ItaliaOggi, 14 settembre 2019
Una scuola elementare paritaria senza alcun onere per lo Stato
In un paese dove vige il motto «Armiamoci e partite» un gruppo di genitori piacentini inaugura oggi (a spese sue) una scuola elementare paritaria in base al motto, più impegnativo (ma anche molto più serio) di «Armiamoci e partiamo».L’idea si àncora a un’esperienza educativa secolare che ha lasciato le radici (e anche tanta nostalgia) nella città.
L’esperienza è quella dell’Istituto magistrale paritario delle madri Orsoline che è stato a lungo la fucina di generazioni di valorose ed efficaci maestre elementari, quelle, per intenderci, che, per quattro soldi, hanno pazientemente e robustamente costruito lo zoccolo culturale di questa provincia, dalla città ai comuni più remoti delle alte valli appenniniche che erano ancora popolati negli anni Sessanta anche se, alle volte, la frazioni più remote erano raggiungibili solo con delle mulattiere. E d’inverno, con la neve (che allora cadeva copiosa) queste frazioni di montagna rimanevano completamente isolate.
Lì, dove non c’era niente (né medico, né veterinario, né carabinieri), lo Stato era rappresentato solo da queste giovanissime maestre che spesso, senza essere retribuite ma solo per «fare punti», rappresentavano lo Stato. Non quello che opprimeva ma quello che tentava di far «apprendere a leggere scrivere e far di conto». Spesso con grandi ed inspiegabili risultati.
I genitori che hanno realizzato questa scuola elementare paritaria si innestano in questa grande storia didattica (e anche morale). Non solo per non dimenticarla (sarebbe un vero peccato) ma anche per cercare di farla rifiorire, con metodi nuovi ma anche con il convincimento (che oggi pare, dico pare, così desueto) che, nell’educazione, i genitori sono dei protagonisti indispensabili per poter assicurare un’educazione il più possibile completa. Il proposito di queste prime classi elementari piacentine è dimostrare che «l’iniziativa privata, se impregnata di valori, può assicurare il libero confronto delle idee e dei metodi, sottraendo la gioventù al pensiero unico che spesso ne condiziona lo sviluppo culturale e morale».
All’iniziativa ha dato un mano la Banca di Piacenza che ha prestato i locali e assicurato ai suoi dipendenti che volessero iscrivere i loro figli a questa scuola un contributo annuale pari al 10% del costo della retta. La scuola ha il suo fondamento normativo e gestionale in una Cooperativa che porta il nome di Santa Giustina, martire cristiana co-patrona della città di Piacenza. La scuola invece è stata intitolata a Sant’Orsola, vittima di culture a noi estranee e protettrice degli educatori. Il motto, affettuoso e volitivo, è: «Intorno a sant’Orsola la città si stringe di nuovo».