13 settembre 2019
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Biografia di Dmitrij Anatol’evič Medvedev
Dmitrij Anatol’evič Medvedev, nato a Leningrado il 14 settembre 1965 (54 anni). Primo ministro della Federazione Russa. Presidente dal 2008 al 2012 quando, secondo la costituzione, Putin non poteva più ricoprire quella carica. Già presidente della Gazprom. Per nove anni, professore di Diritto civile e romano all’Università di San Pietroburgo. Il suo nome in russo significa «orsacchiotto» (Luigi Geninazzi, Avvenire, 29/2/2018) • «Chi è Dmitrij Medvedev? Una domanda che ovviamente si stanno già facendo in tutte le cancellerie del mondo» (Anna Zafesova, La Stampa, 12/2007) • «Il presidente fantoccio» (Gian Pietro Caliari, America Oggi, 2008) • «Una carriera politica da controfigura: scelto nel 2007 come “delfino” da un Putin impedito dalla costituzione a un terzo mandato consecutivo, ha passato quasi quattro anni al Cremlino accompagnato dalle barzellette sui fili da marionetta che spuntavano dalla sua giacca ed è stato rimesso nell’armadio quando […] Putin ha annunciato la sua candidatura alla presidenza nel 2012, regalando all’uomo che gli ha tenuto calda la poltrona la promessa di fargli guidare il governo» (Anna Zafesova, La Stampa, 12/2011) • «Medvedev e Putin sono un dono di Dio per il vostro Paese» (Silvio Berlusconi, citato da Wikiquote) • «Lo ha già scelto Putin per noi: e a Putin io devo tutto» (Dmitrij Avdonin, cittadino comune, 55 anni, disoccupato, citato da Emanuele Novazio, La Stampa).
Vita «Nato nel 1965, figlio unico di due docenti della prestigiosa università di Leningrado, di una generazione più giovane di Putin» (Demetrio Volcic, Il piccolo zar, Laterza 2008) • «Suo padre, Anatoly Afanasievich Medvedev, morto nel 2004, insegnava all’Istituto tecnologico di Leningrado. Sua madre, Yulia Veniaminovna, era filologa, insegnava all’Istituto Pedagogico, poi ha lavorato come guida in un museo» (Russia Today, 3/2008) • «Dmitrij è cresciuto a Kupcino, un quartiere in periferia, dove la famiglia negli anni Settanta riceve dallo Stato 40 metri quadrati in un prefabbricato, “bagno e toilette separati”, un lusso per chi conosce le code mattutine al Wc collettivo» (Marie Jégo, La Stampa, 3/2008) • «Il giovane Medvedev è uno studente diligente e si unisce volontariamente alle unità di lavoro sovietiche che raccolgono patate durante il finesettimana» (The Guardian, 12/2007) • «I suoi compagni di gioventù raccontano come Medvedev fosse stato un buon amico, disponibile e con un forte senso dell’umorismo» (Volcic) • «Nel 1987 si laurea in legge all’Università di Leningrado. Nel 1990 ottiene un dottorato in diritto nella stessa università con una tesi dal titolo Le questioni legate alla realizzazione della persona giuridica civile dell’impresa pubblica» (Russia Today) • «Arriva alla carriera a comunismo finito. Finito il dottorato di ricerca […], comincia i primi passi come docente» (Volcic) • «“Può essere duro se la situazione lo richiede”, assicura Valerij Musin, uno dei suoi professori alla facoltà di legge. “Agli esami, non faceva passare nessuno”, conferma Olga, che fu sua studentessa» (Jégo) • «Alla facoltà di legge, il brillante Medvedev viene notato da Anatolij Sobchak, professore appena eletto sindaco. Putin, vicesindaco, apprezza il giovane che si divide tra il comune, l’università e le consulenze private. La scintilla scocca, Medvedev diventa consulente di Putin, e riesce a salvarlo dalle accuse di corruzione della deputata Marina Salie. Anziana e pensionata, oggi lei si rifiuta di parlarne dopo aver ricevuto un telegramma che le augurava lunghi anni di vita, senza incidenti... La criminalità e la mafia prosperavano a Pietroburgo, ma Medvedev ha sfiorato quel mondo senza entrarci. “Nemmeno una macchia, e ho indagato bene”, dice un giornalista della città. Di Medvedev colpisce la sua capacità di arrivare in cima senza farsi notare. Putin [diventato nel frattempo capo dei servizi segreti e poi primo ministro, ndr] lo chiama a Mosca nel 1999, e lo fa diventare capo della sua amministrazione» (Jégo) • Medvedev e il suo amico Aleksej Miller vengono poi messi a capo della Gazprom, la compagnia di stato russa: i due vengono ribattezzati «i gemelli del gas». «Sono i nuovi zar dell’energia mondiale. Compagni di scuola e da sempre colleghi di lavoro, presidente e amministratore delegato