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 2019  settembre 14 Sabato calendario

Dio è femmina. Il nuovo saggio di Ginevra Bompiani

L’altra metà di Dio, di Ginevra Bompiani, è un libro intrepido, avventuroso e difficile da incasellare. Forse è un saggio sul femminile nell’umana spiritualità che compie un volo nei millenni con un originale andamento diacronico. O può definirsi un tuffo nel mito della Grande Madre, «luogo di confine tra l’immaginato e il vivente», in altre parole nel soprannaturale. O si può pensare a una narrazione sulla smemoratezza collettiva, ovvero: c’è stato un mondo diverso da questo, sospinto da una conoscenza femminile che abbiamo dimenticato? Potremmo aiutare noi stessi recuperando il nucleo delle storie contenute in quella dimensione remota, dove i criteri di organizzazione economica e sociale maschile non opprimevano una sapienza femminile sostanziale e inclusiva?
Misurandosi con tali implicite domande in un’ottica mitologica, dunque incantata e fiabesca, piena di suggestioni radicate nell’inconscio, L’altra metà di Dio, appena uscito per Feltrinelli, procede scandito da tre tappe complementari che formano un arazzo di storie in arrivo dai due rami dell’immaginifica memoria occidentale: la tradizione ebraico-cristiana e il fertile universo della cultura greca. Accanto a tale patrimonio emerge il filone mesopotamico, sanguinoso e feroce. La prima parte esplora l’idea di distruzione. Perciò la rabbia, l’aggressività, l’azzeramento, il buio della morale negata. Da Sodoma e Gomorra alla “distruzione creativa” voluta dalle leggi della moderna economia di mercato, dagli antichi sacrifici rituali (i capri espiatori) ai massacri delle guerre mondiali novecentesche, dalla condanna alla ripetizione diffusa nei miti greci all’angelo sterminatore delle rappresentazioni giudaico-cristiane, si avvicendano i progetti omicidi e suicidi.
La seconda tappa del discorso si vota all’ostinata necessità di punire e di essere castigati: il frutto della conoscenza, il serpente che ordisce l’inganno, i giorni della Creazione, l’instaurarsi del “legame perverso” (nel rapporto interpersonale) connesso al peccato originario. Si viaggia dalla Bibbia a Kafka, toccando la Selva Oscura dantesca e molto altro. Infine la terza parte s’interroga sulla mistificazione, a partire dalle parole (mistificanti) di chi ci comanda. Ogni giorno, dai cieli corrotti della politica, piovono bugie. Qui l’autrice cammina a ritroso fino al Paleolitico e al silenzio magico della preistoria, dominata dall’oralità. C’era un tempo in cui spettava alla Signora (la Grande Madre, generatrice e sovrana) il compito di riflettere i vari aspetti dell’esistenza. In quell’epoca misteriosa e potente, che non contemplava il verbo scritto, vigeva il diritto materno. Succedeva prima dell’avvento del patriarcato, sistema che sarebbe stato favorito da due forti alleate: la religione e la scrittura. Fondamentali e devastanti. È la via del progresso. Inevitabile, certo. Ma oggi più che mai bisognosa di uno sguardo etico e politico rinnovato e nutrito dalla linfa di quelle storie occultate e distanti. L’Occidente galleggia in un oceano di falsità e insignificanze, segnala L’altra metà di Dio, e rischia di affondare. Una mappa di valori estranei a quel groviglio di smarrimenti, menzogne e impulsi violenti in cui la nostra civiltà si è inabissata affiora da queste pagine fitte di parabole e visioni, incastonate da una prosa colma di fantasia. Fantasia non come invenzione soggettiva (i dati attingono a testi quali la Genesi, opera-chiave che ci insegna, se letta al di là delle ombre, come sia stata la parte femminile di Dio a produrre il creato: in ebraico Ruach, cioè lo spirito, è femminile). Bensì fantasia come libertà di oscillazioni nel registro narrativo, che intreccia saggio e fiaba, analisi e racconto. Senza sfoggi estetici né intellettuali.
Ciascuno può capire il tessuto ricco di storie che scorre ne L’altra metà di Dio, e sta pure in tale completa accessibilità la bellezza di questo volume sorprendente. Un antropologo, un filosofo o uno storico delle religioni ci avrebbero soffocato coi loro tecnicismi. Ginevra Bompiani ha invece un passo morbido, chiaro e accogliente, da scrittrice e non da erudito. E mentre avanza non teme di esporre sé stessa in uno sprazzo autobiografico dal timbro puro, non compiaciuto e funzionale all’itinerario complessivo. Ginevra è la figlia di Valentino Bompiani, fondatore della celebre sigla editoriale. In un passaggio de L’altra metà di Dio ci parla del suo rapporto col carismatico padre nei capitoli sulla punizione e il terrore. Durante una digressione sui temi della colpa e della caduta, in seguito al giardino dell’Eden, rammenta come la sua infanzia fosse percorsa dalla paura del genitore e dal vivere appesa al filo dell’umore paterno, incline alla furia. Questa sua presenza personale e diretta, all’interno dell’affresco, è ancora un modo di tendere la mano al lettore e di andare in cerca di luce.