibile star, Irons sembra incarnare il carisma british per eccellenza. Il resto del mix del suo successo lo fanno i personaggi seducenti e travagliati che ha interpretato sul grande schermo» (Leda Balzarotti, Io Donna, 19/9/2018) • «Detesto l’ipocrisia: non credo nei buoni e nei cattivi, tanto che scelgo perlopiù di interpretare personaggi pieni di ombre, ambigui, complessi» (a Lavinia Rittatori, Donna Moderna, 7/2/2007) • Secondo la rivista People with Money’s è l’attore più danaroso di Hollywood (citato dal Foglio nel 2014) • «Recita come un dio e vive come un principe» (Rittatori).
La vita «“Qual è il suo primo ricordo? Sono nel mio passeggino e mi stanno portando in giro per un campo di golf per la passeggiata quotidiana» (Rosanna Greenstreet, The Guardian, 6/1/2007) • Ultimo di tre figli. Sua madre è casalinga. «Suo padre è un contabile che gli impone una rigida educazione» (Rittatori) • «L’isola di Wight è all’origine della mia insularità, certo. Ma se spesso ho bisogno di restare con me stesso – andare a vela da solo, fare lunghe cavalcate, andare in moto o in giro coi cani – è anche per via della mia infanzia difficile. I miei genitori mi mandarono in collegio, come fanno molti in Inghilterra. Ma io ci andai a sette anni: troppo presto, il distacco dalla famiglia fu traumatico. Pian piano ho imparato a farcela da solo, ma sono anche divenuto un solitario» (Massimo Gaggi, Style, 2015) • A 13 anni lo mandano in un college – rigorosamente maschile – del Dorset, pieno di figli di famiglie che ambivano a entrare nella middle class. Impara ad andare a cavallo. «Sono cresciuto tra ragazzi […] che non hanno mai potuto fare quello che volevano. Ma io non sono il primogenito e la cosa ha aiutato» (a Tara Brady, Irish Times, 2018) • Sono gli anni dei Beatles, e Irons vorrebbe fare il batterista: dopo la scuola, suona in una rock band. «Il bassista aveva un certo successo con il pubblico femminile [...] Io invece non avevo neanche mai parlato con una ragazza: ero un incompetente assoluto in quel campo”» (Ruth La Ferla, New York Times, 7/12/2016) • «“Sa che la prima intervista della mia vita l’ho data proprio al Corriere della Sera quando avevo 16 anni?” Faceva già film a 16 anni? “Macché, andavo coi miei amici inglesi a scoprire l’Europa. Avevamo pochi soldi, cercavamo di mantenerci suonando. Eravamo piuttosto bravi e un giorno, mentre ci esibivamo nella Galleria Umberto di Napoli, arrivò un giornalista del Corriere che fece un pezzo sulla nostra storia”» (Gaggi) • «Da ragazzo, una volta, pensò di unirsi a un circo. “Ma gironzolando sul retro dei tendoni, una notte, scoprii che chi lavora per il circo, a quanto pare, dorme in una specie di cabina letto con quattro cuccette” racconta. “Ho pensato ‘Sono troppo middle class per questo’”» (La Ferla) • «Come ha scelto di diventare attore? “Non è stata una decisione razionale. Dopo essere stato educato in modo molto tradizionale, mi sembrava che il mondo fosse di una noia mortale. Così sono diventato una specie di zingaro: suonavo la chitarra e stavo ore con gli amici a parlare davanti al fuoco. Ho fatto mille lavoretti finché mi è capitato di salire sul palcoscenico […] Avrei anche potuto fare il veterinario: mi piacciono molto gli animali. O l’architetto: sono affascinato dagli spazi e dalla forma degli edifici”» (Rittatori) • Dopo il diploma, va a Londra. Lavora per un’associazione di beneficienza gestita da due preti. Nel tempo libero suona