di Gazprom sono stati catapultati alla guida del colosso di gas e petrolio grazie ad una virtù estinta, nella giungla cresciuta sulle ceneri dell’Urss: la fedeltà cieca al capo. Più una corte di compagni d’infanzia, selezionati con metodi da servizi segreti, che una moderna classe dirigente. […] Più grigio e arrogante Miller, detto “primus” per l’ambizione capace di fargli assorbire qualsiasi colpo. Più creativo e simpatico Medvedev, detto “visir” per l’educata impenetrabilità orientale. Accomunati da un colpo di fortuna: essere saltati al momento giusto sul carro dell’amico Putin […] Nel 1999 i tre sbarcano a Mosca e assieme vanno alla conquista del Palazzo occupato dai primi oligarchi. Medvedev e Miller inventano la campagna elettorale dello sconosciuto Putin, con Kozak puntano sulla seconda guerra in Cecenia e costruiscono il trionfo contro i comunisti. Putin è presidente da pochi giorni, primavera del 2000, quando delinea la sua “verticale del potere”, dichiara guerra ai “banditi delle privatizzazioni” e inventa i “gemelli del gas”. Il “visir” viene promosso capo dell’amministrazione presidenziale e presidente di Gazprom, l’unica persona di cui lo zar si fidi ciecamente. “Primus”, ridotto nel frattempo a dirigere il traffico del porto di San Pietroburgo, diventa capo del gasdotto del Baltico, poi vice ministro dell’energia, infine amministratore di Gazprom. Tutto in pochi mesi, con una missione: far fuori il managment energetico corrotto cresciuto con Eltsin, riportare nelle mani dello Stato le materie prime, blindare il potere di Putin, trasformare gas e petrolio nell’arma che può restituire alla Russia il rango di superpotenza. Ordine eseguito con militaresca ubbidienza. In sei anni Medvedev e Miller fanno arrestare chi resiste alla statalizzazione di gas e petrolio, da Goldovskij dell’Itera (gas) a Khodorkovski della Yukos (petrolio), licenziano i dirigenti Gazprom e i vecchi nemici pietroburghesi, evitano la frammentazione fra estrazione, distribuzione e commercializzazione dell’energia e assicurano a Gazprom il monopolio del gas russo. Acquistano televisioni e banche [...] e trasformano Gazprom in una miniera d’oro con la forza politica di un carrarmato. Medvedev tratta fra Cremlino e Casa Bianca, sede del governo, Miller media fra presidente e mondo economico. Risultato: Gazprom sostiene la liquidazione della Yukos (20 miliardi di dollari) da parte del Cremlino, tramite la statale Rosneft acquista la Sibenft di Abramovich (13 miliardi di dollari) ed entra nell’olimpo dei produttori mondiali: 640 miliardi di metri cubi di gas all’anno, 153 mila chilometri di gasdotti, 350 mila dipendenti. Il gigante è pronto per andare all’assalto delle repubbliche ribelli dell’ex Urss e per riproiettare Mosca nella leadership internazionale [...]» (Giampaolo Visetti, la Repubblica 26/1/2006). In questo periodo «una delle sue fotografie più famose lo ritrae mentre frigge una omelette per una babushka [una vecchietta, ndr] in uno sperduto villaggio appena collegato con gli impianti del gas» (The Guardian) • «Nel 2003, quando [Putin] decise di chiudere la partita con gli esponenti della vecchia famiglia Eltsin, fu Medvedev che prese il posto di Aleksandr Voloshin a capo dell’amministrazione presidenziale. Poi, [nel 2005, ndr], la nomina a primo vice primo ministro (in Russia conservano queste cariche di tipo sovietico)» (Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera, 12/2007) • Nel 2008 si devono tenere le elezioni presidenziali ma Putin, per il limite di due mandati, non si può ricandidare: Medvedev, quindi, si candida. «Chi sarà il prossimo presidente lo sanno anche i bambini. Il settimanale Express Gazeta ha indetto il concorso “Disegna il futuro capo della Russia” tra gli alunni delle scuole elementari. Sono arrivati migliaia di schizzi, tutti col ritratto di un uomo giovane, basso di statura, capelli neri ben curati ed elegantemente vestito. Mai un risultato è apparso più scontato, a tal punto che la campagna elettorale è praticamente inesistente. Nelle vie di Mosca i cartelloni con l’aquila a due teste, simbolo della Federazione russa, si limitano a ricordare ai cittadini che il 2 marzo si vota. […] Beninteso ci sono altri personaggi in lizza, tanto per dare una parvenza di libera scelta all’elettore. Tre candidati, oltre Medvedev, sono stati ammessi alla gara presidenziale: l’inossidabile