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 2019  settembre 16 Lunedì calendario

Biografia di Narendra Modi


Narendra Modi, nato a Vadnagar, nello stato di Bombay (oggi Gujarat), il 17 settembre 1950 (69 anni). Primo Ministro dell’India. Deputato del distretto di Varanasi. Già capo del governo del Gujarat. Capo del Bharatiya Janata Party, il Partito del Popolo, fazione dei nazionalisti indù (costretto alla clandestinità durante gli anni 70, 110 milioni di iscritti a luglio 2015). Accusato di tacere davanti alle violenze nei confronti delle minoranze religiose nel suo Paese • Soprannominato «NaMo» • «Il populista indiano, ha iniettato di veleno la vita politica indiana» (Il Foglio) • «Il primo esponente del capitalismo indiano con caratteristiche cinesi, un tipo di capitalismo autoritario» (lo scrittore Pankaj Mishra) • «Governa nella patria del mahatma Gandhi, ma è il politico meno gandhiano che si possa immaginare» (Tatiana Boutourline, Il Foglio, 05/02/2014).
Vita Terzo dei sei figli di Damodardas e Hiraba Modi, Narendra nasce tre anni dopo l’indipendenza dell’India (e solo due anni dopo l’assassinio di Gandhi da parte di un estremista indù). Suo padre è un venditore di tè, ha un chiosco alla stazione dei treni di Vadnagar. Sua madre è una donna delle pulizie • «La sua famiglia apparteneva a una frangia marginalizzata della società e faceva fatica ad arrivare alla fine del mese» (narendramodi.in) • «La sua è la comunità Ghanchi. Divisi in mussulmani e indù, i Ghanci sono tradizionalmente impiegati nella spremitura dell’olio (la parola Ghanch, nel Gujarat, indica il frantoio) e secondo le leggi indiane sono una “casta economicamente svantaggiata”» (Business Standard India, 2014) • «Il piccolo Narendra viene ricordato dai compagni come uno studente diligente, con un’inclinazione particolare per la retorica e la lettura. Passava ore e ore a leggere nella biblioteca della scuola. Tra gli sport, il suo preferito era il nuoto. Da bambino partecipava sia alle feste indù sia a quelle islamiche e aveva molti amici musulmani nel quartiere» (narendramodi.in) • «Casa sua misurava 12 piedi per 40 [circa 4 metri per 12, ndr], come lo scompartimento di un treno. “Non c’era il pavimento e veniva regolarmente coperto con un impasto di sterco di vacca” […] All’epoca, alla stazione di Vadnagar, passavano otto treni passeggeri al giorno. Lui imparò a memoria gli orari: scappava da scuola e andava a gestire il chiosco di tè. Poi, dopo che il treno ripartiva, tornava in classe […] Nel pomeriggio, Modi andava ogni giorno al lago di Sharmishtha, vicino casa sua. Dicono nuotasse ogni volta fino al tempio in mezzo al lago, toccasse la bandiera sul tetto e poi tornasse a riva. E il tutto per tre volte di fila. “Ci fu una volta che Narendra fu colpito dalla coda di un coccodrillo (e la coda di un coccodrillo è così dura che è come venire colpiti da una spada)”» (India Today, 2014, citando il libro Modi: The Game Changer del giornalista indiano Sudesh K. Verma). Gli danno nove punti di sutura al piede sinistro, ma, stando al libro, dopo un mese è di nuovo nel lago che nuota • «Nel momento in cui la guerra contro il Pakistan si fece più dura, lui serviva il tè agli Jawan [le reclute, ndr] che andavano a venivano dal confine. Non era che un piccolo gesto, certo, ma, anche se aveva solo pochissimi anni, già mostrava la sua ferma risoluzione nel rispondere alla chiamata della Madre India. […] Lui stesso sognava di arruolarsi nell’esercito, avrebbe voluto frequentare la Sainik School nella città di Jamnagar [le Sainik sono i collegi militari indiani, sotto il controllo del ministero della Difesa, ndr], ma in casa non c’erano abbastanza soldi per la retta. […] Il destino aveva piani diversi per questo giovane ragazzo, una strada unica che lo portò attraverso l’India al servizio di una causa più grande: il bene dell’umanità» (narendramodi.in) • Quando ha otto anni, il piccolo Modi comincia