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 2019  settembre 13 Venerdì calendario

Biografia di Mahmood

Mahmood, pseudonimo di Alessandro Mahmoud, nato a Milano il 12 settembre 1992 (27 anni). Vincitore del Festival di Sanremo 2019 con la canzone Soldi. Secondo all’Eurofestival dello stesso anno. Il suo nome d’arte è un gioco di parole tra il cognome e l’espressione inglese «My mood, il mio umore» • «Su Spotify, Soldi ha già superato i 12 milioni di ascolti. Record mondiale (sì, mondiale)» (Andrea Scanzi, Il Fatto).
Vita «“Sono nato alla clinica Mangiagalli, dove partoriscono i milanesi” […] Il papà è egiziano, “però mamma è sarda e a casa parliamo in sassarese”» (a Luigi Bolognini, la Repubblica). «D’estate vado sempre a Orosei: il mare più bello del mondo» (a Andrea Scanzi) • «Mio padre ha altri figli in giro per il mondo, nati da altri 4 matrimoni» (a Federico Rocca, Vanity Fair) • Abitano al Gratosoglio, «estrema periferia sud milanese, catene non interrotte di formicai umani, palazzoni popolari da centinaia di appartamenti, cemento che abbonda anche nei parchetti, disagio che va dalla difficoltà di sbarcare il lunario alla disperazione, alla fame chimica. Il tram, linea 15, come solo mezzo pubblico a legarti al mondo» (Bolognini) • «“Nella vita, la chiamo Gratosolliwood. […] Ci sono cresciuto senza paura, ho più paura in piazza Duomo» (a Candida Morvillo, Corriere) • Alessandro viene battezzato, cresimato e comincia a cantare nel coro della chiesa di San Barnaba: «l’unico maschietto in mezzo alle donne… era fantastico già all’oratorio» (Anna Cervo, la sua catechista) • Va alle elementari di via Feraboli: «Questa scuola era già multietnica 20 anni fa, in classe avevo cinesi, rumeni, algerini. Milano per me è la città del mondo, io e i miei coetanei non badiamo neppure all’etnia» (a Bolognini) • «Il razzismo l’ha mai sfiorata? “No, la mia generazione non fa fatica ad aprire la mente”. Forse è stato fortunato. “Al massimo mi chiamavano Manny, come il mammut dell’Era glaciale. Ho giusto vissuto qualche episodio di bullismo: alle medie stavo sulle mie, ero cicciottello, con gli occhiali, portavo la doppia merenda, una me la fottevano sempre. Non ero il massimo della coolness. Ma non dipendeva dal cognome arabo. Il figo della classe, per dire, era cinese”» (Federico Rocca, Vanity Fair) • Quando Alessandro è piccolissimo, il padre egiziano abbandona la famiglia (ma non interrompe completamente i rapporti). «“Avevo cinque anni. Sono rimasto uguale. Mia madre si preoccupava perché le chiedevo ‘mamma mi porti al parco?’ e non ‘dov’è papà?’”. Suo padre non le mancava? “Ero così piccolo... I momenti di rabbia sono venuti dopo e li ho superati. Però, ho scritto Soldi perché avevo bisogno di fissare i ricordi di qualcosa che poteva andare meglio” […] Dice che con suo padre ha risolto, ma l’ha messo anche in Gioventù bruciata e Mai figlio unico. Perché? “È stata un’autoanalisi, perché papà qualcosa mi ha lasciato. […] Da piccolissimo, ascoltavo la musica di mamma, De Gregori, Dalla, Battisti, e quella araba di papà. Il mio primo ricordo sono io che suono la trombetta Chicco davanti alla tv. A otto anni, già prendevo lezioni di solfeggio, ma i suoni mediorientali li ho recuperati dopo, come quando da bambino non ti piacciono le verdure, poi cresci e cerchi tutte le verdure che ti sei perso”. Il primo ricordo di suo padre? “Voleva insegnarmi a pescare, io la pesca la odiavo. Lo ricordo all’Idroscalo, facevamo il barbecue. E poi, la prima volta in Egitto con lui, a otto anni. Abbiamo visto il deserto, le piramidi, il museo del Cairo coi gioielli dei faraoni, sono rimasto affascinato. Mi piace che quello