ItaliaOggi, 14 settembre 2019
Gentileschi in mostra a Fabriano
Orazio Gentileschi (1563-1664) fu forse il primo discepolo di un Caravaggio ancora all’inizio della sua carriera. Nato a Pisa in una famiglia di pittori, viaggiò non poco: a Firenze, Roma, Genova, Parigi e Londra, dove morì. Ma egli appartiene soprattutto alle Marche, dove soggiornò alcuni anni a Fabriano e dove ha lasciato alcune fra le sue opere più alte.A Roma non poteva più tornare, città dove la figlia di 18 anni era stata stuprata e torturata da un pittore suo amico, per giunta sposato. Artemisia narrò quel terribile momento in tribunale: «Serrò la camera a chiave, mi buttò sulla sponda del letto, mi mise un ginocchio tra le cosce e un fazzoletto nella gola, e appuntandomi il membro alla natura cominciò a spingere e lo mise dentro».
Artemisia, donna coraggiosa e anticipatrice del femminismo, fu un ottimo pittore, visse soprattutto a Napoli dove importò temi e tecniche del Caravaggio. I suoi quadri sono per lo più scene drammatiche di donne che uccidono un uomo, quasi un ricordo e una vendetta del male subito. Roberto Longhi l’ha chiamata «l’unica donna che abbia mai saputo cosa sia pittura e colore e impasto e simili essenzialità».
Come è chiaro dalla pittura, più volte ripetuta, dedicata a Giuditta che decapita Oloferne, che Artemisia dipinse subito dopo lo stupro, un’opera che non ha un equivalente in tutta la pittura femminile. Aiutata da una ancella essa taglia la testa del generale assiro, mentre sangue impuro macchia il letto e il cuscino.
Basta questo quadro per rendersi conto della sua superiorità rispetto al pur dotato padre. Roland Barthes, che ne fu affascinato, nota che nel racconto biblico c’è presente solo Giuditta, mentre Artemisia dipinge due donne, creando una scena di maggiore movimento e drammaticità.
Giusta, dunque, la mostra che la regione Marche ha dedicato al padre, in quella città di Fabriano, dove a lungo ha lavorato e soggiornato: «Orazio Gentileschi e la pittura caravaggesca nelle Marche del Seicento» (Pinacoteca civica, sino all’8 dicembre, ore 10-13 e 15-18). Gentileschi si era aperto alla pittura attraverso l’esperienza del manierismo toscano, che continuò a trionfare nelle sue pitture, con la sua classicità, sugli spunti barocchi derivati dall’incontro col Caravaggio e con la pittura romana. Ne derivò un caravaggismo temperato, piuttosto elegiaco e sereno, non troppo originale ma rispettoso della tradizione rinascimentale e delle prescrizioni per l’arte del Concilio di Trento.
Orazio fu soprattutto un pittore religioso, ammirato e richiesto per addobbare chiese e oratori. Poche le sue opere profane, come la Danae di Cleveland o alcuni affreschi per il Palazzo del Quirinale. Le sue pitture più riuscite sono pale per altare. Massima la Circoncisione, fatta per il Duomo di Fabriano e ora conservata nella Pinacoteca di Ancona. Come anche i vigorosi S. Venanzio e S. Carlo Borromeo.
Assai affascinante e attraente La visione di Santa Francesca Romana (Galleria delle Marche, Urbino), forse il capolavoro della mostra: tra le nuvole la Santa adora il Bambino, che, cullato dalla madre con l’aiuto di un angelo, la accarezza. Orazio rivela una capacità quasi unica di tradurre un evento di alta spiritualità in una scena intima e familiare. Non senza ricordi del naturalismo del Caravaggio, evidenti nelle pantofole della Santa e nei gradini scalfiti. Una pittura che giustifica, nella sua realizzazione, il titolo della mostra: «luce e silenzi», con i suoi colori limpidi e pacati che racchiudono un atto taciturno di adorazione.
Non mancano nella mostra opere prodotte nelle Marche da pittori italiani e stranieri suoi contemporanei, nei quali tutti è facile leggere l’influenza del Caravaggio, come Cesare Baglione, Alessandro Turchi, i francesi Simon Vouet (con l’affascinante Maddalena e due angeli) e Valentin de Boulogne. È presente anche un quadro del Cagnacci, una sua Maddalena piuttosto statica e stranita. Ma l’artista che più emerge è Giovan Francesco Guerrieri, di Fossombrone, un pittore che fu il protagonista del caravaggismo in una regione, nella quale mancano del tutto opere del grande Maestro. Aveva conosciuto il Merisi a Roma, ma ben presto ne divenne acerrimo nemico.