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 2019  settembre 14 Sabato calendario

Mallard: «In aula col bebè in braccio»

È un omone di 65 anni che gioca a rugby, fa surf e nel 2007, dietro le quinte del Parlamento, con un cazzotto ha steso un deputato che l’aveva provocato sulla sua nuova relazione, dopo 33 anni di matrimonio e tre figli. «Ma da allora molte cose sono cambiate», ci dice al telefono da Wellington Trevor Mallard, speaker, cioè presidente, del Parlamento della Nuova Zelanda che, come il suo pari John Bercow a Londra, è diventato una celebrità mondiale.
Ma non perché Mallard strilli roboanti "oooorrdderr!" in aula e nemmeno per risse o muscolari performance sportive, bensì per un gesto molto amorevole, paterno e dolcissimo: coccolare, cullare e allattare dal biberon un neonato, Tutanekai, un mese e mezzo di vita, mentre il suo papà parlamentare Tamati Coffey teneva un discorso nel Parlamento di Wellington. E così la balia Mr Speaker ha intenerito i cuori dei connazionali e di tutto il mondo. «Ma è una cosa normalissima. Sono anche un padre e un nonno».
Certo, Mr Speaker, ma non è mica una scena comune. Si aspettava di diventare così famoso?
«No, affatto. Tra l’altro non era nemmeno la prima volta che facessi una cosa simile. Nel Parlamento neozelandese è una cosa normalissima».
Cioè?
«Da qualche anno, soprattutto da quando sono diventato Speaker nel 2017, stiamo rendendo il Parlamento un luogo per famiglie. Perché questa istituzione non deve essere più un grigio e surreale consesso di parlamentari, che spesso hanno una vita talmente stressante da non avere il tempo di stare con le famiglie. O, peggio, hanno dovuto abbandonare la politica per l’esaurimento nervoso. Non si poteva andare avanti così. È una camera di rappresentanti, quindi deve rappresentare la vita reale e accostarsi sempre di più ai cittadini. Non solo nella sua composizione - lo scorso marzo le donne in Parlamento hanno finalmente superato la soglia del 40 per cento - ma anche nei modi».
E quindi non è un caso che la premier neozelandese Jacinda Ardern sia stata la prima donna capo di governo ad avere un figlio in carica, dopo l’ex premier pachistana Benazir Bhutto…
«Eh già. Jacinda è anche stata la prima a ninnare la sua piccola Neve alla sedu-ta dell’Onu, a New York…».
E quindi portarsi figli e parenti in Parlamento può essere considerata la prassi in Nuova Zelanda?
«Assolutamente sì, anche io spesso arrivo al lavoro con i miei nipotini. E poi negli ultimi anni molti deputati hanno avuto figli. Un "baby boom", che ha cambiato tutti noi».
Ma tutto ciò non mescola, forse troppo, pubblico e privato?
«Il Parlamento, per il bene dei deputati, della società e della politica, deve essere una comunità aperta e umana.
Quindi presto, nei giardini, realizzeremo un parco giochi per bambini e verranno create stanze dove le famiglie possano trascorrere del tempo insieme.
C’è già una piscina indoor. Ah, e di recente abbiamo aperto anche ai cani».
Pure i cani?
«Certo! Perché umanizzano ancora di più il Parlamento, rendendolo un luogo migliore. È importante avere sempre un approccio molto positivo, anche per rispondere alla xenofobia e al terrorismo, vedi l’ultima tragedia di Christchurch».
Però, Mr Spe aker, non crede che tutto questo possa forse annacquare, o forse banalizzare, la caratura di un’istituzione così importante come il Parlamento, che lei tra l’altro presiede?
«Al contrario: rilassa sensibilmente l’atmosfera in aula, la depura dagli estre-mismi e allenta le tensioni tra i partiti.
Con i bambini e i cani in Parlamento, i deputati tendono a parlarsi e a confrontarsi di più. È così che la politica diven-ta meno tossica, più efficiente. E, sopratutto, molto più bella».