la Repubblica, 12 settembre 2019
Così abbiamo modificato il cervello dei cani
Sono passati almeno 12.000 anni, da quando un temibile predatore ha cominciato ad avvicinarsi alle comunità umane, probabilmente in cerca di cibo, per diventare “il migliore amico dell’uomo”. Di più, la domesticazione del cane non è stata un unico evento, è avvenuta almeno due volte, in Europa e in Cina. Poi, col tempo, abbiamo cominciato a selezionarli, anche in funzione dei compiti che questi nostri compagni di viaggio dovevano svolgere. La selezione ha portato a razze diverse per dimensioni come un chihuahua e un alano, ma le differenze non si esauriscono con la morfologia, anzi.
In uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience all’inizio di settembre, la neuroscienziata Erin Hecht – e colleghi – della Harvard University, hanno evidenziato chiare differenze nella loro struttura cerebrale. Per il loro lavoro, i ricercatori hanno messo insieme una libreria di risonanze magnetiche funzionali del cervello di cani appartenenti a 33 razze diverse, e le hanno messe a confronto. Le differenze saltavano agli occhi, ha dichiarato Erin Hecht. La testa dei diversi cani variava per forma e dimensioni, ma le difformità anatomiche non bastavano a spiegare le differenze della loro struttura cerebrale. Hecht e colleghi hanno identificato sei reti di aree cerebrali che tendono a essere più piccole o più grandi da una razza canina all’altra, e che variano in proporzione: quando una è più grande, un’altra è più piccola.
Partendo da questo spunto, il team ha esaminato come le sei reti differivano da una razza all’altra, concludendo che ciascuna di esse era correlata almeno con un tratto comportamentale. Boxer e dobermann hanno mostrato significative differenze rispetto ad altre razze in aree legate alla vista e all’olfatto. Mentre i cani allevati per combattimento presentavano alterazioni nei circuiti della paura e dello stress. Ma alcune caratteristiche sono ancora più sofisticate. I cani addestrati a cacciare con l’olfatto, per esempio, non hanno mostrato particolari differenze nelle aree cerebrali che rilevano gli odori, ma in quelle che servono per capire e comunicare quelle informazioni. I cani non hanno bisogno di essere addestrati per sentire gli odori, ma per segnalarli.
Alla luce delle alterazioni che abbiamo prodotto nel cervello dei nostri amici, dovremmo sentirci ancora più responsabili della loro cura, e ringraziarli della loro fedeltà.