Corriere della Sera, 15 settembre 2019
Tina Velo, l’estremista tedesca del clima
Una barriera di corpi sdraiati per impedire alla gente di entrare e per dire stop alle auto. «Saremo diverse centinaia, abbastanza per riuscire a bloccare l’ingresso del pubblico» assicura ottimista al Corriere la leader del movimento ambientalista che intende «sigillare» nientemeno che il Salone internazionale di Francoforte. «È da settimane che in diverse città si svolgono dei training specifici per insegnare ai partecipanti a mantenere la calma ed essere preparati a dar vita a una dimostrazione pacifica: vogliamo evitare escalation e derive violente» precisa Tina, questa attivista tedesca di 33 anni. Il doppio di Greta Thunberg.
Capelli castani fluenti, piercing al naso e trucco leggero, a differenza dell’ambientalista svedese lei nelle sue proteste è determinata a superare i limiti consentiti. Parla di «azioni non legali ma legittime» e «disobbedienza civile» come armi estreme per arrestare la deriva climatica. «Vogliamo città senz’auto» va ripetendo la portavoce dell’ala più radicale del movimento ecologista tedesco.
Laureata in scienze politiche e appassionata di yoga, si fa chiamare Tina Velo – bici, in francese, per lei «la migliore invenzione tecnologica dell’umanità». Uno pseudonimo «per proteggermi dagli haters che sui social mi minacciano di morte o di stupro» spiega.
Molti importanti cambia-menti sociali del passato sono stati indotti da gente coraggiosa decisa a infrangere piccole leggi per grandi cause
Ma anche un modo per mettersi da parte: «Non scriva il mio vero nome – chiede – non sono un’icona e non voglio diventarlo, non voglio parlare di me, ma del movimento per il clima protagonista di un’azione mai provata finora: il blocco dell’accesso a una fiera internazionale».
Una formazione nata sei mesi fa proprio con questo obiettivo. Il suo nome «Sand in Gear» (sabbia nelle marce) suona come il manifesto del gruppo che ha dichiarato guerra ad auto e suv, definiti «assassini climatici assoluti», e a un sistema di trasporto bollato come «vecchio, datato». Nella «sabbia» sono confluiti attivisti climatici di altri gruppi come la rete europea «Extinction Rebellion», «Attac» e «Ende Gelände», quest’ultimo protagonista a giugno dell’assalto ecologista alla più grande miniera di carbone della Germania, l’impianto a cielo aperto di Garzweiler, da 50 anni la maggiore fonte di inquinamento in Europa.
Da settimane in diverse città si svolgono dei training specifici per insegnare ai mani-festanti a mantenere la calma: vogliamo evitare violenze
Il blitz «verde» è riuscito a bloccare per un giorno il traffico della ferrovia Nord-Sud utilizzata per trasportare la lignite dall’impianto alle centrali elettriche di tutto il Nordreno-Vestfalia e questo successo ha rinvigorito le aspettative dei «disobbedienti». «Molti importanti cambiamenti sociali del passato sono stati indotti da gente coraggiosa decisa a infrangere piccole leggi per grandi cause». Tina cita le lotte anti coloniali, quelle dei gruppi anti apartheid e le conquiste del movimento femminista.
La prossima tappa di questi combattenti green è a Berlino il 20 settembre, quando il governo tedesco presenterà le sue misure contro il cambiamento climatico. Oggi gli occhi restano però puntati su Francoforte: al salone il numero di espositori è crollato in due anni da 1.000 a 800, segnale della crisi dell’industria automobilistica. «Un settore che non gode più del supporto della società», dice Tina, a cui lei e compagni vorrebbero dare il colpo finale. Fosse per lei, «questo Salone sarebbe l’ultimo».