Corriere della Sera, 14 settembre 2019
Protestare (18 giorni) su un albero
PARIGI Da 18 giorni c’è un uomo che vive in cima a un platano in boulevard Saint-Germain, a Parigi, vicino ai tavolini del Café de Flore, a pochi metri dal museo d’Orsay, ma soprattutto proprio davanti al ministero della Transizione ecologica.
Protetto dall’imbracatura Thomas Brail scende un po’ più in basso, proviamo a parlare urlando ma è impossibile, il boulevard è ingolfato di auto, oggi più del solito perché c’è lo sciopero dei mezzi pubblici, così sconfitti dai clacson passiamo al cellulare. Una telefonata da ramo a marciapiede, guardandoci in volto.
Quando tornerà a terra? «Io qui ci resto anche tutta la vita, non c’è problema, a meno che non rinunceranno a tagliare quei 25 alberi a Condom, nel Gers». Brail ha già salvato sette platani nel suo villaggio a Mazamet, un’altra ventina a Moissac, sempre nel Sud, e a fine agosto ha deciso di portare la battaglia a Parigi, davanti alle finestre della ministra Elisabeth Borne. «Nei villaggi e nelle città di tutta la Francia continuano a tagliare magnifici alberi vecchi anche di 200 anni per i motivi più diversi, per costruire palazzi o modificare le strade, ma è vietato dalla legge. Chiedo solo che il governo faccia rispettare l’articolo L350-3, che protegge le piante in città e lungo le vie di comunicazione. Non si possono abbattere, è proibito. Tutto qui».
Thomas Brail ha 45 anni, «e un figlio che ha appena compiuto due anni, lo stesso giorno dell’anniversario della morte di mio padre. Io non ero a casa perché stavo qui, ma da grande gli spiegherò che l’ho fatto per lui. Gli alberi sono esseri viventi come noi, ci danno ossigeno, tagliarli è da pazzi. Ci preoccupiamo dei roghi in Amazzonia ed è giusto, io intanto faccio quel che posso qui, in Francia».
L’iniziativa di Thomas Brail è personale. Salire sugli alberi è il suo mestiere. «Lo faccio da 25 anni, ho cominciato come giardiniere paesaggista e poi mi sono specializzato nella potatura e nella cura dei grandi alberi». È arrivato da solo, all’alba del 28 agosto. Si è arrampicato con le corde e i moschettoni e si è costruito una specie di capanna in cima al platano. Poi ha piazzato un cartello con la scritta «aux arbres citoyens!», citazione della Marsigliese con gli alberi al posto delle armi. «Sono arrivati i pompieri, hanno messo i materassi sul marciapiede ma poi hanno capito che non era il caso e se ne sono andati. Sul boulevard il chiasso del traffico è tremendo anche la notte, ma ho le cuffie con la riduzione del rumore così riesco a dormire».
Con il passare dei giorni si è creato un gruppo di volontari: Sophie che abita poco lontano siede a un banchetto per rispondere ai passanti, Djissi è diventato l’assistente di Thomas, gli porta da mangiare e segue le trattative con il sindaco nel Sud, i vicini del quartiere arrivano con i viveri. Un sistema di corde e cestini permette a Thomas di vivere tra le foglie, la vicenda comincia a fare clamore, sarà complicato farlo scendere senza dargli nulla in cambio.