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 2019  settembre 15 Domenica calendario

CRONACHE DA 'ATLANTIA': L'IPOTESI DI VENDERE “AUTOSTRADE” E CAMBIARE I VERTICI. I PIANI DELLA FAMIGLIA BENETTON PER SMARCARSI DAI PM E DAL GOVERNO CHE INSISTE SULLA REVOCA DELLE CONCESSIONI - LE VALUTAZIONI DELLE BANCHE D'AFFARI SULLA POSSIBILE CESSIONE: NEL CDA DELLA SOCIETA’ SIEDONO RAPPRESENTANTI DI INVESTITORI ISTITUZIONALI ESTERI COME ALLIANZ-EDF E IL FONDO CINESE SILK ROAD... -

È possibile immaginare un' Atlantia senza Autostrade per l' Italia? Ai piani alti di Edizione, la holding di famiglia Benetton che detiene il 30,25% di Atlantia quotata a Piazza Affari, si ragiona da tempo su una possibile valorizzazione sul mercato della controllata messa nel mirino dalla Procura di Genova e oggetto di una possibile revoca unilaterale da parte del governo.

Atlantia è un conglomerato internazionale che spazia dalle autostrade in Brasile, Cile e Polonia, agli aeroporti di Roma e ai tre della Costa Azzurra. Da Telepass (nel mirino dei fondi per la procedura di vendita di una partecipazione di minoranza) alle società di manutenzione Spea e costruzione Pavimental. Dalla quota nell' Eurotunnel fino al 50,1% del gestore autostradale spagnolo Abertis in joint-venture con il gruppo iberico di costruzioni Acs e i tedeschi di Hochtief.

Sterilizzare l' impatto delle vicende giudiziarie che coinvolgono Autostrade potrebbe essere funzionale per tutelare i piccoli soci e gli investitori istituzionali azionisti, come il fondo sovrano di Singapore, Lazard, la banca Hsbc e la Cassa di risparmio di Torino che guardano con attenzione alle ultime vicende che hanno finito per penalizzare venerdì il titolo in Borsa (con una flessione dell' 8%, un contraccolpo pesante dopo mesi di tendenza rialzista).

Diverse banche d' affari stanno da tempo valutando la vendita di Aspi e della stessa Spea. Il rischio ora è di «svenderle», ma potrebbe servire ad evitare guai maggiori a patto che possa esserci un acquirente - un fondo infrastrutturale o un altro gestore autostradale - interessato a subentrare.

Edizione ha appena richiamato al timone Gianni Mion, il top manager che gode di grandissima fiducia tra tutti e quattro i rami della famiglia Benetton e uomo di sintesi delle loro istanze. Una scelta ponderata dopo mesi di fibrillazioni a Ponzano Veneto successivi alla morte del capostipite Gilberto Benetton, grande sponsor di Castellucci negli anni alla guida di Autostrade. Venuto a mancare lui la famiglia ha voluto tornare alle origini e ora filtra tutto lo sconcerto per questo ennesimo duro colpo giudiziario che potrebbe persino condurre a una riorganizzazione ai vertici di Autostrade e forse di Atlantia.

Sarà l' audit interno chiesto dal board a dover trarre le conclusioni. Quel che è certo è che Autostrade ha da tempo aperto il capitale a investitori istituzionali esteri come Allianz-Edf e il fondo cinese Silk Road, i cui rappresentanti siedono in consiglio di amministrazione e tra i quali traspare la preoccupazione per lo spaccato che sta emergendo dalle carte.

Circolano da mesi diverse valutazioni su Atlantia senza Autostrade, negli anni gallina dalle uova d' oro per i ricavi costantemente in crescita grazie al rincaro delle tariffe e ai maggiori transiti sulla rete, che hanno conferito lauti dividendi agli azionisti.

Per diverse banche d' affari separare i destini tra controllante e controllata non sarebbe così complesso, a patto di far confluire il debito nell'acquirente, che sia Anas, Cassa Depositi o altro gestore. Sarebbe necessaria la volontà politica nei primi due casi.A quel punto non servirebbe neanche la revoca.