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 2019  settembre 15 Domenica calendario

Vaccini, da domani 80 mila bimbi esclusi dalla materna

Da domani praticamente tutte le scuole italiane avranno riaperto (la Puglia parte mercoledì). Non tutti i bambini, però, potranno frequentare quelle d’infanzia, le cosiddette materne. I non vaccinati devono restare fuori. Si stima che siano circa 80 mila (dato che però in queste settimane probabilmente si è un po’ ridotto) quelli che non potranno entrare perché non hanno fatto l’esavalente, il quadrivalente o entrambi. Poi ci sono i più piccoli, quelli che vanno al nido. Anche per loro le porte non si apriranno se i genitori non li hanno messi in regola, ma il calcolo esatto è in realtà più complesso perché frequenta il nido solo una parte minoritaria, e molto variabile tra le regioni, dei bambini tra 0 e 3 anni.
La legge sull’obbligo proposta da Beatrice Lorenzin e approvata dal parlamento nell’estate del 2017 non ha mai goduto di buona salute come in questo momento. È la prima volta infatti che la norma viene applicata in modo completo. Il primo anno scolastico, quello 2017-2018, la stessa ministra, che aveva steso il testo, aveva dato la possibilità ai genitori di autocertificare l’avvenuta vaccinazione dei figli o di assicurare che l’avrebbero fatta successivamente. Del resto la legge era stata appena approvata. L’anno successivo la ministra dei Cinquestelle Giulia Grillo, un po’ per non scontentare un certo elettorato, un po’ perché riteneva che il sistema non fosse ancora pronto, ha dato nuovamente la possibilità di autocertificare. Solo da quest’anno, dunque, chi entra deve aver fatto tutti i vaccini previsti alla sua età, sennò resta fuori da nido o materna. Ovviamente può rientrare appena fa le iniezioni. Grillo stessa, prima di perdere il posto, non aveva fatto nulla per dare altre proroghe alle famiglie. Il nuovo ministro Roberto Speranza non si è ancora ufficialmente espresso ma sarebbe a favore dell’obbligo come la maggior parte del suo partito, Articolo Uno, e dei compagni di governo Pd.
Così le Regioni fanno i conti. Gli 80 mila bambini a rischio sono calcolati in base a chi il primo gennaio di quest’anno era senza il vaccino quadrivalente (anti morbillo, varicella, parotite e rosolia, che si inietta tra 13 e 16 mesi). È l’ultimo dato disponibile di coperture a due anni, che prendono anche in considerazione la situazione dell’esavalente (anti difterite, tetano, pertosse, polio, epatite B e emofilo, che si fa tra 3 e 6 mesi). In questo caso la diffusione è più alta e per questo si usa il quadrivalente per capire chi resta fuori da scuola. Chi non ha fatto l’esavalente è quasi sicuramente anche senza quadrivalente.
Dal primo gennaio in molti hanno fatto il vaccino che mancava, quindi il dato di 80 mila è certamente sceso, anche se a leggere i numeri diffusio in questo periodo dalle stesse Regioni sembra comunque credibile. In Veneto, ad esempio, mancano all’appello 7 mila bambini, che dunque saranno fuori da nidi e materne (solo a Treviso i Nas hanno segnalato 60 persone per aver realizzato falsi certificati al fine di far entrare comunque a scuola). In Toscana il dato sarebbe di poco superiore ai 4 m ila, in Lombardia si viaggia intorno ai 17 mila. Il più piccolo Friuli Venezia Giulia ha 3.000 alunni che non potranno entrare in classe. In Liguria il dato è 1.800, nelle Marche di 4.500. Le scuole intanto prendono provvedimenti di esclusione. Sette bambini sono rimasti fuori a Forlì. La Romagna è una delle zone a più alto tasso di no-vax d’Italia, e negli ultimi mesi i Comuni (ai quali fanno capo la maggior parte delle materne) sono stati molto severi. L’ufficio scolastico regionale ha anche annunciato che si stanno preparando i decreti di revoca per chi non ha rispettato la legge. In Piemonte, dove l’anno scorso non erano in regola in 8 mila, quest’anno contano di essere in una situazione migliore. Intanto però c’è stata una fiaccolata, a Ivrea, in solidarietà con la mamma in sciopero della fame perché le sue due gemelline di 3 anni, non vaccinate, non sono state fatte entrare a scuola.