a frequentare gli incontri della Rss (la Rashtriya Swayamsevak Sangh, che più o meno significa «Organizzazione nazionale dei patrioti» o «Organizzazione nazionale dei volontari») • «Fondata negli anni 20 con l’obiettivo dichiarato di fare dell’India uno Stato indù, la Rss funziona come una sorgente ideologica per una serie di gruppi indù oltranzisti, come il partito Bjp, con cui è direttamente collegata» (Bbc). «Un’organizzazione fondamentalista, ispirata al modello delle organizzazioni giovanili fasciste (il suo fondatore, Savarkar, era un ammiratore di Mussolini), che propugna l’hindutva (la supremazia dell’induismo nel paese) e conta diverse centinaia di migliaia di aderenti» (Antonio Armellini, Atlante Geopolitico Treccani 2016) • Nel frattempo, la famiglia gli combina un matrimonio con una ragazza del posto, di nome Jashodaben Chimanlal. «Si sposarono con una cerimonia modesta quando lui aveva 17 anni e lei 18 […] Ma Modi, poco dopo, la abbandonò per mettersi a vagare sui monti dell’Himalaya con poco più di un vestito di ricambio nella sacca. […] Non tornò mai più dalla moglie anche se, ufficialmente, non ha mai divorziato. E non ha mai parlato di lei in pubblico per i successivi 50 anni» (Annie Gowen, The Washington Post, 1/2015). Non esiste nessuna foto della cerimonia, perché la famiglia era così povera da non potersi permettere un fotografo. Sembra che il matrimonio non sia mai stato consumato, e che Modi abbia cercato di tenerlo nascosto per essere ammesso come eremita in un ashram • «Esattamente, cosa Narendra abbia fatto tra i 17 e i 19 anni, dove sia andato e perché, rimane oscuro. Dalle voci che corrono attorno ai suoi viaggi, comunque, si può provare a tracciare un itinerario approssimativo, a dare un senso al suo vagabondare. Seduto nella sua casa, oggi lui sorride e lascia cadere nel vuoto ogni domanda su quegli anni. Ma qualche indizio emerge» (Andy Marino, Narendra Modi: A political biography, 2014) • È un pellegrinaggio sulle orme dello Swami Vivekananda [un mistico, considerato una specie di santo], di cui lui ha letto tutti i libri. Tra il 1968 e il 1971 è al santuario di Belur Math, a Calcutta, nel Bengala, ad Assam. Si ferma a Siliguri, a Guwahati e nell’ashram Ramakrishna di Almora. Vuole diventare un monaco, ma uno swami gli dice che non è quello il suo destino. Torna allora a Vadganar, ma ci resta pochissimo. Si trasferisce a Ahmedabad, la capitale del Gujarat, va a vivere con uno zio e inizia a lavorare in una mensa per ferrovieri. Subito dopo la nuova guerra con il Pakistan, nel 1971, però, riallaccia i contatti con i militanti indù della Rss e decide di dedicarsi alla politica a tempo pieno: come primo incarico nel movimento, gli fanno pulire il pavimento della loro sede • Durante una protesta davanti all’ambasciata americana viene arrestato e questo gli vale le simpatie dei vertici dell’organizzazione. Sono anni difficili. Nel 1975 Indira Gandhi proclama lo stato di emergenza e molti partiti dell’opposizione sono messi al bando. Modi si occupa di stampare pamphlets anti-governativi ed è costretto a viaggiare in incognito per non farsi arrestare. A volte si veste da monaco, altre da sikh • Quando la clandestinità finisce, nel 1977, Modi si è fatto un nome tra i suoi • «Diventa un cosiddetto “pracharak” e all’interno della Rss si conquista la reputazione di un formidabile organizzatore. Negli anni in cui scala le vette del movimento, il Bjp (approdo politico naturale della Rss) passa da 11 a 121 seggi nell’Assemblea nazionale del Gujarat. Modi si trasforma in un piccolo kingmaker e nel 1998 viene promosso a segretario generale per l’organizzazione del partito, il ponte tra Bjp e Rss. Nel 1999, in piena crisi del Kargil, mentre il generale Pervez Musharraf e il premier Atal Bihari Vajpayee provavano a imbastire fragilissimi colloqui di pace, NaMo, ancora sconosciuto alla maggioranza degli indiani, cercava la ribalta con dichiarazioni