Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  settembre 12 Giovedì calendario

Troppi ministri del Sud: la Lega veneta insorge

Il Nord è sparito dal simbolo della Lega. E ora, secondo il Carroccio del Veneto, anche dal governo. «È un segnale negativo che è stato mandato alle realtà più produttive d’Italia. Possibile, mi chiedo, che il Pd del Veneto non avesse nelle proprie fila un esponente in grado di fare il ministro?». Il presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, esponente di punta del partito di Matteo Salvini, scorre la lista dei responsabili dei dicasteri dell’esecutivo a trazione Pd-M5s. E scopre che 13 ministri, di cui due romani, provengono dal Sud, e solo 8 dal Nord. Per Ciambetti è una «provocazione».«È stata premiata una classe dirigente non all’altezza, espressione delle forze più conservative del paese, che sono contro la modernizzazione, che non miglioreranno la qualità dei servizi e che non terranno in alcun conto la forza delle autonomie locali», ha premesso Ciambetti. In Veneto il regionalismo differenziato è una cosa seria. E il presidente della massima assemblea non ha accolto di buon grado la nomina del pugliese Francesco Boccia, in quota Pd, agli Affari regionali.
Sia Ciambetti, sia il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, hanno accusato Boccia di essere contro l’autonomia. «Io sono a favore della Costituzione», ha replicato il ministro. «E per questo non posso essere contro l’autonomia, che nella carta costituzionale è disciplinata in modo molto chiaro». Boccia, tuttavia, ha annunciato che la «bozza è da rifare». E che presto ne parlerà con Zaia. Ciambetti, nel frattempo, l’ha incalzato. «Boccia ha sempre sparato contro l’autonomia differenziata non solo del Veneto e della Lombardia, ma anche dell’Emilia-Romagna», ha sottolineato. «Il messaggio è chiaro, ma noi non molleremo. Sento parlare di riforma light, quella emiliana, e altre amenità. Noi daremo battaglia nelle commissioni bicamerali e negli incontri tra stato e regione perché i veneti ottengano l’autonomia che si aspettano. Noi vogliamo gestire le nostre risorse. E Boccia o non Boccia, ci riusciremo, perché la nostra gente si è espressa con un referendum e nessuno deve permettersi di non tenerlo nella sacrosanta considerazione che merita».
Anche il Pd del Piemonte, pochi giorni prima della presentazione ufficiale della lista dei nuovi ministri, si era rivolto al Nazareno per chiedere che il Nord fosse ampiamente rappresentato nell’esecutivo col M5s. «Non è immaginabile che il centrodestra a trazione leghista si consolidi come unico interprete del Nord, dove già amministra quasi tutte le Regioni e moltissimi centri urbani», aveva affermato la segreteria regionale dei dem. E se Ciambetti, dal Veneto, parla di «provocazione» per i 13 ministri del Sud, lo stesso presidente dell’assise regionale ha lanciato la sfida al Pd e al M5s per le elezioni del 2020. Un appuntamento al quale la Lega, con ogni probabilità, si presenterà per la terza volta a sostegno di Zaia. «Ci stiamo preparando per le regionali», ha detto ancora Ciambetti al Corriere del Veneto. «È ovvio che un eventuale election day con regionali e politiche assieme sarebbe un ottimo segnale per i cittadini veneti che sono stati presi in giro, al pari di tutti gli altri cittadini italiani che non si riconoscono in questo nuovo governo».