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 2019  settembre 13 Venerdì calendario

Periscopio

La migliore pubblicità è un cliente soddisfatto. Bill Gates, patron di Microsoft.Le beau est aussi utile que l’utile. Plus, peut être. Il bello è utile come l’utile. Di più, può essere. Voltaire.
Conte non è neppure l’ombra di Andreotti, eppure solo pochi premier prima di lui hanno avuto un rapporto così stretto contemporaneamente con un Papa e un segretario di stato. Ma verrà messo a dura prova dalle scadenze legate all’introduzione dell’eutanasia, argomento incandescente per il Vaticano, anche perché Bergoglio e Parolin si aspettano molto da lui dopo che si sono esposti per la sua riconferma non solo con il Quirinale, ma soprattutto con la segreteria del Pd. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Una figura apprezzabile, quella di Conte, se non altro perché, rispetto a quando, al suo esordio, si faceva dire da Di Maio quali fogli poteva leggere in Aula e quali no, ha dimostrato un certa crescita. E lo stesso vale nelle relazioni internazionali. Ha sicuramente guadagnato un po’ di prestigio. Ma proprio per questo Di Maio non potrà permettersi di passargli il testimone. Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, espulso dal M5s (Valerio Valentini). Il Foglio.
Tuttora alfiere della promiscuità, Monica Cirinnà è al momento un po’ in declino. Per reagire, strafà. L’8 marzo, festa della donna, si è presentata con un cartello e la scritta: «Dio, patria e famiglia: che vita de merda». I bacchettoni si sono indignati per avere tirato in ballo Dio. Monica ha replicato caparbia di non pentirsi perché il motto risorgimentale ha, secondo lei, un sapore fascista. Manca solo che papa Francesco, facendone delle sue, la chiami per complimentarsi. Giancarlo Perna, saggista politico. LaVerità.
Ho conosciuto Bossi nel 1981, a Brescia, all’incontro organizzato dai militanti mantovani per aiutare Enrico Rivolta, editore di Alta Brianza, un giornalino che poi diventerà Vento del Nord. Si presentò con una contessina comasca, sua mecenate. A me vennero i brividi quando costei propugnò come modelli Maria Teresa d’Austria, la Repubblica Cisalpina e il Regno d’Italia di Napoleone, mentre il suo cavalier servente annuiva entusiasta. E infatti, pur potendo realizzare il federalismo, Bossi poi proporrà di spostare i ministeri da Roma al Palazzo Reale di Monza, proprio dove aveva la sua sede lo Stato centralista e oppressore del Bonaparte. Franco Rocchetta, ex leader della Lega (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Il rifiuto di accogliere nei grandi festival i film prodotti da Netflix e che quindi non entrano subito nelle sale è un modo per difendere questa pianta fragile che è il cinema. Alejandro Gonzalez, regista messicano (Robin Cannone). Le Figaro.
Se diversi anni fa prevaleva l’atteggiamento di apertura e grosso modo la metà degli intervistati dichiarava addirittura di approvare l’idea di «accogliere tutti gli immigrati, anche perché l’Italia è un paese cattolico», oggi questa percentuale è drasticamente crollata, sino a diminuire a meno del 20%. E si è di converso fortemente accresciuta la quota di chi dice che «dobbiamo respingerli tutti» o, come sostiene la maggioranza relativa, che «dobbiamo accettare solo i profughi da guerre o eventi naturali e respingere tutti gli immigrati per motivi economici». Renato Mannheimer, sondaggista. il Giornale.
A Londra, nella capitale vincitrice, il clima duro del dopoguerra si sentiva molto di più. Appena arrivato avevo fame e chiesi due uova al piatto: mi guardarono sorridendo. Le uova erano razionate, come il pane e la stoffa per i vestiti. Il governo socialista di Clement Attlee voleva pianificare tutto, compresi i pasti al ristorante: c’erano solo tre menù in tutta l’Inghilterra, e anche nel locale più esclusivo nessun conto poteva superare i cinque scellini. La polizia arrivò alle 4 del mattino per vedere se avevo i permessi in ordine. Cominciava la prima immigrazione. E gli inglesi non la volevano. Gaia Servadio (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Mio padre, Giuseppe Amato, non mise mai lo zampino nella carriera di mio marito Bud Spencer. Basti ricordare che il suo primo film fu del ’67: mio padre era morto tre anni prima… E poi, figurarsi, papà non avrebbe mai concepito che Carlo facesse l’attore. Allora il cinema italiano contava nel mondo, non era come oggi alla mercé di americani e francesi. Per merito del neorealismo, e anche della commedia italiana. Papà, di quella stagione, era stato un protagonista, le sue opere parlano da sole. Ed è curioso e anche triste che oggi sia cosi poco ricordato. La sua era la stagione dei grandi produttori… Ponti, De Laurentiis, grandi imprenditori. Papà invece fu un innovatore. E non solo perché fu lui a credere in La dolce vita quando Fellini glielo propose. Ha fatto fare il regista a De Sica, ha fatto recitare insieme i fratelli De Filippo, ha prodotto Don Camillo, Domani è troppo tardi, ha fatto Umberto D., ha fatto fare a Rossellini Francesco giullare di Dio. È riuscito a far interpretare a Totò la sua unica parte tragica in Yvonne la nuit … Pensavo che sarebbe bastato per ricordarlo, ma non è così. Oggi mi è venuta voglia di parlarne, di fare qualcosa, forse un docufilm. Maria Amato, vedova di Bud Spencer (Alessandra Paolini). la Repubblica.
Nelle sale cinematografiche più popolari il pubblico svolgeva la funzione di coro: metteva in guardia l’amato eroe o eroina dai pericoli che li minacciavano, fischiava il cattivo, faceva esplodere la gioia con il trionfo finale della giustizia e del bene. E pure nei teatri e nei cinema più distinti, il pubblico non mancava di far sentire ogni tanto il suo polemico commento. C’era anche chi, protestando ad alta voce, abbandonava la sala. Piergiorgio Bellocchio, Piacenza passato prossimo. La luna nel pozzo, 2005.
Da un balcone egiziano, con il cannocchiale, osservo gli avamposti israeliani. Sono circondato da soldati egiziani: baffuti, obesi, bevono del caffè. Ci è voluto tutto il genio della propaganda sionista per far credere al mondo che l’Egitto minacciasse la sicurezza di Israele. Gli egiziani sono il popolo più pacifico della terra. Essi non sono e non sono mai stati una minaccia per nessuno. Ad eccezione della Cecoslovacchia, non esiste una nazione meno guerriera dell’Egitto che è stato invaso dai greci, dai romani, dai turchi, dai francesi, dagli inglesi, ma che non ha mai invaso nessuno. Gabriel Matzneff, Elie et Phaeton. La Table ronde, 1991.
L’amore, anche a fronte di conflitti, a volte futili, è l’unica scappatoia in questa vita già di per sé complicata. Ornella Muti. Sette.
Chi non dubita di nulla è capace di tutto. Roberto Gervaso. Il Messaggero.