incendiarie. “Come dovrebbe rispondere l’India in caso di provocazioni pachistane?”, gli chiesero nel corso di un dibattito televisivo. “Ovviamente – rispose – non offriremo loro pollo biryani: a una pallottola risponderemo con una bomba” […] Nel gennaio del 2001, il Gujarat è scosso da un terremoto devastante. Modi lavora al quartier generale del Bjp a Nuova Delhi e sa che i vertici locali del partito non acconsentirebbero a una sua missione nei luoghi colpiti dal sisma. Chiede allora aiuto a Parimal Nathwani, il capo del gruppo [del petrolio, ndr] Reliance Industries in Gujarat e arriva a destinazione su un jet alcune ore prima dell’allora capo del governo locale Keshubhai Patel» (Boutourline) • La mossa lo porta alla ribalta e, quando Patel è accusato di corruzione, di inettitudine e si ammala, per rimpiazzarlo nominano proprio Modi. «Quando il 7 ottobre del 2001 presta giuramento, le prime bombe statunitensi stanno cadendo su Kabul, in Afghanistan, e il Bjp è a suo agio nella lotta globale al terrorismo islamico. Cinque mesi dopo, il 27 febbraio 2002 la guerriglia esplode nel Gujarat: è la prima volta, in India, che la violenza interconfessionale del subcontinente deflagra per le strade e contemporaneamente in diretta sui teleschermi. Un treno nel distretto di Godhra viene dato alle fiamme, oppure scoppia un incendio (la dinamica non è stata del tutto chiarita): muoiono 59 pellegrini indù e la polizia dà la colpa a un gruppo di musulmani. Le vie si gonfiano di giovani indù che corrono, gridano e invocano vendetta. È strage nei quartieri islamici: secondo il governo di Nuova Delhi le vittime sono più di un migliaio. Un rapporto di Human Rights Watch del 2002 – dal titolo Non abbiamo ricevuto ordine di salvarvi – denuncia il ruolo a tratti passivo a tratti connivente della polizia. Un ministro di Modi, Maya Kodnani, viene condannato a 28 anni di carcere per aver distribuito armi ai rivoltosi incoraggiandoli ad attaccare i concittadini musulmani. Nel 2012 la Corte suprema indiana ha stabilito che non ci sono prove del coinvolgimento di Modi nel pogrom e una petizione per riaprire il suo file è stata da poco archiviata. NaMo non ha mai cercato il dialogo con la comunità musulmana (138 milioni di persone, circa il 13 per cento della popolazione): la sua strategia è stata voltare pagina. “Siamo nel 2007, perché mi chiedete del 2002? Siamo nel 2009: il passato è passato, dobbiamo tutti guardare avanti”. Poi l’estate scorsa [2013, ndr], in un’intervista alla Reuters, Modi ha detto di sentire verso quei morti il dispiacere che proverebbe qualsiasi persona a bordo di una macchina che inavvertitamente travolgesse un cucciolo. La frase è suonata ancora più stonata del suo silenzio decennale. Costretto in seguito a tornare sull’argomento, Modi ha aggiunto che pensa spesso e con dolore alle vittime di quei giorni terribili. “Se fossi responsabile di quei fatti dovrei essere impiccato. Ma non lo sono”. Eppure a dispetto di una reputazione compromessa e di anni di ostracismo internazionale - il Regno Unito lo ha dichiarato persona non grata e dal 2005 Washington gli nega il visto - in India dilaga la NaMo mania. Infatti Modi, piuttosto che cambiare se stesso, ha trasformato il Gujarat. Dieci anni fa [2004, ndr] Ahmedabad, la capitale commerciale dello Stato, era una città sporca e inquinata, emblema delle tante storture della caotica urbanizzazione indiana. La cura NaMo l’ha costellata di spazi verdi e promenades, il traffico non è più infernale, i mezzi pubblici funzionano» (Boutourline)» • Il Gujarat, infatti, vive uno sviluppo economico incredibile: il Pil cresce del 10 % l’anno mentre nel resto del Paese si ferma a un +5 % e la cosa ingolosisce parecchio tutti gli altri indiani. A Ahmedabad sorgono 124 nuovi grattacieli, progettati dagli architetti cinesi della moderna Shanghai, e che dovranno servire come nuovo polo finanziario del subcontinente. La banca d’affari Goldman Sachs loda