la Repubblica, 15 settembre 2019
Pontida, il deputato leghista insulta Mattarella
PONTIDA (BG) — Un solo grido di guerra: «Conte vaffa…». Ma ce n’è anche per Di Maio che «deve tornare al San Paolo» a fare lo steward, e per il presidente della Repubblica «che ci fa schifo!». Beh, ieri pomeriggio sul nome di Mattarella ci sono stati grandi ululati e fischi e urla, lì è stato chiaro che è lui il primo nemico, lui che «se ne frega del 34 per cento del voto degli italiani», «Mattarella garante! Un presidente che mi fa schifo», e questo è l’onorevole Vito Comencini, 31 anni, deputato di Garda, provincia di Verona, un tipetto deciso che invoca la pugna, grida «dobbiamo batterci come i cristiani messicani», e i giovani padani radunati alla vigilia di Pontida gli vanno dietro senza esitare, nessuno sa niente dei cristiani messicani ma che importa. Ragazzi del Nord e del Sud, quelli della Lega Giovani Abruzzo e la dozzina arrivata da Formia e Anzio, la loro prima volta a Pontida, che emozione essere qui «dove si fa la storia», per intanto è gara a chi insulta di più, a chi è più aggressivo con i nemici, Mattarella in testa, seguono Pd e 5 stelle, e questo è l’antipasto del raduno che si terrà oggi, e come sempre c’è uno che parte lancia in resta. Gli altri, dietro.Questa vigilia di Pontida è maschia e guerriera, come succedeva una volta, tanti anni fa, tutti contro i romani, i comunisti, i musulmani. Forse è colpa della birra che va e va fin dal primo pomeriggio, e forse questa birra è stata corretta al testosterone padano e tutti sono un po’ troppo su di giri, poi arriva Salvini da Milano ed è l’apoteosi, anche di più, per i giovani padani – peraltro distratti dal vedere il leader invece che dal vero sui vari social che rimbalzano sui telefoni – qui riuniti per la loro assemblea dove eleggeranno il nuovo segretario Toccalini, e si immagina che ci sarà una notte di sesso droga e rock’n roll, nel campeggio della Lega giovani ai margini del santo pratone. «Passerete una notte senza promiscuità di nessun genere», e giù sghignazzi, bevendo «solo acqua naturale a temperatura ambiente», scherza Salvini, e qui più che boati, «non dormirete perché dovrete riflettere sul senso della vita», il segretario scalda gli animi, se ancora ce ne fosse bisogno, quindi crescete e moltiplicatevi, è l’invito ai ragazzi leghisti, tra questi c’è il Salvini di domani, e per intanto il vicesegretario Crippa impara a fare i selfie, ma ci saranno altri pretendenti.
Prevalgono i veneti, che avanzano minacciosi con le bandiere con il leone di San Marco, marciano al grido «Bastardi, questo è il Veneto», l’atmosfera è da stadio e siamo anche oltre le curve, i saluti sono a braccio teso, prende la parola l’onorevole Gastaldi, anche sindaco di Genola che è in provincia di Cuneo, parla della «dignità di essere sindaci», del «sogno di tornare al governo perché il destino è segnato, lo vuole il popolo». Ma i veneti lo sovrastano, urlano «Veneto libero!», sono i più forti, in più son tutti in maglietta nera con scritta «il leone ruggisce ancora» e gridano «Veneto azione/il resto è meridione», più forte di questa roba cosa c’è, solo gli slogan «Conte boia/Di Maio sei una tro…», e «Conte uomo di m…».
Basta così? Ma no, c’è altro, «Greta vaffa…», e anche Pertini, «uno che è andato a baciare la bara di Tito, quello che ha fatto le foibe», nelle parole del Comencini. E Sassoli? Buuh a Sassoli. La Chiesa? C’è un’altra Chiesa, come quella delle monache di un monastero in Croazia, che tifano «Le Pen e Salvini», «c’è una maggioranza che non ha la maggioranza nella Chiesa», spiega a «noi popolo» l’audace Comencini. «Ci toccherà armarci e combattere, e se serve fare qualche scritta di notte non dobbiamo avere paura», tutto qui, vien da dire? Bisogna quindi aspettare il Salvini di oggi, che al momento cita stancamente Bibbiano, dice anche che «Renzi, Zingaretti e Franceschini non si possono dire comunisti, Berlinguer si rivolterebbe nella tomba, i comunisti di una volta sì che erano persone serie…». Ma appare vecchio, rispetto ai giovani padani che ruggiscono contro il Presidente, è già il passato.