Corriere della Sera, 14 settembre 2019
Salvini risale nei sondaggi
Dopo aver ottenuto la fiducia in Parlamento, il neonato governo giallorosso fa registrare una lieve crescita di gradimento, passando dal 36% di giudizi positivi della scorsa settimana al 38% odierno. L’indice di gradimento aumenta di due punti salendo a 43. Nel complesso un italiano su due esprime una valutazione negativa e, d’altronde, va considerato che lo sconcerto determinato dalla improvvisa crisi politica agostana e dalla sorprendente genesi del nuovo governo ben difficilmente possono essere foriere di un largo consenso che, infatti, è circoscritto quasi esclusivamente all’elettorato delle forze della maggioranza. Le Europee hanno confermato uno scenario frammentato: i partiti di sinistra, centrosinistra e il M5S rappresentano circa 12,8 milioni di elettori, quelli di destra, centrodestra e le altre forze di opposizione circa 14 milioni e a costoro vanno aggiunti gli astensionisti (comprensivi di schede bianche e nulle) che ammontano a circa 22,6 milioni.
Le ipotesi sulla durata del governo fanno segnare un aumento di coloro che non sono in grado di esprimere un pronostico (da 17 a 22%), mentre si conferma la previsione prevalente già la scorsa settimana: durerà pochi mesi, al massimo un anno, secondo il 42% (in calo di 3 punti). Va osservato che tra dem e 5 Stelle diminuisce la fiducia che il governo possa durare per la parte restante della legislatura (rispettivamente di 5 e 6 punti) e per entrambi l’ipotesi prevalente è un lasso di tempo di due anni.
Nel sondaggio abbiamo voluto testare l’apprezzamento per il presidente del Consiglio Conte e, in assenza di vicepremier, per i due principali esponenti di M5S e Pd nell’esecutivo (Di Maio e Franceschini), nonché per i leader dei partiti.
Conte vede aumentare il proprio gradimento, confermandosi nettamente al primo posto: il 51% esprime una valutazione positiva e l’indice sale a 57 dal 52 di fine agosto. Il calo tra gli elettori leghisti è più che compensato da quelli della nuova maggioranza, tra gli astensionisti i positivi prevalgono sui negativi (42% a 34%) e tra gli elettori di FI e FdI, che pure sono all’opposizione, uno su tre si esprime positivamente sul premier.
Molto staccati tutti gli altri, compresi Di Maio (gradito dal 24% con un indice pari a 27) e Franceschini (gradito dal 16% con un indice pari a 21).
I giudizi
Il governo cresce solo tra gli elettori dei partiti di maggioranza. I no continuano a prevalere
Dopo Conte, nel gradimento si colloca Salvini, uscito ammaccato dalla decisione di far cadere il precedente governo, ma in ripresa rispetto a fine agosto: oggi il 35% esprime un giudizio positivo, e l’indice di fiducia passa da 36 a 40. Per lui il consenso è tornato su livelli elevati presso il proprio elettorato (era il 63% oggi è l’84%) e tra gli elettori di FI e FdI (76%).
A seguire Giorgia Meloni, apprezzata dal 27% (indice di gradimento pari a 32, in calo di 1 punto), Nicola Zingaretti, gradito dal 19% (indice stabile, a 23) e Silvio Berlusconi con il 13% (indice 15, in calo di un punto).
Dunque per il nuovo governo il tema della popolarità si conferma un punto critico. Conte è riuscito a ritagliarsi un profilo «istituzionale» e gode di un consenso elevato ma, come abbiamo visto, prevalgono i giudizi negativi sull’esecutivo. Nel discorso di insediamento del premier, al di là di singole proposte, sono emerse alcune questioni importanti: la prima è quella del rinsaldato rapporto con l’Europa, testimoniato dalla nomina di Gentiloni a commissario Ue agli affari economici, ma non solo; la maggior parte degli italiani, pur critici nei confronti dell’Unione, auspicano un rapporto più sereno con Bruxelles. La seconda questione riguarda i tempi: puntare sulle riforme significa porsi obiettivi di medio-lungo termine, laddove gli elettori negli ultimi anni hanno manifestato l’aspettativa di misure immediate, come gli 80 euro di Renzi o la chiusura dei porti del governo gialloverde. Da ultimo lo stile comunicativo: Conte ha preso l’impegno di un lessico più sobrio e rispettoso. Si tratta di un cambiamento assai importante perché negli ultimi anni il linguaggio «forte» è andato per la maggiore, incontrando il favore di una larga parte di cittadini e ha favorito processi di identificazione con i politici che lo hanno adottato.
Forse è questa la sfida più difficile, perché la decantazione del clima aggressivo richiede un sussulto di resipiscenza dei cittadini.