17 settembre 2019
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Biografia di Anna Jur’evna Netrebko
Anna Jur’evna Netrebko, nata a Krasnodar, nella parte meridionale della Russia europea (vicino alla Crimea), il 18 settembre 1971 (48 anni). Soprano di fama mondiale, ha cantato nei maggiori teatri del pianeta. Prima cantante lirica in assoluto a entrare nella classifica di Time delle cento persone più influenti del mondo • «L’ultima diva del melodramma» (Elle, 10/5/2018) • «Nel piccolo mondo antico dell’opera, l’inarrestabile ascesa di Anna Netrebko è la più clamorosa dell’evo d.C. (dopo Callas). È siberiana, soprano, ha 35 anni non ancora compiuti e ha un segno particolare: è bellissima. Ma non bellissima per essere un soprano: bellissima tout-court, da cinema o da passerella» (La Stampa, 8/8/2006) • «È Audrey Hepburn con una gran bella voce» (un critico americano nel 2002, citato dal The Telegraph il 19/2/2006) • «In Austria, dove dimora e dove si è sposata con una cerimonia sfarzosa, è talmente famosa da essere stata scelta come testimonial della compagnia di bandiera aerea. Le sue immagini giganteggiano a fianco di quelle delle modelle; e il suo nome è stato accomunato di recente dal londinese Telegraph a quello dell’attrice americana Glenn Close, per avere entrambe annullato, con atteggiamenti da vere dive, spettacoli assai attesi dai rispettivi ammiratori» (Fabio Massaccesi, Io Donna, 21/6/2016) • «La bellezza e la vanità ne hanno sempre accompagnato le gesta, ma l’avvenenza fisica non è stata il solo segreto del successo di Anna Netrebko. Ingrassata e fuori forma negli ultimi tempi, ha riempito i teatri e venduto milioni di dischi ugualmente, a dimostrazione che il talento viene prima di tutto» (Elle).
Vita «È nata a Krasnodar, la città dei cosacchi, guerrieri per antonomasia. “La citazione si addice al mio temperamento. Ma più che guerriera sono un tipo energico”» (Riccardo Lenzi, l’Espresso, 3/8/2016) • «Tutto cominciò quando Anna era ancora piccola. “Volevo recitare. Non importava cosa, dovevo essere su un palcoscenico» (Jessica Duchen, The Independent, 6/11/2006) • Da bambina detesta la lirica, ma quando la portano a Leningrado a vedere l’Otello, ne rimane stregata • «In famiglia non sono musicisti professionisti, ma la musica, in casa, c’è sempre stata. “Andavamo ai concerti, a teatro, e con i miei fratelli organizzavamo di continuo piccole esibizioni in casa. Ogni volta che i miei davano una festa, dicevamo: “E ora, un concerto”. E tutti: “Oh no, di nuovo!”» (Duchen) • A 16 anni si trasferisce a Leningrado e comincia a studiare canto • «“All’epoca ero molto radicale, mi piacevano solo Prokof’ev e Britten. L’amore per il bel canto è arrivato in un secondo tempo. Cominciai con piccoli ruoli nelle opere per bambini”. Erano gli anni della Perestrojka, non un periodo felice per i giovani russi. “Era dura: niente soldi, il cibo scarseggiava e per noi votati all’arte, l’unica strada era ancora il teatro. Di quello ci nutrivamo, del resto non c’importava. Studio, prove, concerti. La vita fuori dal teatro era un incubo”» (Giuseppe Videtti, il venerdì, 14/6/2019) • Mentre studia si mantiene lavando i pavimenti del teatro Mariinsky (che in epoca sovietica si chiamava Kirov). Guadagna 300 rubli al mese, e questo, negli anni, contribuisce a creare la leggenda di Anna come una specie di Cenerentola. Si narra che quando la Netrebko fece un provino davanti al direttore del Mariinsky, Valery Gergiev, lui riconobbe la donna delle pulizie ed esclamò: «Ma sai anche cantare?» • «Sono veramente stufa di questa storia» (Dunchen) • «È vero che lavoravo lì mentre studiavo, ma non è vero che mi ha scoperto mentre strofinavo i pavimenti – possiamo parlare di qualcosa di più serio?» (Culshaw, The Guardian, 2008) • A ogni modo, il suo talento è evidente. «Gergiev la notò e dopo un primo successo come Susanna nelle Nozze di Figaro, le diede la parte di Ljudmilla in Ruslan e Ljudmilla, la parte