Corriere della Sera, 16 settembre 2019
Manca il personale per la lotta all’evasione
Per far quadrare i conti dello Stato senza tagliare i servizi, dalla sanità alla scuola, c’è un solo modo: ridurre l’evasione. Il Mef stima 107 miliardi l’anno di tasse non pagate, che diventano 191 se includiamo anche l’economia sommersa, secondo uno studio del Parlamento europeo. La fatturazione e gli scontrini elettronici stringono le maglie ai piccoli contribuenti, ma bisogna investire sugli analisti per il controllo dei dati.
La lotta all’evasione di grandi imprese e multinazionali richiede invece monitoraggi mirati, e qui l’investimento nel personale è ad altissimo rendimento. I «grandi contribuenti», quelli sopra i 100 milioni di euro di fatturato, in Italia sono soltanto 3.320 (quelli noti): lo 0,06% dei 6 milioni di partite Iva. Ma nell’ultimo anno hanno garantito il 35% dell’evasione recuperata dal fisco.
Entrate da controlli sostanziali: meno 24%
Nonostante ciò, la Corte dei Conti nell’ultimo rendiconto generale dello Stato dice che le entrate da accertamenti sostanziali sono in flessione di 5,6 miliardi: meno 23,8 per cento rispetto al 2017, meno 9 per cento rispetto al 2016. I soggetti in campo per il recupero del dovuto sono l’Agenzia delle Entrate, la Guardia di Finanza, le Procure, le Dogane. Tutti con un problema comune: il personale. Ovvero la materia prima necessaria a una seria attività di contrasto.
Agenzia delle entrate: mancano 4.000 dipendenti
L’Agenzia delle entrate ha 36.069 dipendenti. Dal 2000 a oggi ne ha persi circa 10 mila. Con quota 100 altri 1.146 sono pronti a uscire. In più, 800 dirigenti nel 2015 sono stati retrocessi a impiegati perché erano stati promossi internamente senza vincere un concorso. Una via «forzata» anche dal blocco delle assunzioni. Sta di fatto che il loro stipendio è sceso da 3.500 euro a 1.700, e così quelli che avevano prodotto i risultati migliori sono andati ad alimentare i grandi studi di consulenza fiscale. Risultato: tagliati i controlli, poiché i servizi allo sportello non possono essere certo sacrificati.
Tanti concorsi tutti bloccati
Per far ripartire la macchina servono 4.000 assunzioni e almeno 350 nuovi dirigenti. Il passaggio obbligato è quello dei concorsi. Nel 2010 ne è stato bandito uno per 175 dirigenti. È stato bloccato per tre volte. Ora il consiglio di Stato ha dato ragione all’Agenzia, ma per completare l’iter i dirigenti selezionati diventeranno operativi fra due anni. Bloccato anche il concorso per mille funzionari ad alta responsabilità tecnica, e ora si va davanti al Tar. Un altro bando per 160 dirigenti è uscito all’inizio del 2019. Bloccato pure questo, e si aspetta la pronuncia della Corte costituzionale. Infine il concorso per 510 funzionari, rimandato per difficoltà a trovare i locali. La prima prova finalmente si terrà il 18 settembre. Solo in Lombardia, per 115 posti, le domande sono 23 mila.
I grandi contribuenti: dove stanno e chi sono
Gli specializzati dell’Agenzia sui controlli alle banche sono, in tutto il Paese, solo 8. Un settore che dovrebbe essere sempre «blindato», sia di mezzi che di personale, è quello che si occupa dei 3.320 grandi contribuenti, proprio perché spesso l’evasione è di grandi dimensioni. Le Regioni che hanno un dipartimento dedicato sono 9: Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Sicilia, Puglia e Piemonte. Per controllarli tutti possono contare su circa 500 persone. La metà di questi «grandi contribuenti», cioè 1.676, si trovano in Lombardia. Per monitorarli, il dipartimento dell’Agenzia delle Entrate lombardo ha solo 179 persone, di cui 67 dedicate ai controlli sostanziali.
In questo quadro emerge il modello Milano. Anche qui le risorse sono scarse, ma una pervicace attività di coordinamento fra Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e Procura, dal 2015 a oggi ha portato all’erario 5 miliardi e 633 milioni di euro grazie a patteggiamenti e accordi firmati da 115 soggetti, e il 90% erano proprio «i grandi».
La lista è nota: Apple nel 2015 ha dovuto pagare al fisco 318 milioni di euro. Google 306 milioni nel 2017. Nel 2018 Amazon ha dovuto versarne 100, altrettanti Facebook, e 79 il gruppo Mediolanum. Quest’anno è toccato a Kering (gruppo Gucci): 1,2 miliardi, mentre Ubs ha scucito 102 milioni di euro. Anche grazie a questo risultato siamo riusciti a calmare le acque di Bruxelles sui nostri conti pubblici. Se lo Stato fosse un’azienda privata, chiederebbe a queste tre galline dalle uova d’oro: «Visto che a Milano sono concentrati il 32% dei grandi contribuenti, di cosa avete bisogno per marciare a pieno regime?».
Più dirigenti, funzionari e magistrati
Il settore dedicato dell’Agenzia delle entrate della Lombardia negli ultimi tre anni ha perso il 13,5% dei dipendenti. Mancano 30 funzionari e i dirigenti, dall’anno prossimo, per tutta la Lombardia saranno solo tre. Guardia di Finanza Milano: ad occuparsene ci sono 200 persone. Ne servirebbero altre 100 e un investimento in strutture informatiche. Le grandi aziende hanno un business sempre più frammentato fra vari Stati, ed è molto difficile scovare dove stanno producendo profitti. Alla Procura di Milano, fino a qualche anno fa, i magistrati dedicati ai reati societari, economici, fiscali e legati alla corruzione, erano 15. Oggi sono in 10. Vista la complessità delle indagini, e la necessità di non sottrarre magistrati ad altri dipartimenti, ne servirebbero altri 10, supportati da altrettanti amministrativi e polizia giudiziaria. Se queste tre istituzioni fossero dotate del personale necessario, quanto denaro in più entrerebbe nelle casse dello Stato? E perché il modello Milano, che è osservato dagli inquirenti spagnoli e francesi, non viene esportato nel resto del Paese?
Per lo Stato l’evasione non è un reato grave
C’è poi la questione che riguarda la collaborazione tra il fisco e i big dell’impresa con ricavi superiori ai 10 miliardi. Oggi le società che aprono i libri contabili al fisco prima ancora di fare la dichiarazione dei redditi, sono solo una ventina, quasi tutte a partecipazione pubblica o fornitori pubblici. Dal primo gennaio 2020 la «cooperative compliance» sarà allargata a tutte le aziende sopra i 100 milioni di fatturato. Ma manca il personale.
C’è poi il problema delle banche dati: quella dell’Agenzia delle Entrate non è a disposizione della Guardia di Finanza. All’Agenzia non sono disponibili le segnalazioni di operazioni sospette, che invece ha la Gdf. Le Dogane non condividono la loro (AIDA) con nessuno. Infine una domanda: lo Stato considera l’evasione un reato grave? La risposta è no. Se rubi un portafogli con dentro 100 euro o evadi un miliardo di euro la procedura è la stessa. Finisci davanti a un giudice monocratico, l’accusa è sostenuta da un viceprocuratore onorario, mentre la difesa si porta i più grandi studi professionali. Una partita difficile da vincere.