sia un pezzo delle mie origini”. In Gioventù bruciata ha scritto della “violenza chiusa dentro quattro matrimoni”. “Quattro sono le mogli che ha avuto papà. Ci ho fatto i conti: le persone si amano, non si capiscono più, si lasciano. Ma non sto parlando di poligamia. Mamma e papà si sono sposati in chiesa […] Quanti altri figli ha suo padre? “Io ho conosciuto una sorella a Milano e un fratello in Egitto. Quando conosci un fratello dall’altra parte del mare, a 8 anni, è già successo tutto e, dopo, niente può farti male. Dopo, io e papà abbiamo passato altre estati insieme. I primi addii sono belli tosti, alla quarta ti abitui e ti senti più sicuro nel posto dove stai sempre”. L’ultimo addio? “Qualche mese fa”» (Morvillo) • «Con gli amici attraversavamo via dei Missaglia sul ponte coperto zeppo di venditori di cd contrabbandati e cinture D&G tarocche, e al di là avevo il cinema multisala, il centro commerciale Fiordaliso dove fare lo struscio tra i negozi e un McDonald’s in cui buttar giù un Big Mac, un Filet-o-fish o un Crispy McBacon». In centro in automobile: «Due anni a un bar di piazza San Babila, sempre il turno di apertura, e all’alba il tram non passa. Facevo cappuccini. Non sapevo montare il latte, ma col tempo ho imparato: a qualunque cosa faccia mi dedico anima e corpo. E i testi di tante canzoni li ho buttati giù sul taccuino delle comande, non ho mai smesso di desiderare di fare il musicista» (Bolognini) • Liceo linguistico: «So lo spagnolo (da Dio), il francese (ahia) e l’inglese (decente). L’arabo poco, ma lo approfondirò» • «“Alle elementari vincevo sempre la medaglia come miglior lettore di libri. Però, alla maturità, non mi sono presentato. Era una fase ribelle, facevo tardi la sera. L’anno dopo, per punizione, mamma non mi mandò a musica”» (Morvillo) • Studia teoria e canto lirico con il maestro Gianluca Valenti • Nel 2012 partecipa a X Factor, ma viene eliminato dopo due puntate: «Non mi fece piacere, ma non ho mai pensato di smettere. Ero nella squadra di Simona Ventura. Avevo 20 anni, ero appena uscito dal liceo e già allora pensavo che, quando perdi o fallisci, la colpa è solo tua perché non sei riuscito a farti capire. Perdere mi provoca solo rabbia e voglia di lavorare ancora di più» (Scanzi) • Fa il barista all’alba e al mattino, al pomeriggio studia pianoforte. «A un certo punto, mamma aveva un bar in via Larga a Milano, veniva a mangiare il figlio di Caterina Caselli, mamma voleva che gli dessi un cd, non l’ho fatto”» (a Morvillo). • «Poi ha collaborato con il produttore Pierpaolo Peroni, con il quale ha realizzato il suo primo singolo Fallin Rain, cantato in lingua inglese. Nel 2013 è nata la collaborazione con Marcello Grilli e Francesco Fugazza, giovani produttori con i quali ha iniziato ad arrangiare i primi brani completi, avvicinandosi sempre più al genere elettronico. Nel 2015 ha scritto il brano Dimentica con cui ha vinto il concorso Area Sanremo. Nel 2016 ha presentato il brano in gara nella sezione giovani del Festival di Sanremo. A giugno 2017 ha pubblicato il singolo Pesos» (la Repubblica) • Dopo due Sanremo giovani è all’Ariston quello vero. «Sono stati otto anni di crescita. Prima di arrivare a proporre cose mie ho anche scritto per altri, per Michele Bravi ed Elodie, il brano che Mengoni canterà qui con Tom Walker che proprio ieri ha raggiunto il platino. Negli ultimi tre anni ho dovuto stringere i denti: a me che ascoltavo Amy Winehouse e James Blake i discografici continuavano a dire di ascoltare le radio commerciali, di essere più pop. Chissà, forse sarà servito anche quello. Ora spero di lasciare qualcosa che sia percepito come diverso e nuovo» (Moretti, la Repubblica) • «Suo padre lo chiamerà? “Eh…” Un’altra pausa, più lunga. “Be’ sì, dai”. E che cosa pensa le dirà? “Ho solo un’ansia. Che mi dica: waladi habibi ta’aleena potevi pronunciarlo meglio!”