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 2019  settembre 15 Domenica calendario

I ponti italiani e il Partito degli Affari

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PRIMO PIANOEDITORIALECOMMENTIPOLITICAECONOMIACRONACAITALIAMONDOCULTURASPORTIN EDICOLA/EDITORIALELa Banda dei Buchidi Marco Travaglio | 15 SETTEMBRE 2019Il Partito degli Affari è di nuovo in ambasce: avrebbe preferito un bel monocolore Salvini-B., magari un tricolore Lega-FI-Pd. Il problema sono sempre i maledetti 5Stelle e il putribondo Conte, che per quanti sforzi si facciano non si riescono proprio a sterminare, con la loro fissa dell’ambiente. Gira e rigira, tutti i mal di pancia dei giornaloni e dei leoni da tastiera e da talk sul Conte 2 vengono di lì. Un anno fa il PdA era andato nel panico tre volte: per la dipartita dei vecchi santi protettori FI&Pd e per il governo giallo-verde; per l’annuncio di Conte, Di Maio e Salvini sulla revoca delle concessioni ad Autostrade dopo il crollo del ponte Morandi; e per le analisi costi-benefici sulle grandi opere (Tav in primis). Poi Salvini voltò gabbana su tutti e tre i fronti, diventando il nuovo patrono del PdA, che tirò un sospiro di sollievo. E cominciò a pompare il Cazzaro con i suoi giornaloni e tv, gonfiandolo come la rana della fiaba fino a farlo scoppiare. Ora il programma green di Conte provoca nuovi conati alla Banda del Buco: si vede dalle facce e dalle arrampicate sugli specchi dei suoi pennivendoli, che non dissero una parola sui vergognosi inciuci Pd-FI e ora si consumano le unghie in cerca di pretesti per sputtanare in fasce un governo pienamente legittimo.
Se c’è una critica che si può e si deve muovere al Conte 2, così come al Conte 1, è la preoccupante presenza di ministri e sottosegretari devoti al PdA: per esempio, al Mit, la De Micheli (che promette grandi opere à go-go senz’alcun controllo) e il suo vice Margiotta (in pieno conflitto d’interessi per le passate vicende petrolifero-giudiziarie e la società familiare di engineering). Ma ciò che allarma noi rallegra la Banda del Buco. E viceversa. Noi però non amiamo i processi alle intenzioni: dunque attendiamo al varco anche la De Micheli e Margiotta, per giudicarli dagli atti e dai fatti. I tre nuovi arresti per i report taroccati di Autostrade su altri viadotti pericolanti dopo il crollo del Morandi rendono urgentissima la revoca almeno parziale delle concessioni. Che peraltro lo era già un anno fa, prima del voltafaccia pro Benetton della Lega. Le responsabilità penali le stabiliranno i giudici con le loro regole e i loro tempi. Quelle gestionali del concessionario inadempiente per omessa manutenzione e messa in sicurezza di beni pubblici pagati dai cittadini e scriteriatamente privatizzati dal centrosinistra nel 1999, sono già accertate nero su bianco nella relazione degli esperti nominati da Toninelli. Qui si parrà la nobilitate del Conte 2 e la “discontinuità” del Pd che s’è ripreso Trasporti e Infrastrutture. Tutto il resto è noia. E chiacchiera.