fuori dai cinema del West End. Poi, un giorno, vede un annuncio sul giornale. «Offriva lavoro come assistente di palcoscenico in un teatro di Canterbury. Si trattava più che altro di preparare gli arredi scenici e spostare la scenografia, ma fu lì che imparò ad amare il teatro» (Chloe Fox, The Telegraph, 13/3/2008) • Fa domanda per varie scuole di recitazione e viene ammesso a quella dell’Old Vic Theatre di Bristol, fondata nel 1946 da Laurence Olivier e considerata una delle più prestigiose del mondo • «Ho lavorato con John Gielgud e Laurence Olivier e me la facevo sotto. Ricordo che in una scena di Ritorno a Brideshead io avevo la maggior parte delle battute e mentre provavamo, Olivier mi osservava, studiando il modo in cui riuscire a fare una figura migliore di me. Ho pensato all’insicurezza di noi attori, che non scompare mai: siamo come bambini, abbiamo sempre il bisogno di trovare l’approvazione del pubblico» (Marco Consoli, L’Espresso, 8/6/2016) • Per potersi permettere la scuola, Irons lavora come assistente, musicista di strada, scenografo, cameriere e giardiniere. «Qual è il lavoro peggiore che abbia mai fatto? Riempire sacchi di letame» (Greenstreet) • Debutta a 21 anni, nel 1969, come Florizel principe di Boemia nel Racconto d’Inverno. «Sono convinto che se si impara a recitare Shakespeare si può recitare qualunque cosa. C’è più materiale nel suo lavoro che in quello di qualsiasi altro scrittore mai esistito. Ha trattato ogni umana condizione e riesce ancora oggi a comunicare con il pubblico. Compito dell’attore è proprio questo: rapportarsi al suo linguaggio e renderlo contemporaneo. Questa è tecnica. È un compito rischioso ma esaltante, perché con Shakespeare si può scavare in un’enorme area dei sentimenti umani, per questo ogni messa in scena di una sua tragedia è diversa dall’altra» (Alessandra Mammì, L’Espresso, 27/1/2005) • In quello stesso anno sposa Julie Hallam, una compagna di studi, ma i due divorziano dopo solo undici mesi • «Ora lo ammette: […] lei lo lasciò perché era “noiosissimo”» (The Telegraph, 10/12/2001) • «Irons ricorda di non essere stato, da giovane, un attore particolarmente brillante […] e che lo interessavano molte cose fuori dal teatro. “Compravo mobili all’asta e li rielaboravo [uno dei suoi mobili, che ancora possiede, è una poltrona costruita incollando un cuscino sul vaso di un gabinetto, ndr]. Facevo anche compravendita di vecchie stampe teatrali” sorride. “Molti credevano che sarei finito a fare l’antiquario, credo”. Ma deve essere stato più ambizioso di quanto lascia supporre, perché dopo il diploma si trasferì subito a Londra per cercare lavoro» (Fox) • Ha successo: la sua grande occasione arriva nel 1971, quando viene ingaggiato come Giovanni Battista nel musical rock Godspell. Nel teatro vicino al suo lavora Sinead Cusack, già famosa per essere la figlia dell’attore Cyril Cusack e l’ex fidanzata del calciatore George Best • «Un mio amico […] aveva sposato una ragazza irlandese […] e ricordo di aver pensato: ecco di cosa ho bisogno nella vita, ho bisogno di un pizzico di spirito celtico, perché sono molto freddo e anglosassone. E così, quando ho incontrato Sinead ho pensato: ci siamo!». La coppia si sposa nel 1978 • «Nel 1980 Irons esordisce al cinema in Nijinsky di Herbert Ross e l’anno successivo è già protagonista de La donna del tenente francese di Karel Reisz […] accanto alla lanciatissima Meryl Streep» (Balzarotti). «Il cinema le è