comunista Ziuganov, il pittoresco nazionalista Zhirinovskij e il fantomatico leader del nuovo Partito democratico Bogdanov. Sono gli elementi decorativi della democrazia in versione russa. Vecchi arredi i primi due, sulla scena politica dall’inizio degli anni Novanta, nuovo e stravagante il terzo, che gioca a fare l’opposizione di Sua Maestà. Gli altri possibili concorrenti si sono ritirati per non contribuire alla “buffonata”, come ha dichiarato il leader liberale Javlinskij, oppure ne sono stati impediti, come il campione di scacchi Kasparov, che non è riuscito a trovare una sala per un raduno o come l’ex premier Kasyanov, denunciato con l’accusa d’aver falsificato buona parte dei 2 milioni di firme necessarie per la candidatura» (Luigi Geninazzi, Avvenire, 29/2/2008) • Medvedev è però accusato di essere un debole e «si è messo a copiare il suo mentore nei toni duri con l’Occidente. Ma fatica a convincere. Il tono neutro, il linguaggio forbito sono lontani dalle battute da caserma di Putin. Sui manifesti elettorali i due sono insieme. Ma a guardare meglio, Putin si sporge di qualche centimetro sul suo pupillo. […] Sarà il più giovane leader russo dopo Nicola II. Il futuro presidente riconosce, non senza soddisfazione, una somiglianza fisica con lo zar-martire, barba esclusa» (Jégo) • «Giovani liberaldemocratici sono andati in sette-otto collegi, dimenticando a casa il documento, e ciononostante li hanno fatti votare. Militari sono arrivati alle urne inquadrati dai sottoufficiali e anche loro non hanno mostrato le carte d’identità. In alcuni seggi di provincia, prima di aprire le urne, qualcuno ha trovato schede già pronte a favore di Medvedev. Tutto è andato come era prevedibile, compresi i trucchi che da quasi un ventennio incontriamo nei paesi della nuova democrazia» (Volcic) • Medvedev vince con il 70% dei voti. Resta presidente per quattro anni, il suo primo atto è nominare Putin primo ministro. Durante il suo mandato la Russia invade la Georgia e prova a reagire alla Grande Recessione. Poi nel 2012 Putin viene rieletto presidente e lui torna primo ministro. «“Abbiamo deciso tutto questo anni fa”. Come a dire: chi aveva creduto che Medvedev fosse un presidente vero, chi aveva preso sul serio le sue piccole fronde – incontrare le ong, dare interviste a media d’opposizione, cercare di riformare la giustizia o di cacciare i falchi putiniani dai grandi consorzi statali – e addirittura sperato che avrebbe rotto con il suo patrono, era un ingenuo» (Anna Zafesova, La Stampa, 12/2011) • «La staffetta» (Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera, 8/2012) • «La tandemocrazia» (Mauro Suttora, Oggi, 10/2015) • «I sistemi politici si dividono in due macro-categorie: quelli in cui contano le sedie e quelli in cui contano i sederi. Nel primo caso ci si batte con mezzi leciti o illeciti per occupare la poltrona suprema. E, a spiovere, scanni e panche laterali. Nel secondo, il capo è il capo sia che sieda sul trono sia che si aggrappi a uno strapuntino o si accomodi in tenda sdegnosamente respingendo ogni alloro» (Lucio Caracciolo, Limes, 3/2010) • Alla cerimonia di insediamento di Putin c’è anche Berlusconi, all’epoca presidente del consiglio italiano. «Silvio, un po’ d’invidia, deve avercela: Vladi non ha opposizione, né media, né magistratura e neppure un Tremonti a fargli ombra, perché quel Dmitri Medvedev che gli ha fatto da controfigura al Cremlino per quattro anni è tanto un bravo ragazzo (Giampiero Gramaglia, il Fatto Quotidiano, 10/2011) • Medvedev da allora resta saldamente al governo. Solo una grossa contestazione lo prende di mira, nell’estate 2014. Il blogger Aleksej Navalny mette in rete un documentario che dimostrerebbe come il premier, attraverso una rete di fondazioni benefiche, abbia trasferito una settantina di miliardi di rubli – cioè un miliardo e duecento milioni di dollari – a parenti e uomini di fiducia. Si parla poi del suo impero immobiliare, che comprende una villa in Toscana con tanto di vigneti, magioni poco proletarie e un laghetto in cui nuotano le paperelle. Eppure, seconda la sua dichiarazione dei redditi pubblicata sul sito del governo, Medvedev nel 2018 avrebbe guadagnato appena l’equivalente di 136 mila euro (Manuela Gatti, il Giornale). Medvedev viene contestato, appunto, con delle papere di gomma. Il blogger Navalny è arrestato e messo in prigione.
