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 2019  settembre 17 Martedì calendario

Biografia di Giovanni Castellucci

La famiglia Benetton gioca l’ultima carta per difendere le concessioni autostradali: dare l’addio al comandante per provare a salvare la nave. Giovanni Castellucci, l’ad di Atlantia, ha retto finora senza troppi scossoni la tempesta che si è scatenata sul gruppo dopo la tragedia del Ponte Morandi. Ha rinunciato alla carica di numero uno di Autostrade per l’Italia per dare un segnale di discontinuità, ha partecipato ai funerali delle 43 vittime del crollo del viadotto Polcevera, ha incassato( malgrado tutto) a fine 2018 «un atto dovuto», spiegano in azienda – un bonus da 3,7 milioni.
La posta in gioco però è ora troppo alta. L’inchiesta della Procura di Genova rischia di travolgere i vertici del gruppo e ha ridato fiato alla richiesta grillina di espropriare i caselli dei Benetton. E Castellucci è pronto a fare un passo indietro, mettendo i soci di Atlantia di fronte a una scelta delicata: dare l’ok alle dimissioni nella speranza di svelenire il rapporto con il governo, sapendo che la partita per trovare un sostituto senza destabilizzare business e azionariato sarà tutt’altro che facile.
Il segreto della “resilienza” – almeno fino a oggi – del 60enne marchigiano è proprio la sua centralità nella galassia di Ponzano. La dinastia veneta ha deciso da due decenni di affidare in toto ai manager la gestione delle attività del gruppo. E Castellucci – sbarcato in azienda nel 2001 – ha sfruttato questa delega a 360 gradi. Ha guidato l’internazionalizzazione e la diversificazione negli aeroporti e nelle infrastrutture. Ha seguito in prima persona la scalata alla spagnola Abertis, andata in porto lo scorso anno (al secondo tentativo) grazie alle sue capacità negoziali e malgrado le barricate della politica di Madrid.
A chiamarlo in Atlantia è stato Gilberto Benetton. Ma anche il resto della famiglia ha iniziato presto a fidarsi di lui per la sua capacità di “dialogo” con i palazzi romani, nodo chiave per un gruppo che vive di concessioni come Atlantia. «La politica si gestisce solo in un modo – è il mantra che ripete in tutti gli incontri con gli studenti universitari – trattandola alla pari e senza condiscendenza». Quando nel 2006 Antonio Di Pietro – ministro alle infrastrutture del governo Prodi – ha dichiarato guerra ("La cuccagna è finita!") ai signori del casello, Benetton in testa, lui ha usato la stessa strategia adottata nel caso di Genova: trattare, troncare e sopire. Nessuno scontro frontale e contatti sottotraccia per negoziare un numero alla volta l’accordo con l’ex-pm. Salvo poi fare Bingo con la vittoria alle elezioni 2008 di Silvio Berlusconi che – complice con uno strategico investimento di Atlantia per salvare Alitalia – ha dato il via libera alle nuove norme tariffarie che da allora hanno garantito 7,4 miliardi di dividendi ad Atlantia.
I numeri, negli affari, sono tutto. E nemmeno la tragedia del Ponte Morandi – almeno fino a ieri – e la morte di Gilberto hanno fatto traballare la poltrona di Castellucci. Atlantia ha messo mano al portafoglio pagando tra risarcimenti, cause legali e oneri per la ricostruzione oltre 500 milioni. L’ad ha aperto un canale con la parte più dialogante del governo gialloverde (ovvero il premier Giuseppe Conte) per arrivare a una soluzione “soft” sulle concessioni. L’autunno scorso la famiglia Benetton l’ha riconfermato per tre anni alla guida di Atlantia. «Ora che è stata impostata la ricostruzione possiamo pensare anche al futuro», ha detto a febbraio come se il peggio fosse ormai alle spalle.
Le Cassandre avevano letto come un cattivo presagio l’incidente capitato alla presentazione del nuovo ponte di Renzo Piano. Quando Castellucci, urtano il modellino in scala del viadotto, l’ha fatto cadere mandandolo in mille pezzi. «Porta fortuna», ha minimizzato il numero uno di Atlantia. Che ha teso un altro ramoscello d’ulivo al governo schierando Atlantia (repetita iuvant) nella cordata per risalvare Alitalia. I buoni propositi dell’esecutivo giallorosso («Pensiamo a una progressiva rinegoziazione delle concessioni», ha detto Conte nel discorso sulla fiducia) e i titoli Atlantia ritornati quasi ai livelli precedenti alla tragedia del ponte Morandi sembrava il lieto fine dell’ennesimo capolavoro manageriale di Castellucci. Poi le intercettazioni della Procura di Genova hanno scatenato di nuovo la bufera. E il comandante, complice la moral suasion dei Benetton, ha deciso ( obtorto collo) di abbandonare la nave.