venuto naturale? “No, ero troppo teatrale. Esageravo, proiettavo la voce. Fu Meryl Streep a insegnarmi: ‘Non puoi voltare le spalle alla macchina da presa, devi considerarla la tua amante, flirta con lei’”» (Michela Tamburrino, 17/12/2017, Il Secolo XIX) • «Inizia a delinearsi così quella parabola che negli anni 90 lo porterà […] a imporsi come nuovo volto del cinema internazionale» (Balzarotti). I suoi più grandi successi sono Un amore di Swann (1984), il drammatico Mission, palma d’oro a Cannes nel 1986, Inseparabili e M. Butterfly di David Cronenberg. Nel 1991 vince l’Oscar, il Golden Globe e il David di Donatello per Il mistero von Bülow. Lavora con Zeffirelli in Callas forever e si trasferisce in Toscana per girare Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci. «Una noia mortalissima […] dove tutti chiacchierano, fumano, si adagiano sull’erba, guardano i filari, dicono cose molto eleganti mentre cercano forsennatamente di perdere la verginità e sono, ovvio, vestiti Armani, tutti, dalla testa ai piedi. Perché nobilita» (il Foglio, 20/2/2007) • Diventa abbastanza ricco da potersi comprare un castello sul mare abbandonato in Irlanda. Ci va ad abitare, ma fa infuriare i vicini quando lo ridipinge di rosa. «Su consiglio del dipartimento del patrimonio culturale irlandese, fu costretto [a dare] 10 passate di calce per proteggerlo. [Ma preoccupato per l’effetto del bianco della calce sul blu del mare] scelse un tipo di calce colorato, a cui ha aggiunto del solfato ferroso. Il che ha creato l’effetto terracotta ora sotto gli occhi di tutti» (The Telegraph, 31/5/2001). Si dice che il restauro gli sia costato 800mila sterline (Rittatori) • «Avevo compiuto 50 anni e iniziava quel momento in cui invece di essere protagonista venivo scritturato per ruoli secondari. Mi sono fermato due anni e mi sono dedicato al restauro del castello. Quando sono tornato avevo perso il desiderio di primeggiare: con l’esperienza capisci che la fama non è importante, sai cosa conta davvero nella vita e qual è il reale valore di un film. E poi quando ti costruisci una buona reputazione, la gente vuole lavorare con te per il tuo passato, e così anche se vuoi metterti alla prova hai sempre una rete di protezione. E finisci per perdere molta della tua passione» (Consoli) • Negli ultimi anni ha recitato, tra l’altro, nella Corrispondenza di Tornatore, in Un treno notturno per Lisbona, ma anche in Batman contro Superman, Die Hard – duri a morire e nel film tratto da un videogioco Assassin’s Creed. «Perché continua a passare dal cinema d’autore alle grandi produzioni hollywoodiane? “Che vuole che le dica: amo tenere il piede in due staffe. È come se il mio lavoro fosse contenuto in scatole separate: da una parte i film d’arte, dall’altra il business. Mi è piaciuto tanto lavorare con Tornatore ma è anche bellissimo venire acclamato per aver fatto il cattivo in Die Hard. Amo raggiungere il grande pubblico”» (Gloria Satta, il Messaggero, 18/3/2019) • Ha interpretato anche il favorito della regina nella serie Elizabeth I e papa Alessandro VI nei Borgia. «Le serie tv sono ormai anche meglio del cinema: permettono di lavorare sui personaggi e sulle storie» (a Edoardo Vigna, Sette, 8/4/2016) • «Oggi mi diverto più di prima a lavorare, perché lo faccio solo se ne ho voglia, se il regista e il luogo dove si girerà mi piacciono, se non starò troppo lontano da casa, se so che con i miei colleghi mi divertirò» (Consoli).
