il Fatto Quotidiano, 15 settembre 2019
I guadagni dei Benetton su Autostrade
VANITYX
Un business monopolistico privatizzato da quasi 20 anni, con ricavi certi, garantiti dalle tariffe del regolatore. Basta tenere sotto controllo i costi e limitare allo stretto indispensabile gli investimenti e voilà il gioco è fatto. Utili à gogo senza grandi rischi. Per i manager di Autostrade per l’Italia era come andare sul velluto. Gestire una macchina da soldi come sono le concessioni autostradali non deve essere mestiere tanto difficile. Margini industriali ben sopra il 50% dei ricavi hanno sempre garantito sonni tranquilli. Il grande problema era ed è come gestire la cassa sempre pingue. Tanto pingue che l’anno prima del disastro del Ponte Morandi Autostrade ha deliberato un dividendo straordinario per Atlantia, la controllante in mano ai Benetton, di ben 1,1 miliardi. Soldi attinti dalle copiose riserve che a inizio del 2017 ammontavano alla cifra stratosferica di 3,4 miliardi. Questo era il livello della liquidità che stava pigramente nelle casse di Autostrade. Sempre nel 2017, non si è fatto mancare il consueto dividendo ordinario destinato ad Atlantia per l’importo di 777 milioni. E così otto mesi prima della tragedia dalle casse di Autostrade sono usciti la bellezza di oltre 1,8 miliardi a ripagare i soci di Atlantia. Non che questo abbia messo in ginocchio la società. Anche nell’anno del crollo il dividendo non è mancato. L’a ssegno staccato nel 2018 a risalire nella catena di controllo di Autostrade è stato di poco più di 500 milioni. In soli 24 mesi la ricca Autostrade ha beneficato i soci di Atlantia per 2,4 miliardi. Una cifra che vale quasi 5 volte gli investimenti che mediamente ogni anno Autostrade opera sulla sua rete. NEL 2018 INFATTI la società dei Benetton ha spesato sul suo bilancio investimenti per 543 milioni e nel 2017 la spesa è stata di 517 milioni. In fondo è questa l’unità di misura cui fare riferimento. A maggior ragione dopo la tragedia del Ponte di Genova e dopo la notizia della nuova inchiesta che ha visto applicare misure cautelari ad alcuni manager di Autostrade e della controllata Spea per i presunti report ammorbidati sulle reali condizioni di sicurezza di due viadotti in gestione alla società. Spesare poco più di mezzo miliardo di euro l’anno in investimenti sulle opere in concessione vale di fatto poco più del 12% dell’intero monte ricavi annuo. Autostrade produce infatti ricavi per 4 miliardi e scalati tutti i costi (tra cui gli investimenti) si ritrova con un margine industriale di 2 miliardi. Certo ci paga gli ammortamenti, gli oneri sul debito e ovviamente i ricchi dividendi che puntuali non mancano all’appello. Dividendi che valgono molto di più delle spese per investimenti. SOLO nel quinquennio 2014-2018 Autostrade ha pagato dividendi ad Atlantia per la bellezza di quasi 3,4 miliardi. Senza tra l’altro inficiare la ricca messe di utili dato che ne ha prodotti per oltre 4 miliardi. E l’i mpatto del disastro del Polcevera si è visto ben poco sui conti dei primi mesi del 2019. L’onere complessivo stimato in capo ad Autostrade della tragedia supera di poco il mezzo miliardo tra danni, risarcimenti e spese di demolizione. Ma anche questo costo aggiuntivo non ha fiaccato i conti del gruppo. Nella semestrale del 2019 i ricavi sono ammontati a poco meno di 2 miliardi con un margine operativo lordo di 1,16 miliardi. L’utile dei sei mesi è stato di 430 milioni, solo 54 milioni in meno rispetto ai 484 milioni contabilizzati nel primo semestre del 2018, due mesi prima del crollo. E anche gli investimenti sono stati di 271 milioni poco più del 13% degli incassi del semestre. Vista così è come se non fosse accaduto nulla e quei 43 morti non siano mai esistiti. Almeno per i sempiterni floridi conti di Autostrade. Del resto, la regola che hanno in testa i manager del concessionario è semplice: più investimenti, meno ca – sh flowe meno dividendi. E viceversa. © RIPRODUZIONE RISERVATA