principale, mentre il Mariinsky era in tournée a San Francisco. “Era il mio primo anno in quel teatro” dice la Netrebko. “Era un grandissimo ruolo e fu un grandissimo successo. La mia carriera internazionale è cominciata così”» (Duchen) Ed è subito decollata. • Negli anni Novanta interpreta molte opere russe: è Natasha in Guerra e Pace di Prokof’ev, Luisa nel Fidanzamento in convento e Marfa nella Fidanzata dello Zar. Recita anche nella parte di Gilda nel Rigoletto, di Mimì nella Bohéme, di Giulietta nei Capuleti e i Montecchi di Bellini e di Elvira nei Puritani • Gergiev diventa il suo maestro di canto personale. «Era molto severo – ricorda Anna – in particolare con i musicisti. Ma ogni qualvolta ho l’opportunità di lavorare con lui, lo faccio volentieri. In fondo è anche il desiderio d’ogni collega, poiché ti spinge a fare musica nel miglior modo possibile» (Lenzi) • «“Mi ha sempre aiutato moltissimo, ha sempre creduto in me”, dice lei. Il vostro rapporto è cambiato ora che lei è arrivata alla fama? “Sì, è diventato più forte”» (Dunchen) • «Ma i giornali scandalistici hanno raccontato un sacco di bugie, non c’è stato nulla tra noi, se non uno splendido rapporto professionale» (a Valerio Cappelli, Corriere della Sera, 30/7/2005) • Anna diventa famosa, le dicono che potrebbe essere la nuova Callas. «Lei alza gli occhi al cielo e fa una pernacchia: “Sai perché lo dicono? Perché non trovano nessun altro”, ride. “Non vedo perché la gente dovrebbe metterci a confronto. Non ho assolutamente nulla in comune con Maria Callas. La adoro, è una dea” e alza una mano verso il soffitto “ma abbiamo una voce diversa e una personalità diversa”» (The Telegraph) • Nel 2003 firma un contratto in esclusiva con la Deutsche Grammophon, una casa di registrazione di Berlino specializzata in musica classica (oggi parte della Universal), che la sostiene con il suo battage • Nel 2006 chiede e ottiene la cittadinanza austriaca perché per lavoro deve viaggiare di continuo, e con il passaporto russo ottenere un visto è abbastanza difficile. La storia le provoca alcune critiche in patria, ma due anni dopo Putin la nomina «Artista del popolo». «Ho il doppio passaporto. Non voglio entrare nel merito politico, ma Putin è sempre generoso con i finanziamenti a teatri e fondazioni. Questo è il motivo per cui gli artisti sono dalla sua parte. L’anno scorso ci siamo esibiti tre volte in Russia, è venuto a ogni recita» (Videtti). Il suo maestro «Gergiev è un uomo, stando alle cronache, molto vicino al presidente russo. Del resto la musica, fin dai tempi dell’Unione Sovietica, è sempre stata una vetrina per l’establishment politico del Paese» (Lenzi) • Nel 2008 ha avuto un figlio dal baritono uruguaiano Erwin Schrott. «Più slavo o sudamericano? “L’essere diventata madre ha cambiato per sempre la mia vita. Il mio amore per lui è di un genere che non ho mai provato prima e che non credevo fosse possibile. Naturalmente, Tiago è russo come la sua mamma. Ma la sua prima lingua è l’inglese ed è cittadino austriaco. Un vero uomo del mondo”» (Lenzi). Il bambino è autistico. «“Quando ho capito che Tiago era un bambino diverso dagli altri ero disperata. Il figlio della mia migliore amica aveva lo stesso problema, le sue condizioni erano peggiori. Dicevo tra me e me: ‘Dio mio, come ne verremo fuori?’ Oggi è completamente un’altra persona, ma all’epoca... Aveva 2 anni. Ora ne ha 9 e a Vienna frequenta una scuola normale, va in classe con gli altri bambini”. Due anni fa lei ci disse che Tiago aveva problemi di memoria, non ricordava nulla. “Sì, aveva problemi nell’analizzare il pensiero. Ha fatto progressi anche in questo, nel mio recente periodo milanese alla Scala riusciva a trovare la via di casa”. […] Molti padri scelgono la fuga quando scoprono la malattia del figlio: e sono le nuove generazioni a far segnare un’inversione di tendenza dimostrando una maggiore maturità genitoriale. […] “Ma [io e Erwin] non ci siamo lasciati per l’autismo di Tiago. Eravamo troppo diversi, ero stanca...”