La famiglia Irons e Sinead Cusack sono sposati da 41 anni. «Il segreto è prendere il matrimonio un giorno alla volta. […] Credo moltissimo nell’impegno e nella longevità. Sono un giardiniere. So che le cose richiedono tempo. Ci sono siccità e ci sono alluvioni. Ma poco per volta, ciò che hai piantato si adatta e diventa più forte. Io il matrimonio lo vedo così» (Brady) • «Quanto spesso fa sesso? Più spesso che posso» (Greenstreet) • Eppure, più volte negli anni, i due sono stati colti sul fatto dai tabloid con un altro uomo o un’altra donna – qualcuno ha persino insinuato che siano una coppia aperta • «Irons sembrava essere appena stato richiamato all’ordine quando, lo scorso anno [2015, ndr], ha detto a un cronista che avere l’amante non fa bene alla salute mentale» (La Ferla) • Hanno due figli: Samuel, nato nel 1978, fotografo; e Maximilian, nato nel 1985 • «Suo figlio Max fa l’attore, che insegnamenti gli dà? “Riesco a dargliene pochi, perché il business è completamente cambiato rispetto a quando ero giovane io. Di solito gli dico di fare teatro perché è lì che si impara davvero, e di usare i film come la glassa sulla torta, perché la torta deve essere fatta di sperimentazione e rischi, difficili da ottenere nel cinema visto che i film ormai costano troppo. Ma una volta potevi costruirti tutta una carriera in teatro e oggi non è più così. Ascolta più i suggerimenti del suo agente che dei suoi genitori, e lo capisco perché non è facile riuscire a farsi notare con due genitori così ingombranti. Lo appoggio ma lo ritengo libero di fare le sue scelte. Perché non l’ho mai considerato mia proprietà…”» (Marco Consoli, L’Espresso, 8/6/2016).
Il mestiere «La gente mi vede come una sorta di miscela di tutti i film in cui mi ha visto» (Catherine Shoard, The Guardian, 24/3/2016) • «La recitazione è un mestiere durissimo che lascia segni profondi nella psiche. Non c’è abbastanza lavoro per tutti e poi, dopo tanti sforzi, la ricompensa è minima. Io ho avuto una grande fortuna, ma i tempi sono cambiati e oggi sconsiglio a chiunque di fare l’attore”» (Gloria Satta, Il Messaggero, 13/7/2016) • «“Fare l’attore è stressante, e io ho bisogno di mesi in mezzo alla tranquillità della campagna per riprendermi […] Sei sempre sotto pressione: quando non lavori devi tenere i contatti, quando lavori devi recitare”. Mai avuto la tentazione di smettere? “Be’, cerco di lavorare il meno possibile. E sono molto selettivo nella scelta delle parti. Però la vita costa: […] Le rivelo il mio segreto: io faccio film per guadagnare i soldi che mi servono per fare il tipo di vita che mi piace”» (Rittatori).
Bastian contrario «Jeremy ha sempre avuto la tendenza a mettersi nei guai» (la moglie Sinead Cusack, citata dal Foglio) • Storico finanziatore del partito laburista inglese, ha smesso di donare loro soldi dopo che Westminster votò l’abolizione della caccia alla volpe: «uno dei voti più devastanti dell’ultimo secolo» • Contrario alle unioni gay, ha dichiarato che con un matrimonio basato solo su logiche contrattualistiche, nulla impedirebbe, per dire, a un padre di sposare il proprio figlio solo per evitare le tasse di successione. «Irons è stato per giorni il bersaglio dell’indignazione della stampa inglese e americana per quell’esempio giudicato fuori luogo e forse persino omofobo […] “Chiaramente era un ragionamento dispettoso, ma nondimeno valido”» (Mattia Ferraresi, Il Foglio, 9/4/2013) • «Jeremy Irons fino a ieri non mi diceva molto, adesso mi dice moltissimo» (Camillo Langone, Il Foglio 6/4/2013) • «Se l’è presa con il “nanny state” di Michael Bloomberg, il sindaco di New York che forsennatamente proibisce qualunque piacere, dal fumo nei parchi alle bevande zuccherate, in nome di un’idea di bene che sfugge ai cittadini pecoroni ma non al sovrano illuminato. […] Dice che il paternalismo bloomberghiano è l’abbrivio a una dittatura dal volto umano» (Ferraresi) • Ha detto che «Chi fuma andrebbe protetto come i disabili e i bambini» facendo arrabbiare