. Che cosa vuol dire? “Figlio mio, amore, vieni qua”. Pensa che la criticherebbe? “Non so, forse no. Io mi sono impegnato molto, ho chiesto anche al mio parrucchiere quale sia la pronuncia più corretta”» (Federico Rocca, Vanity Fair) • «Mahmood era il meno quotato per la vittoria secondo i bookmaker, pagato circa 50 a 1» (Tommaso Naccari, Vice). E invece arriva primo: «per aver affrontato con coraggio e sensibilità un tema non semplice, come la religione islamica di un padre distante e troppo legato alle sue tradizioni […] Soldi è un brano che Mahmood interpreta con piglio e carisma, doti che lo potranno far crescere artisticamente. Dal punto di vista musicale, si distinguono il battito di mani e i repentini cambiamenti ritmici che favoriscono le progressioni armoniche degli archi; oltre a piacevoli inflessioni melodiche che portano al di là dei nostri confini» (la motivazione della giuria) • «Mahmood ha una voce molto particolare, il suo pezzo mi è piaciuto subito. Tiferò per lui all’Eurovision» (Loredana Bertè, arrivata quarta, a Aldo Cazzullo, Corriere) • All’annuncio della sua vittoria scoppia una piccola polemica legata alle sue origini. Il profilo twitter di Matteo Salvini scrive: «Mahmood… mah… La canzone italiana più bella?!? Io avrei scelto Ultimo, voi che dite??». Poi però, in privato, il vicepremier gli manda un sms: «Ciao, qui Matteo Salvini. Al di là dei gusti musicali (io preferisco altro), goditi il tuo successo!» • Eppure il tweet è «sufficiente a scatenare i fans assatanati che in poche ore cliccano 51.617 mi piace, 4.104 condivisioni e scrivono oltre 21.952 commenti dai contenuti sprezzanti» (Dagospia). Interviene anche l’altro vicepresidente del consiglio: «Domenica sera: il Movimento 5 Stelle crolla alle Regionali, Salvini brinda pensando già a una nuova trollata dopo quella su Mahmood, e Luigi Di Maio tira fuori una nuova dichiarazione programmatica non prevista nel contratto di governo. […] La carica, va precisato, gliel’hanno data i 13 tondini su Instagram di sfogo del secondo arrivato, Ultimo. […] Luigi Di Maio non si trattiene più e sbotta con un post su Facebook. Svela al Paese intero qual è la sua canzone preferita (quella di Simone Cristicchi, curiosamente, la seconda più votata in sala stampa nella prima serata, ndr), poi si scaglia contro le lobby dei giudici sanremesi e dei giornalisti: “Hanno totalmente ribaltato il risultato del televoto”. Come se l’una giuria sapesse cosa deliberi l’altra e decida di ribaltare qualcosa. “Non ha vinto quello che voleva la maggioranza dei votanti da casa, ma quello che voleva la minoranza della giuria”. Uno scontro tra classi sociali. “È una giuria composta in gran parte da giornalisti e radical chic”. E questi “sono sempre più distanti dal sentire popolare e lo hanno dimostrato anche nell’occasione di Sanremo”. Un po’ come se la giuria dovesse dimostrare col suo voto di essere vicina al sentire popolare, anziché esprimere nel modo più indipendente possibile il suo giudizio» (Francesco Oggiano, Vanity Fair) • «La presa maomettana di Sanremo» (Camillo Langone, Il Foglio) • «Il simbolo di un’Italia multietnica e resistente» (Bolognini) • «Una polemica stucchevole. Anche io sono un’immigrata, ho chiesto il permesso di soggiorno quando sono arrivata in Italia e sono diventata cittadina italiana solo con il matrimonio con Eros. […] L’integrazione è possibile, ovunque. Vedo in Germania: i turchi sono più tedeschi dei tedeschi. Però attenzione: