Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  settembre 14 Sabato calendario

Test di ingresso a Medicina: sostituiamo la cultura generale con domande sulla cultura della salute

Si è da poco svolto il test di ingresso a Medicina. Il numero degli aspiranti medici è impressionante: quasi 70 mila candidati per 11 mila posti. Solo uno su sei riuscirà ad accedere al Corso di Laurea. La selezione è affidata a un test di ingresso e anche quest’anno sono fioccate le polemiche. Per lo più le critiche sono state rivolte al tipo di domande contenute.Difatti, su 60 domande complessive, ben 12 erano di cultura generale e 10 di logica. Così le e gli aspiranti cardiochirurghi, urologi, psichiatri, nefrologi dovevano sapere della crisi dei missili di Cuba, dell’Ayatollah Khomeini, dei paesi che fanno parte dell’Unione Europea, del Futurismo e persino dell’Assassinio sull’Orient Express e della collocazione del Museo delle cere.
Possiamo sostenere che si tratti di domande piuttosto slegate dalla professione medica? Possiamo affermare che si tratti di domande di cui neppure i grandi luminari della medicina e i premi Nobel (della Medicina) sono tenuti a conoscerne le risposte?
Posto che si tratti dunque di domande poco congruenti con la Medicina, si può avanzare la proposta che esse vengano sostituite con quesiti tratti dalle Medical Humanities e da discipline parallele come la sociologia e la psicologia della salute, l’economia sanitaria e l’epidemiologia. Per esempio, si può fare una domanda riguardante il caso di Eluana Englaro, si può chiedere dell’incidenza della spesa sanitaria sul pil, si può domandare di che parlasse Un altro giro di giostra e di che malattia morì l’Aschenbach di Thomas Mann, oppure a cosa rimandi la sigla u.s. nella letteratura italiana del Novecento, o, ancora, cosa intendesse Dino Buzzati con i suoi Sette piani.
Domande di questo tipo hanno due pregi. Innanzitutto, sono domande di cultura generale, sebbene focalizzate sulla medicina. Quindi, l’aspetto culturale non viene abbandonato, anzi, esso viene reso più solido e coerente. Il secondo aspetto che viene integrato con questa proposta è qualcosa, qualcuno, che nel test attuali è completamente assente: il paziente. Le scienze sociali della salute e la narrativa medica offrono opportunità di mettersi nei panni del paziente, di cogliere il suo punto di vista, di tendere verso l’empatia. Infatti, oggi, ancora più di un tempo, il rapporto medico-paziente è centrale, visto il peso delle malattie croniche.
E i medici debbono attrezzarsi anche per comunicare in modo efficace coi pazienti.
Queste domande di cultura generale focalizzata possono quindi permettere, con tutti i loro limiti, di valutare l’interesse e la curiosità dei candidati verso la medicina, il paziente, il contesto sociale della malattia e quindi fornire qualche indicazione sulla intensità delle motivazioni dei candidati a intraprendere un percorso che non è per tutti.
Se è vero, come dicono alcuni sapienti, che la parola health, ’salute’ in inglese, deriva da holos, ’tutto’, intero’ in greco antico, apriamo il test di medicina a una dimensione più ampia: la salute, appunto.
*professore associato di Sociologia della salute presso l’Università di Bologna, dirige la rivista scientifica Salute e Società,
mail: antonio.maturo2@unibo.it