la Repubblica, 15 settembre 2019
Mia madre a 107 anni in casa di riposo
Settimane indietro ho letto su Repubblica che il capo del governo, signor Conte, ha visitato una struttura per anziani, dispiacendosi per un’anziana signora che da molto tempo non riceveva visite dai propri familiari. Di questo ha ragione, dovremmo sempre ricordarci ed avere rispetto per chi ci ha con sacrificio allevati. La settimana dopo, sullo stesso giornale, leggo anche l’articolo dove si parla di una signora di 99 anni che si è buttata dalla finestra della struttura dove era ricoverata. Di tutto questo vorrei chiedere ai nostri politici che stanno facendo un nuovo governo se si rendono conto di come vivono gli anziani in struttura, e i loro familiari costretti a ricoverarli perché non hanno aiuti dallo Stato, perché non tutti i figli li abbandonano.Mia mamma ha 107 anni, è venuta ad abitare con me quando ne aveva 87. Per 19 anni ho potuto accudirla perché è stata sempre abbastanza bene; fino a 106 anni; poi ha cominciato a perdere l’equilibrio, così cadeva spesso, l’ultima volta ad ottobre 2018, quando è stata ricoverata all’ospedale per una brutta ferita al braccio. Dopo quattro giorni il medico mi disse che l’avrebbero dimessa, ma precisando che a casa avrebbe avuto bisogno di una badante giorno e notte perché iltrauma, essendo molto anziana, aveva provocato danni al cervello così non aveva più la percezione di quello che faceva.Il mio alloggio non è abbastanza spazioso per una badante, perciò decido di mandarla in una struttura, che trovo solo privata. Da undici mesi sto pagando tremila euro al mese nonostante mia mamma abbia diritto all’aiuto sociale, io e mio marito abbiamo 76 anni e duemila euro totali di pensione, così stiamo vedendo i nostri risparmi sparire. Sono andata dall’assistente sociale e mi ha detto, senza tanti giri di parole, che mia mamma è in graduatoria, ma purtroppo sembra che l’aiuto sia vincolato al numero dei decessi degli anziani davanti a lei. Questo è tutto.
Vorrei solo far presente ai nostri politici tutto questo; dell’ angoscia che proviamo noi figli, quando ogni due giorni entriamo in quella struttura, per carità, bella, pulita, con un bel parco sulla collina, ma basta guardare gli occhi e i visi dei ricoverati, ti assale la tristezza che vedi in loro e la rassegnazione di aspettare la morte e chiedersi come mai ancora non arriva; come fa mia madre quando capisce dove si trova, perché qui dentro perdono tutta la voglia di vivere, e la loro dignità. Sono seduti su una sedia a rotelle, legati perché non si facciano del male, tutti in fila senza fare niente tutto il giorno, chi capisce va in depressione, aspettano che le Oss rivolgano loro un sorriso o una parola (quando lo fanno). Questa è la vita degli anziani in struttura e il magone dei figli che non possono fare altro. Capisco la persona che si è buttata dalla finestra, e spero di non essere di peso per i miei figli e, se dovesse succedermi di trovarmi nelle stesse condizioni, di avere il coraggio di fare altrettanto.