Il Messaggero, 15 settembre 2019
Mito e storia del pagliaccio cattivo
«Ridi pagliaccio sul tuo amore infranto/ ridi del dolore che ti avvelena il cuore». Era il maggio 1892 quando Ruggero Leoncavallo portava in scena a Milano, con la direzione di Arturo Toscanini, l’opera Pagliacci: storia di un clown che perde la ragione e folle di gelosia uccide brutalmente la donna che ama. Un Joker ante litteram, insomma, che il pubblico dell’epoca accolse tributando enorme successo all’opera, anche perché la maschera del pagliaccio cattivo, già allora, era ben radicata nella cultura popolare.
L’IMMAGINARIO
Cinquant’anni prima, nel 1836, lo scrittore Charles Dickens aveva infatti contribuito a plasmare nell’immaginario la figura del buffone tragico, curando la biografia di un artista inglese, Joseph Grimaldi, noto per aver inventato la maschera del clown moderno. Un attore molto dotato, Grimaldi, ma devastato dalla cattiva sorte: bullizzato da un padre tiranno, era diventato presto vedovo e aveva perso l’unico figlio, morto a 31 anni per alcolismo. In scena era diventato famoso con la faccia dipinta di bianco, le gote rosse da ubriaco e il nome di Joey: «Di giorno sono triste – diceva, alludendo sia al suo nome che al termine inglese grim, tetro – ma di notte vi faccio ridere». Ce n’era abbastanza per stuzzicare la penna di Dickens, stimolata anche da quanto era avvenuto, proprio in quegli anni, in Francia. Dove un collega di Grimaldi, Jean Gaspard Deburau, aveva ucciso nel 1836 un ragazzo che lo aveva offeso. E lo aveva fatto per strada, prendendolo a bastonate. Il suo nome in scena? Perrault.
IL RUOLO
E se non è stata un’invenzione di Stephen King, quella del pagliaccio assassino, il buffone in generale non ha mai rivestito un ruolo tranquillizzante nella società. Presente in tutte le civiltà, da quella egizia a quella greca e romana (gli antichi li chiamavano archimimi), il giullare nel medioevo – spesso deforme, o reso deforme dalle percosse – aveva il compito di ricordare alla corte la mortalità della carne, la natura animale dello spirito umano e il pericolo dell’irrazionalità. Non a caso spesso in Shakespeare il jester, o giullare, è collegato all’idea della morte, e nei circhi di fine Ottocento i pagliacci erano protagonisti di numeri letteralmente suicidi.
Fu solo dopo la seconda guerra mondiale – quando il mondo di orrori ne aveva visti fin troppi – che il clown assunse la forma del goffo burlone dal cuore d’oro, devoto all’intrattenimento esclusivo dei bambini. Per questo, quando nel 1956 la catena di fast food McDonald si trovò a dover scegliere un testimonial per i suoi prodotti, la scelta cadde proprio su un clown, Ronald McDonald, dai capelli ricci e rossi, la tuta gialla e le scarpe grosse.
Raramente nella storia ci fu tempismo peggiore per una mascotte: nemmeno vent’anni dopo, l’America assisteva alla raccapricciante escalation di omicidi, 33 bambini uccisi in sei anni a Chicago, del serial killer John Wayne Gaby. Che di mestiere faceva il clown, appunto, nome d’arte Pogo. E che trascorse il suo tempo in carcere disegnando ossessivamente pagliacci. Qualche anno ancora, e nel 1986 Stephen King inventava il clown Pennywise, l’orrore dalla faccia di pagliaccio che adesca bambini dai tombini per farli sparire per sempre. Un cult della letteratura cui seguì, poco dopo, un famoso tv movie con Tim Curry nei panni di Pennywise.
LA FOBIA
L’impatto sulla cultura popolare di King fu tale che il pagliaccio diventò, di diritto, una maschera classica di Halloween: e la medicina cominciò a studiare una fobia, la coulrophobia, o paura dei clown, che colpirebbe il 2% della popolazione adulta. Poltergeist nel 1982, Clown di Eli Roth nel 2014, il primo It che incassa 123 milioni nel primo weekend di apertura e poi il secondo It, uscito all’inizio del mese: i clown cattivi continuano a prendersi la scena, conquistando anche i videogiochi (Payday 2, e nella versione triste The Sims), i cartoni animati (I Simpson con il famigerato Krusty il clown) e i social network, dove periodicamente spopolano gli stalker clown – persone vestite da pagliaccio che si riprendono terrorizzando le persone. Il caso più celebre quello del Northampton Clown, nel 2013: un mistero che mise in allerta la polizia, e che si rivelò solo essere uno scherzo. Di cattivo, cattivissimo gusto.