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 2019  settembre 13 Venerdì calendario

Il complotto contro de Magistris era inventato

Mentre scriviamo – le 18 circa – nessuna importante homepage ha ancora dato la notizia del definitivo e tombale fallimento di un’inchiesta che, pure, richiese l’intervento dell’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e poi fece indagare anche il presidente del Consiglio Romano Prodi, e poi, ancora, diede una spallata decisiva al suo governo perché finì indagato anche l’allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella: e ciò nonostante quest’ultimo avesse chiesto al Csm il trasferimento proprio del pm che procedeva alle indagini, Luigi de Magistris. Un caso palese di conflitto d’interessi. L’inchiesta ovviamente fu tolta al disastroso pm e s’infilò in una serie vacua di rimpalli e gradi giudiziari (rito abbreviato, primo grado, appello, Cassazione, appello-bis, rito ordinario in primo grado, appello, processo stralcio) sui quali ora è giunta la parola fine dopo che la Cassazione – ecco la notizia – ha annullato la sentenza d’Appello di Salerno che aveva dichiarato il non doversi procedere per prescrizione a beneficio dell’ex procuratore Salvatore Murone e dell’avvocato generale Dolcino Favi, coloro, ossia, che avevano sollevato de Magistris dalla sue indagini chiamate demenzialmente Why Not e Poseidone. Le stesse indagini che, dopo uno spaventoso can can mediatico, spinsero de Magistris a buttarsi infine in politica tanto che adesso è sindaco di Napoli, città che evidentemente se lo merita. SENZA RINVIO Dettaglio: la sesta sezione della Cassazione ha annullato la sentenza del caso senza rinvio, il che significa fine, fine davvero, tipo «non parlatecene più» e, se volete, contabilizzate i danni. L’annullamento infatti comporta la piena efficacia della sentenza di primo grado, che aveva assolto i magistrati catanzaresi e legittimato i loro provvedimenti contro de Magistris: il quale aveva favorito (siamo al 2008) perquisizioni e sequestri negli uffici giudiziari di Catanzaro e scatenato un inferno tra Procure che spinse il Quirinale a intervenire, come detto. Bene. Quell’inferno si è spento definitivamente ieri, e ha sancito – chi l’immaginava – che a de Magistris le indagini furono tolte giustamente, mentre lui diceva il contrario e indagava mezzo mondo. In realtà quella sentenza ora definitiva aveva anche portato a una spaventosa serie di assoluzioni (comprese quelle del presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, e del presidente della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti) e spiace solo non poterle elencare per quante sono. I commenti di alcuni tra gli interessati sono in parte sconcertanti. Salvatore Murone, ex procuratore aggiunto di Catanzaro ora assolto, si scaglia contro de Magistris e «il suo modo di fare il pubblico ministero, già stigmatizzato dai provvedimenti di carriera che lo hanno colpito portandolo fuori dalla magistratura… tante inchieste eclatanti sono finite nel nulla, tanta gente ha sofferto inutilmente e il signor de Magistris non indossa più la toga». de Magistris, invece, da una parte dice che gli assolti non hanno ancora letto le motivazioni della sentenza (che non ha letto neanche lui) e dall’altra nega incredibilmente tutto: definisce i reati come «fatto storico» e che i comportamenti furono illeciti e fatti contro di lui per danneggiarlo, e basta: «Dicessero quello che vogliono: da una parte ci sono le persone perbene, dall’altra le persone che hanno commesso fatti molto gravi». E quest’ultima cosa è proprio vera. FUMUS GIUDIZIARIO L’unico fatto storico accertato, tuttavia, è che i napoletani sono governati dal magistrato (ex) che nella storia d’Italia ha più sfruttato un fumus giudiziario da lui stesso sollevato, con centinaia di vittime innocenti e un numero di fallimenti giudiziari che non ha precedenti. Oggi abbiamo queste assoluzioni, nel complesso andrebbero annoverate vittime dei procedimenti «clinica degli orrori», quello sulla massoneria, sui cinque assessori comunali accusati di abuso d’ufficio (compresa la madre di un giudice di Catanzaro), sulla costruzione del nuovo palazzo di giustizia, sui farmacisti comunali che secondo de Magistris non avevano obliterato alcune fustelle, l’inchiesta «Artemide» che portò all’arresto dell’assessore regionale all’ambiente, quelle sul sindaco di Catanzaro (e altri) accusato di infiniti reati, quella sulle irregolarità negli esami di procuratore legale, su due villaggi turistici a Botricello, il sequestro di un intero ospedale (il Pugliese-Ciaccio di Catanzaro) e ancora l’inchiesta sul presidente della Regione Agazio Loiero, su 57 persone accusate di introdurre clandestini da avviare alla prostituzione e al traffico d’organi, per associazione mafiosa ai danni di due ex deputati, un giornalista e altri 34 tra prefetti, sottosegretari, assessori, consiglieri, magistrati e quant’altro, e ancora indagini su traffici di droga e di auto rubate. Non occorre precisare come sono finite queste inchieste. r