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 2019  settembre 12 Giovedì calendario

Chi perde il posto preferisce essere sostituito da un robot

Serpeggia l’ansia tecnologica. Il timore è che i robot si preparino a portarci via il lavoro, che l’emergente fusione tra l’automazione e l’intelligenza artificiale lascerà noi umani sostanzialmente nella condizione dei cavalli dopo l’arrivo dell’automobile. I giornali abbondano di articoli su quali saranno i mestieri prossimi a «saltare».Ora, è chiaro che l’impatto c’è e ci sarà. Dove sono i dattilografi di ieri? E gli ascensoristi, le centraliniste delle aziende telefoniche o i compositori che assemblavano le pagine dei giornali con i caratteri di piombo? È confortante notare che perlopiù si tratta di mestieracci di cui non si sente tanto la mancanza.
Per quanto riguarda invece le previsioni apocalittiche, è bene tenere presente che l’argomento come viene comunemente presentato è monco. Si dimentica che mentre i robot sono, o possono essere, dei «produttori» meravigliosi, non sono dei consumatori. Chi è che deve comprare ciò che producono? Altri robot? Finché lo scopo ultimo dell’attività economica è quello di realizzare beni e servizi per chi li consuma, il fenomeno è, almeno in ultima analisi, autolimitante. Però, qualcuno salterà, forse molti. Come la prenderanno? Secondo una recente ricerca della Tum-Technical University of Munich e dell’Erasmus University di Rotterdam, in maniera molto caratteristicamente umana…
Dallo studio, Psychological reactions to human versus robotic job replacement, di Armin Granulo, Christoph Fuchs e Stefano Puntoni, apparso su Nature Human Behaviour, risulta che «in generale le persone preferiscono che i lavoratori siano sostituiti da altri lavoratori umani, ma la preferenza si rovescia in maniera paradossale quando invece considerano la questione dalla prospettiva della perdita del proprio posto di lavoro». Per dire, gli individui, quando sono loro a dover andarsene, preferiscono cedere il passo a una macchina anziché a un figlio di buona donna qualsiasi che gli fa pure le pernacchie…
I ricercatori pensano che la reazione, comune tra gli oltre 2 mila soggetti intervistati tra Europa e Nordamerica, possa dipendere da una percezione di maggiore minaccia all’autostima e, forse allargandosi un po’ troppo, ne derivano tra l’altro che: «È concepibile pertanto che la reazione tra i rappresentanti dei lavoratori davanti alla perdita di posti dovuta all’automazione sarà più debole rispetto ad altre cause, come l’outsourcing…».