Vita privata Sposato nel 1989 con Svetlana Linnik, conosciuta a 13 anni sui banchi di scuola. «Dopo la nascita di nostro figlio Ilja le ho detto che non doveva più lavorare. Lei ha provato a discutere, ma le ho spiegato che era meglio se stava a casa» (citato da Marie Jego).
Giudizi «Un bravo ragazzo che ha sposato una compagna di classe, un brillante docente di legge, mai messo una parola fuori posto, mai un grido, una polemica accesa, e nemmeno una gaffe: voce sempre pacata, gesti parchi, un timido sorriso e una pazienza infinita nello spiegare le proprie ragioni, usando molto il plurale (“noi nel governo”) invece dell’“io”, ed evitando sonanti retoriche ideologiche. […] È stato il “poliziotto buono”» (Anna Zafesova, La Stampa, 12/2007) • «Un giurista che proviene da una famiglia d’intellettuali, qualcosa che dopo Lenin, anche lui d’origini borghesi, al vertice russo non s’era mai vista. Un tecnocrate che s’è fatto le ossa alla presidenza di Gazprom, ai forum di Davos, nelle colazioni di lavoro con i dirigenti delle grandi compagnie petrolifere, e inoltre l’unico tra i più potenti personaggi del regime a non provenire dai servizi segreti» (Sandro Viola, la Repubblica, 6/5/2008)» • «Boris Eltsin piaceva per il suo lato di “muzhik” [contadino, ndr], con sani attacchi di collera. Vladimir Putin è popolare per il suo stile da Kgb e la determinazione ad “ammazzare i terroristi anche nel cesso”. Dmitrij Medvedev non ha nulla né della spia, né del contadino. Voce sommessa, linguaggio ricercato, l’ex professore di diritto piace agli intellettuali. È educato, affabile, anche simpatico. Non risulterà troppo occidentale, troppo morbido, troppo poco russo? “Avete visto le sue mani? Sono quelle di un ragazzino di 14 anni. Come potrà guidare la Russia, il più grande Paese del mondo, con quelle mani?” […] L’oppositore Ruslan Linkov è critico con Putin, ma entusiasta di Medvedev: “Un vero giurista, sa lavorare in squadra, sa ascoltare, non è affatto arrogante”» (Jégo) • «Affiorano pettegolezzi, come quelli messi in giro da una signora che nei primi Novanta lavorò al Comune di Pietroburgo con Putin e Medvedev, tale Olga Kurnosova, secondo cui i compiti di Medvedev si limitavano a versare il caffè nella tazza di Putin. Ma ci sono giudizi ben più seri e attendibili, come quelli della sociologa Olga Kryshtanovskaja, secondo cui una cosa dev´essere chiara: il rapporto di Medvedev con il Capo è di riconoscenza e devozione, qualcosa di non molto dissimile da quello d´un figlio adottivo. La sua scelta è dovuta, continua la sociologa, al fatto che politicamente è il più debole tra i papabili, senza un consistente gruppo di sostegno alle spalle, privo o quasi d’idee proprie» (Sandro Viola, la Repubblica, 12/12/2007 • «Medvedev dà del “voi” a Putin ancora oggi, forse non in privato (anche se in russo l’uso del “tu” e del “lei” ha infinite sfumature sulle quali lo straniero poco capisce anche quando russofono)» (Volcic)
Curiosità È alto solo 1 metro e 62 «Tra gli intimi di Putin è l’unico a essere più basso del presidente. E questo, sostiene qualcuno, sarebbe stato l’elemento decisivo» (Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera, 12/2007) [Putin è alto 1 e 70] • Fin da quando era studente ascolta i Deep Purple (canzone preferita: Kentucky Woman). Gli piacciono anche i Led Zeppelin e i Black Sabbath. Colleziona dischi in vinile • Putin lo chiama col diminutivo di Dmitrij, Dema • All’università amava il sollevamento pesi (ha vinto pure una medaglia), mentre adesso preferisce nuotare • «Si interessa di fotografia» (Russia Today)• «Borbottava Evdokia [una cittadina comune, ndr], prima di chiudersi la porta alle spalle: “Sa qual è il guaio con voi occidentali? che cercate di farci pensare come voi”» (Novazio).