la National Organization on Disability • Sull’aborto ha detto: «Credo che alle donne spetti la decisione ma credo anche che la Chiesa abbia ragione a dire che è peccato. L’aborto danneggia una donna – è un attacco mentale e fisico enorme». E ha fatto infuriare le femministe • «Ce n’è abbastanza per trasformare il vip in una strega» (Il Foglio, 5/4/2016) • Ma è anche attivo nella difesa dell’ambiente, contrario a Trump e alla Brexit. E in Italia ha fatto parlare di sé quando, nel giugno 2019 a Roma, ha indossato la maglietta amaranto del Cinema America Occupato: «Un gesto fatto in solidarietà ai quattro ragazzi aggrediti […] perché indossavano una t-shirt uguale, ritenuta dagli aggressori “simbolo antifascista”. “Dobbiamo fare attenzione quando andiamo a votare, ma soprattutto ricordarci della nostra umanità, in modo che ciò che è accaduto settant’anni fa non torni a gettare i suoi semi”» (Il Fatto, 17/6/2019) • «Un uomo intelligente, particolarmente inadatto per l’era dei social network – e mosso dall’indignazione. È simpatico e estroverso, ma non si fa problemi a dire quello che pensa. È un leggermente ingenuo, un bastian contrario, incoerente e ossessivo. Lo è intenzionalmente. E se apre la bocca, è per far partire una discussione. […] Ma non fatevi ingannare da tutta questa incandescenza. Irons è un compagnone. È generoso, chiacchierone, accogliente, gentile […] Parla di politica due terzi del tempo […] Ti vomita addosso le sue idee sulla crisi dei migranti, […] l’Africa, Saddam Hussein, Bashar al-Assad, l’inquinamento, il riciclaggio, gli allevamenti intensivi e il recupero dei carcerati. Da dove viene tutto questo fervore? Perché parla senza peli sulla lingua? Un po’ perché è genuinamente convinto di quel che dice […] E forse c’è anche un elemento di ribellione: suo padre, un contabile, gli aveva sempre consigliato di non farsi mai coinvolgere in faccende come queste» (Shoard).
Curiosità Secondo un sondaggio, la sua e quella dell’attore Alan Rickman sono le voci maschili preferite dagli inglesi. Due professori dell’università di Sheffield hanno messo insieme i loro film per elaborare la formula della voce perfetta. «Odio vedermi doppiato. Metà del mio lavoro arriva proprio dal suono della mia voce. Se si toglie questo e si lascia ad altri parte dell’interpretazione, inevitabilmente cambia anche il carattere del personaggio» (a Alessandra Mammì, L’Espresso, 27/1/2005) • «Possiede un pied-à-terre a Londra, una casa nell’Oxfordshire e un castello a Cork, in Irlanda» (Ruth La Ferla, New York Times, 7/12/2016) • «Prendete nota: un castello […], un’Audi 6, una Bmw e una Ducati […]. E poi cavalli, pecore, cani. Una passione sfrenata per la vela, il giardinaggio. E le sigarette: Silk Cut extra mild. Ecco l’elenco dei vizi di Jeremy Irons» (Rittatori) • «Fumare sigarette è come fare semplicemente sesso. Mentre fumare cubani è vero amore» (Il Venerdì, 18/3/2005) • «Nel tempo libero mi piace leggere saggi di filosofia e soprattutto biografie per vedere quali scelte fanno le persone e capire dove le portano» (a Consoli) • È cattolico. «Non vado molto in chiesa perché non mi piace appartenere a un club, e non mi confesso o cose del genere. In quello non credo. Ma cerco di essere consapevole di quando sbaglio, e di tanto in tanto vado a messa. Odierei essere una di quelle persone senza vita spirituale, con niente al mondo a sostenerle a parte lo shopping» (The New Zealand Herald, 2005) • Non è sui social. «C’è una signora fantastica da qualche parte in Texas che si occupa del mio sito internet. Io sono un dinosauro. Non ho niente a che vedere con quella roba» (Brady). • Durante le riprese del Mercante di Venezia il gondoliere Stefano Salvadori gli ha insegnato a condurre la gondola • «Alcuni film li ho fatti solo perché avevo bisogno di soldi […]. Non le dirò quali, non sarebbe elegante. Ma chi sa di cinema non fa fatica a trovarli» (Gaggi) • «Ho avuto molta fortuna. Sa, in realtà io non ho poi così tanto talento» (Rittatori).