le politiche economiche liberiste di Modi e lui viene ribattezzato “Vikaas Purush”, l’“Uomo dello Sviluppo”. L’aristocrazia industriale indiana – i Tata, dell’automobile, Mukesh Ambani, il re dell’acciaio Lakshmi Mittal, i petrolieri della Reliance Industries – lo apprezza. È invece avversato dagli intellettuali e da alcuni economisti, come il premio Nobel Amartya Sen, che sottolineano come alla grandissima crescita non sia mai seguita un’equa redistribuzione della ricchezza, e che molti vivono ancora nella misera • Nel giugno 2013 Modi è candidato alle elezioni nazionali per il Bjp: «Il suo slogan è “sabka sath, sabka vikas”. “Tutti assieme, sviluppo per tutti”. Si crea una base di fan sui social network – li chiamano i «cyber indù» • «Modi può risultare generico, spesso anche contraddittorio, nessuno però si sognerebbe di mettere in dubbio la sua ambizione. “Pensa solo a vincere, vincere sempre”, ha raccontato un ex capo di stato del Gujarat a Vinod Jose della rivista Caravan nel reportage The emperor uncrowned. “Altri politici possono immaginare che un giorno perderanno, lui no. Potrebbe diventare primo ministro o finire in prigione”» (Boutourline) • In India vanno a votare 553 milioni di persone, le elezioni durano un mese (dal 7 aprile al 12 maggio 2014). Per Modi è un trionfo: sconfigge Raul Gandhi, della dinastia di Indira e Sonia Gandhi • «Nel frattempo lo scontro politico è andato polarizzandosi, la settimana scorsa nello stato di Assam sono stati trovati i corpi di 43 musulmani uccisi per ragioni legate alle elezioni (ma estranee ai due grandi partiti), e ieri le autorità di Nuova Delhi hanno sequestrato 55 milioni di dollari destinati a comprare voti, un record. […]il Wall Street Journal raccontava che i gruppi ultranazionalisti indù non hanno mai appoggiato un candidato con così tanto entusiasmo» (Il Foglio 13/05/2014) • Al governo nazionale, Modi attua politiche economiche neoliberiste, lancia un piano per portare l’energia elettrica e i gabinetti in ogni villaggio del Paese • «La sua controversa decisione di abolire le banconote da 500 e 1.000 rupie – parte di un piano per sconfiggere il sommerso e la corruzione – ha colpito pesantemente l’economia, in particolare il settore informale, che si basa in gran parte sul contante. Subito dopo l’annuncio, l’8 novembre 2016, il Paese piombò nel caos […] E anche la matrice indù del partito ha portato critiche a Mr. Modi. Durante il suo mandato, molti Stati indiani governati dal Bjp hanno vietato il consumo e la vendita di carne bovina (visto che la mucca è sacra per gli indù). Nel 2015, un musulmano è stato linciato dopo che si era detto che aveva del manzo in frigorifero. Altri musulmani sono stati picchiati dalle guardie delle vacche sacre. Nel febbraio 2019 un rapporto di Human Rights Watch diceva che tra maggio 2015 e dicembre 2018 almeno 44 persone – 36 dei quali islamici – sono state uccise in India. Circa 280 persone sono rimaste ferite in scontri in 20 stati nello stesso periodo. Mr. Modi è rimasto in silenzio ogni volta che questi incidenti sono accaduti, il che è sembrato essere indice di connivenza» (Bbc) • Pure la sua decisione di acquistare 36 jet da combattimento Rafale è molto contestata e lo hanno accusano di corruzione. La crescita economica rallenta. Ma nonostante tutto, alle elezioni 2019, viene riconfermato con una valanga di voti. «L’Rss e i suoi affiliati pretenderanno adesso dal secondo governo Modi di accelerare i tempi verso la realizzazione dell’“Hindu rashtra”, lo stato hindu. La loro prima richiesta sarà la costruzione del grande tempio in onore del dio Rama ad Ayodhya sulle macerie della Babri Masjid, la moschea di Babur rasa al suolo nel 1992 dai fanatici indù. Modi non sarà in grado di sottrarsi a questa richiesta. Le mai sopite tensioni fra indù e musulmani potrebbero allora tornare in superficie e il futuro dell’India apparirà ancora una volta incerto» (Carlo Buldrini, Il Foglio).
