Corriere della Sera, 17 settembre 2019
Nessuna svolta sul furto del water d’oro di Cattelan
È stato rilasciato ieri mattina l’uomo di 66 anni che era stato arrestato per il furto di America, l’opera di Maurizio Cattelan esposta nella residenza natale di Churchill, e rubata nella notte fra venerdì e sabato in circostanze misteriose. Misteriosa è anche l’identità dell’uomo, ora a piede libero; la polizia di Thames Valley non ci rivela altro, e si trincerano dietro «indagini in corso» anche i curatori e i proprietari della struttura – eredi Churchill, la famiglia possiede il palazzo da tre secoli – che scrivono solo che «quando esponi le opere d’arte migliori del mondo, ti prendi un rischio. Quasi sempre ne vale la pena, e lo diciamo anche oggi. Speriamo che il nostro caro amico Maurizio guadagni immortalità da questo gesto».
Fine. Questo, per ora, è quanto si sa del destino di America, così si intitola il wc di oro massiccio, 103 chili, valore 5 milioni, sparito venerdì notte. Dall’entourage dell’artista trapela solo che «il furto, contrariamente a quanto era sembrato subito, è stato rapido: i ladri hanno sfondato il cancello, divelto il wc, che era installato e funzionante, lo hanno lanciato dalla finestra e sono ripartiti. Entrando sono inciampati in un’altra opera, Victory Is Not an Option, una croce di bandiere britanniche nel cortile del palazzo».
«Forse i veri artisti sono loro», commenta ironico Maurizio Cattelan. «Ho sempre amato i film di ladri, ed eccomi, mi ci trovo in mezzo».
Sembra tutto davvero un film. O una performance artistica, magari orchestrata dallo stesso Cattelan: sembrano di questo avviso vari critici, a partire dal recensore del Guardian che già prima del furto ribattezzava Cattelan «il burlone dell’arte italiana», e che in un articolo definisce il furto del wc «la perfetta punchline di uno scherzo a 18 carati». Anche Vincenzo Trione, critico del Corriere, si dice prima «intrigato dal gioco di realtà e finzione» e poi elenca i precedenti nella carriera di Cattelan che farebbero pensare a uno scherzo: la laurea conferitagli in Sociologia a Trento, che andò a discutere con le mani ingessate; il premio dell’Accademia di Bologna, che fece ritirare da due comici tv; e poi la rapina a una galleria di Amsterdam nel 1996, l’opera che gli fu commissionata nel 1990 e che non consegnò mai, denunciandone invece il furto.
Lui nega esplicitamente: «È così cinematografica, come mossa, che capisco che qualcuno possa pensare che c’è il mio zampino: ma no. Ai ladri faccio un appello: sono 103 chili d’oro, ma non la fondano. Piuttosto se la installino in casa. E mi scrivano, per farmi sapere com’è fare pipì sull’oro...».