. Negli anni bui, Tiago era in difficoltà per i rumori improvvisi, “tuttora si copre le orecchie”, dice Anna, “ma soprattutto aveva scatti d’ira, non era aggressivo, aveva rabbia, picchiava i suoi maestri a scuola. […] “Ma non era un animaletto selvaggio”, dice lei, “urlava, questo sì, una volta ricordo che al parco dovetti tirarlo per i piedi, le altre madri volevano chiamare la polizia. Quando ha compiuto 5 anni sono riuscita a portarlo nei ristoranti, prima non era possibile”» (Valerio Cappelli, Corriere della Sera, 8/1/2018) • A partire dal 2009 Anna è visibilmente ingrassata. Nel frattempo, però, incomincia a interpretare parti più impegnative. «La perdita di peso è una totale assurdità! Quando la Callas ha cominciato a dimagrire, ha iniziato a perdere la voce. Lei non fa diete? Io? No! Non ci penso neanche! Amo tutti i miei 13 chili di troppo, sin dal tempo di quella Giuditta che ballava a piedi nudi a Baden-Baden. Me li tengo già da sette anni e li adoro. Non li darò a nessuno. È ciò che mi fa andare avanti, è la mia resistenza, la mia forza, è ciò che sostiene la mia voce. Naturalmente sto parlando delle parti drammatiche e non dei repertori facili. Il fatto di aver cambiato radicalmente ruolo, passando da un repertorio semplice, quasi da soubrette, a uno estremamente drammatico, ha cambiato il suo carattere? No. In generale, sono diventata più calma e senza infantilismi, leziosità e burle. Ho già 45 anni, non è ora? Sono stanca di dover essere costruita, di rappresentare quello che ormai non sono. Per me è molto più agevole e interessante occuparmi di personaggi seri» (Maria Babalova, Rossiyskaya Gazeta, 14/11/2016) • Nel 2014 è stata criticata per aver donato un milione di rubli (circa 12 mila sterline dell’epoca) al teatro di Donetsk, nelle zone filo-russe dell’Ucraina durante la guerra civile. Lei si è difesa dicendo: «Questa è politica, io non ho niente a che vedere con la politica, voglio solo sostenere l’arte» • Il 29 dicembre 2015, dopo aver aperto la Scala con Giovanna D’Arco, sposa il tenore azero Yusif Eyvazov, 6 anni più giovane di lei. «Matrimonio celebrato a Vienna a palazzo Coburgo, trasferimento in carrozza verso palazzo Lichtenstein dove si è tenuto il ricevimento per 180 invitati e fuochi d’artificio. Per il mondo della musica classica sono le nozze dell’anno. […] Principesco anche l’abito da sposa di Anna Netrebko che oltre a un lungo velo strascico, aveva in testa un diadema in un oro bianco 18 carati e diamanti simile quello indossato da Kate Middleton per il suo matrimonio con il principe William nel 2011. “Niente viaggio di nozze: la nostra vita è una luna di miele”» (Io Donna, 2015). Si sono conosciuti a Roma lavorando in Manon Lescaut. • «Tristissima. Y.E. “Non è di certo la nostra storia, comunque ci è cara: sei anni fa ci siamo conosciuti interpretandola a Roma con Riccardo Muti”. Primo pensiero quando vi siete incontrati? A.N. È alto, ha una bella voce. Adoro gli uomini imponenti: se devo scegliere tra dieci, l’occhio mi cade sul più orsacchiottone”. Y.E. “Non ho pensato a niente, ero talmente stressato dalla situazione: il debutto con Muti, una nuova Manon Lescaut, esibirmi con una grande come lei”. A.N. “Di’ la verità! Hai creduto: ‘Questa è pazza’”. Y.E. “In effetti, una che passa a Manon, ruolo da soprano drammatico, subito dopo l’Elisir d’amore e il Don Pasquale…” Quando avete capito che poteva funzionare? Y.E. “Dopo tre settimane”. A.N. “A me è piaciuto da subito più di quanto io sia piaciuta a lui. Sono stata veloce”. Le donne di solito sono più svelte. Y.E. “A me sembrava esagerato, troppo frettoloso, finto: arriva la diva, si concede un’avventura, fra tre settimane ognuno se ne torna per i cavoli suoi… Perché partecipare a questo gioco? Mi sono riproposto: No, non mi cedo”. A.N. “E io ero furiosa, indispettita: il mio approccio da donna-tigre non funzionava… È persino scappato. Però è tornato”.
