La Stampa, 14 settembre 2019
Le balordaggini grilline contro il petrolio
Stavo seguendo distrattamente un talk in cui si parlava di green new deal (politiche ecologiche) quando ho sentito l’europarlamentare grillino Dino Giarrusso accusare qualcuno di voler «arricchire i signori del petrolio che hanno inquinato il mondo». Non so a che si riferisse né a chi si rivolgesse, anche perché sono caduto dalla sedia e ho perso conoscenza. Una balordaggine da villaggio vacanze che noialtri non ripetiamo più dalla quinta elementare, quando abbiamo scoperto che il primo petroliere salvò le balene, col grasso delle quali si alimentava l’illuminazione pubblica nell’Ottocento. Ma senza metterla giù troppo bucolica, e senza essere ingegneri dell’Eni, si dovrebbe sapere che il petrolio il mondo lo ha inquinato, ma soprattutto lo ha migliorato. Senza petrolio non avremmo avuto auto, navi, aerei, treni, trasporto pubblico, asfalto, acciaierie, gomma plastica (non solo bottigliette: guardate la plastica della vostra vita), i campi si coltiverebbero con la zappa, non ci sarebbe distribuzione di ortaggi, frutta, carne, pasta, latte, vestiti, scarpe, non ci sarebbero nylon, fibre sintetiche, niente forniture ospedaliere, strumentazioni, medicinali, siringhe, cannule, guanti e camici sterili, niente fabbriche, niente elettrodomestici, milioni di posti lavoro in meno, si vivrebbe peggio, si mangerebbe peggio, si morirebbe prima. Il vero problema del petrolio, oltre all’inquinamento, è che si esaurirà presto, e bisognerà trovare o perfezionare energie rinnovabili e pulite. Sennò toccherà tornare alla candela e all’alambicco, non per niente l’esatto punto di evoluzione dei cinque stelle.