Vita privata e personalità Ha ammesso pubblicamente di essere sposato solo nel 2014, dopo aver vinto le elezioni (la moglie Jashodaben oggi è un’insegnante in pensione). «Mr. Modi ha sempre evitato le domande sulla sua vita privata, molti dicono per sembrare celibe e compiacere la propria base nazionalista indù» (Bbc) • «Reuters gli ha chiesto a quale personaggio della storia si ispirasse, ma nessun padre nobile da Nehru a Sardar Patel (in onore del quale Modi sta facendo costruire una statua grande due volte quella della Libertà, la statua dell’Unità) è stato citato. “Io non ho mai voluto essere qualcuno, ma fare qualcosa” […] Come ha spiegato il suo sarto nella biografia The man and the times di Nilanjan Mukhopadhyay, Modi è attento all’immagine e in particolare ai dettagli della sua kurta, la camicia tradizionale indiana, così varia i colori a seconda dell’occasione, ma a mutare sono sfumature che rientrano in una gamma cromatica che va dal crema allo zafferano (la tonalità simbolo dell’hindutva). Quel che è certo, sottolinea il sarto, è che “NaMo non indosserà mai il verde”, il colore sacro all’islam» (Boutourline).
Giudizi «Mai prima d’ora, in India, le persone erano state trascinate fuori dalle loro abitazioni e picchiate a morte per quello che dicevano, per quello che mangiavano – gli odiati beefeaters, i mangiatori di carne bovina: musulmani, cristiani e dalit – o semplicemente perché appartenevano a una casta o a una religione sbagliata. Nessuno era mai stato giudicato anti nazionale, un traditore, per avere idee diverse da quelle del partito al potere. In questo torbido clima politico, le poche voci dissidenti dei media indiani sono state bollate come presstitute, giornalisti prostitute. La democrazia moderna è stata vista sempre più come un qualcosa di “importato”, di estraneo all’ethos indiano» (Buldrini) • «Senza progressi economici capaci di soddisfare le aspettative della popolazione, rispolverare l’arma dell’intolleranza potrebbe essere un modo facile (e pericoloso) per controllare la situazione. Modi appare troppo abile e intellettualmente spregiudicato per rinunciare all’opportunità di guidare nel prossimo decennio il paese verso traguardi importanti di crescita. Il primo giudizio è tutto sommato positivo; qualche contraddizione si intravede e, come dicono gli inglesi, the jury is still out» (Armellini).
Curiosità Alto 1 metro e 70 • Appassionato di tecnologia e di fotografia • S’è laureato in Scienze politiche per corrispondenza (Bachelor all’Università di Delhi, nel 1978, e Master of Arts a quella del Gujarat, nel 1983) • È molto religioso: pratica yoga, digiuna, è vegetariano • Negli incontri ufficiali, abbraccia gli altri capi di Stato o di governo, ma mai le donne: «Lo chiamano Abbraccio dell’Orso e consiste nell’abbandonare la testa sul petto dell’abbracciato finché ascella sudata non li separi, creando un’intimità fisica che produce effetti collaterali sull’anima» (Massimo Gramellini, Corriere della Sera, 6/2017) • Secondo il Washington Post, Trump in privato lo avrebbe preso in giro per via dell’accento • «Ama leggere e scrivere (è un grafomane, a dire il vero, con decine di pubblicazioni). Tra le sue letture incontriamo i Veda e testi mistici di Sri Aurobindo e Swami Vivekananda. Criticato per le sue idee reputate nazionaliste, Modi però sa essere sorprendente quando si passa agli autori stranieri. Dovendo consigliare alle scolaresche un libro che esortasse all’ottimismo, ha scelto Pollyanna di Eleanor Hodgman Porter, storia di un’orfanella che riesce a trovare sempre un motivo di felicità. Il presidente ha inoltre indicato come costante fonte di ispirazione la Autobiografia di Benjamin Franklin, padre fondatore degli Stati Uniti. Indicazione che ha portato il libro in classifica...» (Alessandro Gnocchi, il Giornale, 2017) • «È famoso per indossare un copricapo diverso a seconda del pubblico, passa da cappelli piumati a turbanti torreggianti. E impersona anche personaggi diversi: uno zio felice nei viaggi all’estero, un giudice severo con i suoi critici, un pio asceta con i religiosi, un chowkidar (guardia) per compiacere i nazionalisti tutti legge-e-ordine. Ora, dopo le elezioni-terremoto che gli hanno assegnato un mandato ancora più forte che nei suoi primi cinque anni, gli indiani si stanno chiedendo dietro quale di queste maschere si nasconda il vero signor Modi. Senza elezioni imminenti a disturbarlo, con l’opposizione a pezzi, può fare quello che vuole» (The Economist, 15/6/2019).