Dopo quanti giorni? A.N. e Y.E (in contemporanea): “Uno!”» (Maria Laura Giovannini, Io Donna, 6 luglio 2019)
Diva del 2000 «È uno strano Paese il nostro: dipinto all’estero tutto pizza, mandolino e opera, e nella realtà dei fatti colmo sì di pizzerie, ma per quanto riguarda l’opera… […] Basta uscire dai patri confini per scoprire che là fuori le cose girano decisamente in maniera diversa: soprani e tenori (molti dei quali italiani) sono considerati veri divi della musica, alla stregua di Madonna e Lady Gaga. Solo, forse, più intonati. All’estero, il melodramma si nutre di uno star system degno del pop, fatto di marketing, incisioni, tour promozionali e gadget. Selve di giovani fan stazionano sotto gli alberghi dove si trovano i cantanti e fanno la fila fuori dai teatri per strappare un autografo o un selfie. In Italia, questo tipo di fenomeno (se mai c’è stato) si è spento con la morte di Luciano Pavarotti, l’ultimo a incarnare il divismo d’opera di portata nazional-popolare» (Massaccesi) • «La casa discografica le ha cucito addosso l’abito della diva. Della diva come la si intende oggi, naturalmente: graziosa la voce, spigliata l’immagine, avvenente l’aspetto, con un viso così espressivo su un fisico da fotomodella. […] Ma chiarito che la bellezza non è una colpa, quel che sgomenta è la totale estraneità di Anna Netrebko alla benché minima idea interpretativa, come se far Violetta, Desdemona o Lucia fosse sempre, più o meno, la stessa cosa» (Enrico Girardi, Corriere della Sera, 20/10/2004) • «La carriera della bellissima Donn’Anna sembrerebbe una perfetta operazione di marketing musicale cui si adegua il marketing critico. Ma sarebbe ingiusto: la Netrebko è anche immagine, non solo immagine, perché in disco e in teatro ha dimostrato di saper usare con criterio e personalità una voce non colossale ma ben impostata di soprano lirico e anche, nella scelta del repertorio prossimo venturo, di non voler fare il passo più lungo della gamba» (La Stampa, 2006) • «No, Anna Netrebko non è solo bella. È una soprano lirico dalla voce gradevole, calda e brunita, estesa, intonata e ben impostata. I mezzi naturali e la tecnica sorvegliata le permettono di ottenere lungo quasi tre ottave sicurezza di emissione e rotondità di suono. Il suo canto, vocato all’effusione sentimentale più che alla coloratura, tende a essere monocromatico e all’interprete vanno un po’ larghi i panni del soprano “drammatico di agilità”. Ha cantato tanto (forse troppo) e in un repertorio che va da Bellini al verismo e questo, oltre a stancarle la voce, le ha forse impedito di approfondire il repertorio a lei più congeniale, quello lirico puro. Insomma: non sarà un mito, ma è una vera cantante e una seria professionista» (commento dell’utente Pinkerton sul forum musicaclassica.it, 2011) • «Qualcuno sostiene che l’opera lirica non ha più nessun elemento di contemporaneità, qualche politico azzarda che è uno spreco di denaro. A.N: “È vero: gli allestimenti sono costosi, ma se fatti bene anche remunerativi. Quante geniali regie operistiche hanno ristabilito la contemporaneità dell’opera in questi anni e si sono rivelate investimenti redditizi? Lei se la immagina una città come Vienna senza l’opera?”» (Videtti).
Curiosità È alta 1 metro e 71 • Ha interpretato se stessa nel film del 2004 Principe azzurro cercasi • «Sono vere le voci di una storia d’amore con Justin Timberlake e Robbie Williams. “Mi piaceva Justin, ma era troppo giovane”» (Culshaw) • Ha un appartamento a New York e una casa a Vienna • Ama i vestiti colorati, dice che è una reazione al grigiore sovietico della sua infanzia. «Io cerco di rilassarmi”. Come? “Beh, per esempio facendo shopping. Soprattutto scarpe”. Italiane? “Anche. Adoro la moda italiana”. Cosa fa una primadonna quando non canta? “Quello che fanno tutti. Sto con gli amici, mangio e vado al cinema. Attori preferiti, Brad Pitt e Vivien Leigh. Il film, Dracula. E di recente ho anche vinto una gara di can-can, a San Pietroburgo”. Cosa invece non le piace? “I lunghi viaggi in aereo e giocare a golf. Lo dico con cognizione di causa, dato che ho provato”. Ascolta soltanto opera? “Anche la pop music. Mi piacciono molto i Greenday”» (La Stampa, 2006).