il Giornale, 16 settembre 2019
Vita (impossibile) da preside
Passare un giorno tra i banchi di scuola c’è da prender paura. Alunni sempre più attivi, docenti sempre più arrabbiati, aule troppo piccole, alcune troppo affollate, ma soprattutto presidi stressati. Manca un’organizzazione. Sono troppo pochi. Devono dirigere plessi scolastici che raccolgono fino a mille e duecento persone, coordinano le riunioni, devono tenere a bada le richieste di segretarie docenti e genitori; sono responsabili della sicurezza, dell’igiene, se crolla una tegola dal tetto in testa a un bimbo chi ci rimette è il preside. Poi incombenze su incombenze, fotocopie su fotocopie, il telefono che squilla, carte da presentare, richieste da fare, circolari da mandare, persone da ricevere, alunni da sospendere.
Una serie di pratiche inutili burocratiche che nemmeno lavorando sette giorni su sette, ventiquattro su ventiquattro, uno riuscirebbe a fare. Anche per smaltire in modo corretto attrezzature superate come una radio vecchia buona soltanto a prendere polvere serve l’autorizzazione. Serve anche firmare la richiesta per mettere le asticelle per appendere le carte geografiche, perché altrimenti come fai a far capire ai bambini che la Sicilia sta al Sud e la Lombardia sta al Nord? E infatti. Chi ci rimette è la scuola. I bambini. I ragazzi. La scuola perde il suo valore di formazione per diventare una fucina dove si concentrano stress ansia e disorganizzazione. Secondo un dossier pubblicato da Tuttoscuola.com, testata che da quarant’anni fa informazione educativa e tratta i temi dell’istruzione è emergenza. «Il livello di stress e di disagio tra chi lavora nella scuola sta salendo oltre il livello di guardia scrive – Aumenta il livello di contenzioso, di violenza, di sovraccarico». Dirigenti scolastici costretti a dirigere anche sei scuole a testa. Vito Pecoraro che sta a Palermo e che è il preside della scuola più grande d’Italia, l’alberghiero Pietro Piazza, di studenti da coordinare ne ha 2.840. Quest’anno per mancanza di presidi – il numero di dirigenti dal 2000 è stato ridotto del 35 per cento – Pecoraro ha preso anche un altro istituto con oltre mille studenti. In totale ha 175 classi e quasi quattromila alunni. Una follia se si pensa che non conosce di persona nemmeno tutti i suoi 320 docenti. Ma non è il solo. Nel 2017 Maurizio Driol si è trovato a dirigere 29 plessi scolastici, 3.200 alunni, e 450 unità tra insegnanti, personale amministrativo e collaboratori scolastici. Numeri che fanno impressione. Nulla in confronto agli altri Paesi europei, dove l’Italia nella scaletta degli «sfigati» finisce sempre in alto. Basti pensare che in Finlandia, indicata dal neo ministro Fioramonti come modello da seguire, un preside per legge non può «reggere» più di 500 alunni. Il che vuol dire, Fioramonti, che siamo distanti anni luce. Non solo, in Italia, come spiega Tuttoscuola, i presidi devono assolvere a 129 competenze. Perché non solo il dirigente scolastico oggi coordina in media 160 dipendenti: 56 in più rispetto a 18 anni fa. È anche responsabile di più di sei sedi scolastiche, poste in alcuni casi a molti chilometri di distanza, che deve «presidiare» fisicamente con frequenza. È presidente di circa 50 consigli di classe e ha la rappresentanza legale, ma «risponde anche della sicurezza di tutti gli edifici scolastici delle sue scuole, nonché di tutte le persone».
E soprattutto in caso di incidenti paga per tutti.