ItaliaOggi, 17 settembre 2019
I navigator vanno alla deriva
Inefficienze, caos, perfino già i primi scioperi: il reddito di cittadinanza doveva entrare in queste settimane in dirittura d’arrivo, invece è più che mai impelagato tra incertezze, lentezze, incompetenze. La fase 2 prevedeva il via alle convocazioni di coloro ai quali è stata accordata questa forma di reddito per riqualificarli e inserirli nel mercato del lavoro. Ma proprio nelle regioni del Sud, dove maggiore è stata la richiesta e l’elargizione del reddito, si registrano i maggiori disservizi, col risultato che esso diviene un puro e semplice sussidio. Nel 61% dei casi il beneficiario abita al Sud o nelle Isole, nel 24% al Nord e nel 15% al Centro. Le prime regioni in classifica sono la Campania, con circa 172 mila richieste, la Sicilia (161 mila), il Lazio (93 mila), la Lombardia e la Puglia (90 mila ciascuna).Proprio dalla regione al top, la Campania, la legge è ferma al palo per il braccio di ferro tra il governatore Vincenzo De Luca e l’Anpal, l’agenzia pubblica alla quale il governo ha affidato la gestione del reddito, col risultato che i 471 navigator selezionati non sono in servizio e hanno scritto al presidente del consiglio, Giuseppe Conte chiedendogli di «mettere fine a questa violenza istituzionale che stiamo subendo da oltre quaranta giorni». Il governatore risponde che prima deve regolarizzare i precari che lavorano nei Centri per l’impiego e solo dopo potranno entrare i navigator. C’è chi ha fatto lo sciopero della fame e chi ha messo la tenda sotto le finestre di De Luca. Ma non solo i navigator sono fermi e protestano, anche gli impiegati nei Centri per l’impiego non sanno come affrontare il reddito di cittadinanza e la Cisl campana preannuncia uno sciopero: «Sono 65 i centri per l’impiego nella regione e al personale non è stato offerto un percorso formativo per gestire i patti di inclusione sociale», dice Lorenzo Medici, segretario regionale Cisl-Funzione pubblica.
«Non saremo in grado di affrontare questo sforzo e non vogliamo che i cittadini se la prendano con chi trovano allo sportello». Ma a Napoli uno dei maestri pasticceri più famosi, Salvatore Capparelli, è rimasto di stucco perché otto dipendenti non si sono ripresentati dopo le ferie: «Il reddito di cittadinanza con il sussidio garantito a chi non risulta assunto, sta provocando seri danni a noi esercenti. In tanti si offrono di lavorare solo in nero per potere percepire il sussidio dallo Stato», dice.
Non meglio va in Sicilia, la seconda regione nella classifica, dove anziché collaborazione c’è tensione tra i navigator e i Centri per l’impiego. Infatti la Regione ha annunciato che assumerà 1.085 dipendenti da inserire nei Centri bandendo un concorso e non tenendo conto dei navigator. Adriana Vitale, ex sportellista alla formazione professionale, sta facendo uno sciopero della fame e commenta: «Viene creata un’altra bomba sociale senza prima sanare le pregresse bombe sociali, provocando solo scontro generazionale. È una vergogna». Così tra i rimpalli anche qui il reddito si percepisce e di accompagnamento al lavoro non se ne parla. Quanto al Lazio, la situazione è così sintetizzata da Natale Di Cola, della segreteria regionale Cgil: «I Centri per l’impiego subiranno un vero e proprio assalto. Nel Lazio saranno circa 30 mila coloro che dovranno recarsi ai Centri entro il 3 dicembre, 400 persone al giorno ricevuti da 273 navigator. Col paradosso che cercare lavoro ai disoccupati saranno precari che non hanno un lavoro fisso».
Problemi pure al Nord. In Liguria i 66 navigator entreranno in funzione (forse) solo a fine ottobre e nei 13 Centri per l’impiego sussurrano: poco male perché non abbiamo ancora l’elenco delle persone da convocare per i colloqui. «Inoltre la convenzione tra Anpal e le Regione è partita ma non possiamo far firmare alcun patto del lavoro perché ancora non esiste», aggiungono. Non meglio va in Piemonte dove l’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino, lamenta: «Ci sono numerose criticità. Bisogna ancora capire come si coordina tutto il processo, in cui interviene anche l’Inps perché devono interagire piattaforme che non sono state armonizzate. Per me il tema resta che bisogna sostenere le imprese, non distribuire ricchezza senza pensare a chi deve produrre lavoro e reddito. E poi mi preoccupa la sostenibilità nel tempo». In Lombardia la situazione è a pelle di leopardo: a Brescia solo 41 dei 50 navigator selezionati hanno accettato l’incarico poi c’è un ritardo perché la formazione è slittata più volte e ci sono novemila percettori del reddito (erano state presentate 18 mila domande) che aspettano e intanto intascano.
Il 26 settembre il nuovo ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, si troverà all’ingresso del ministero 654 precari di Anpal che si vedono passare davanti i 3 mila navigator (con contratto biennale). Sarà il primo sciopero ufficialmente proclamato da un’organizzazione sindacale, seppure autonoma, dell’era del governo giallorosso. Il bello è che l’Anpal, agenzia che dovrebbe trovando un lavoro a chi percepisce il reddito di cittadinanza, tra i precari passati e i nuovi navigator è la società di proprietà pubblica con il maggior numero di precari d’Europa.
Inoltre il ministro dovrà affrontare un’altra questione aperta: la regolarizzazione (o meno) degli stranieri (immigrati) che non possono produrre la certificazione richiesta.
Della questione è stato investito il tribunale di Milano.
Una matassa intricata da sbrogliare, non regolamentata a dovere dal legislatore. Se il tribunale dovesse accogliere il ricorso una montagna di domande dovrà essere riaperta e riconsiderata, con ovvie, altre ripercussioni su un reddito di cittadinanza varato in fretta e con tante lacune che per altro gli esperti del settore avevano previsto.