appena arrivati sono obbligati a studiare la lingua e frequentano corsi per imparare un mestiere» (Michelle Hunziker a Maria Volpe, Corriere) • Il sindaco di Milano Beppe Sala organizza un incontro pubblico con lui, il deputato leghista Alessandro Morelli propone: in radio, una canzone su tre sia italiana • «Preferisco non essere un simbolo politico. Se mai dovessi sentirmi rappresentante di qualcuno o di qualcosa preferirei esserlo dei giovani che, come me, fanno fatica ad aprirsi una strada per il futuro» (Mahmood citato da Open) • «Soldi […] è diventata la più scaricata su internet della storia d’Italia: solo su YouTube è stata ascoltata oltre cento milioni di volte. Per intenderci: I giardini di marzo di Lucio Battisti sta sui dieci milioni, Volare di Domenico Modugno sui dodici. Non fosse per l’accidente che Soldi vinse coi voti della giuria di qualità, cioè delle élite radical chic di Capalbio (a conferma che poi tira lo stesso vento per tutti, a Capalbio o a Capracotta), e non fosse per l’altro accidente, che Mahmood è un immigrato di seconda generazione, quindi in sé disarmonico al sovranismo, e fosse invece soltanto per assecondare la sacra volontà del popolo, Soldi potrebbe assurgere a inno nazionale, per di più con quel titolo corrispondente all’unanime aspirazione» (Mattia Feltri, La Stampa) • A marzo 2019 pubblica il primo disco: Gioventù Bruciata • A maggio 2019 va a Tel Aviv per l’Eurofestival e arriva secondo.
Giudizi «Non me ne vorrà Mahmood se dico che parte della sua vittoria è dovuta anche alla presenza dell’Eminenza Grigia del rap italiano: Charlie Charles [lo stesso produttore di Elettra Lamborghini, Gue Pequeño, Ghali, Sfera Ebbasta, ndr], che si appresta a scardinare i canoni del pop italiano e ha co-prodotto il pezzo con Dardust. Mahmood, invece, è il prototipo di artista perfetto per questo tentativo di scalare il monte della musica pop italiana. Ha un’anima black ma non è un rapper, tanto che nelle interviste dice di voler fare soul e ora dice di fare Marocco pop. Ha un piede in ogni ambiente che oggi conta, da quello dei fan di Mengoni a quello sporco di Guè Pequeno. E soprattutto ha una storia da raccontare, il che non è scontato nel paese in cui i cantanti pop sono “sfigati”, sempre innamorati/una tipa li ha sempre lasciati”» (Naccari, Vice).
Vita privata Orecchino all’orecchio sinistro • È stato fotografato con il fidanzato (ma ora sembra si siano lasciati): «“gay, etero… penso che non ci debbano più essere distinzioni di questo tipo”. Il coming out di personaggi pubblici, in realtà, può aiutare altri. “È vero, ma penso anche che sia sbagliato, in un certo senso, parlare di queste cose. Dichiarare ‘sono gay’ non porta da nessuna parte, se non a far parlare di sé. Andare in tv da Barbara D’Urso per raccontare la propria omosessualità mi sembra imbarazzante: così si torna indietro di 50 anni”. Forse nel nostro Paese può essere ancora utile. “Ma se continuiamo con questi distinguo, l’omosessualità non sarà mai percepita come una cosa normale, quale è”» (Rocca) • «Non ho nessuna religione» (a Marco Molendini, il Messaggero) • Nel 2016, quando si votava per il sindaco a Milano, ha condiviso su Facebook un post pro-Parisi e glielo hanno rinfacciato: «Mi sono fidato dell’amico di mio cugino e ho condiviso il post di un candidato vicino a Parisi. Ho sbagliato, perché avrei dovuto informarmi di più e capire bene cosa vuole e non vuole il centrodestra. Invece mi fidai e non lo feci» (a Scanzi) • «Io scrivo canzoni e quelle di Sanremo quest’anno sono tutte boiate, non me n’è piaciuta nessuna. In confronto a quelle che scrivo io, 5 a 100» (Silvio Berlusconi a Pomeriggio Cinque).