ItaliaOggi, 12 settembre 2019
Per Carlo Nordio il fascismo è un fenomeno irripetibile
Salvini si è automarginalizzato: «Troppa aggressività emotiva nell’attaccare un’Istituzione dalla quale non possiamo più prescindere, l’Unione europea. E anche nel sottovalutare le reazioni dei mercati, che non sono governati da poteri finanziari diabolici e occulti, ma semplicemente dalla redditività degli investimenti e dall’affidabilità del debitore». L’eccesso di aggressività insomma è il peccato originario del leader della Lega, dice Carlo Nordio, ex procuratore aggiunto di Venezia, protagonista della stagione di Mani pulite per l’inchiesta sulle cooperative rosse, oggi attento osservatore della politica italiana. E sul decreto sicurezza, che il Pd vuole modificare, Nordio getta acqua sul fuoco: ci saranno solo ritocchi. «La legge non ha affatto un impianto incostituzionale».Domanda. Non posso risparmiarle la domanda tormentone sul governo nato dall’alleanza Pd-M5s: è un governo di sinistra?
Risposta. Non credo che le categorie tradizionali abbiano ancora molto significato. Un governo che si definisce atlantista ed europeista, con un premier sponsorizzato anche da Trump, difficilmente può esser definito di sinistra, almeno in politica estera. Quanto all’economia bisognerà vedere. Non è un programma molto definito.
D. Il governo Conte 2, come ha palesato il voto di fiducia alle Camere, si basa su una conventio ad excludendum nei confronti delle forze sovraniste (Lega-M5s). Basta come collante?
R. No, ovviamente non basta. Questo non significa che non possa aver qualche buona idea, e che possa anche durare. Certi matrimoni di convenienza sono più solidi di quelli nati da passioni estemporanee e incontrollabili. Ma se la convenienza viene meno, si sciolgono. Piuttosto direi che i due collanti sono diversi.
D. Quali?
R. Quello grillino è l’interesse a non vedersi falcidiati da eventuali elezioni; quello del Pd è il terrore che un eventuale nuovo Parlamento elegga un Presidente della Repubblica di centrodestra. I grillini non hanno la cultura politica per capire cosa questo potrebbe significare. I democratici invece sanno benissimo che potrebbe esser l’inizio di una vera rivoluzione liberale.
D. Quali sono i punti forti del governo Conte 2? E quali quelli deboli?
R. L’unico punto forte è questo interesse a evitare lo scioglimento delle camere, sia pure per i diversi motivi che ho detto. I punti deboli sono le differenze culturali e genetiche dei due soci. Non parlo delle differenze programmatiche perché non ho ancora capito quale sia il programma vero, cioè quello realisticamente attuabile. Ma un Movimento che chiede l’avallo alla piattaforma di Casaleggio per la formazione di un governo e aspetta il placet di Grillo non ha niente in comune con il Pd.
D. Sarà rivisto il decreto sicurezza sull’immigrazione. Cosa ci si può attendere?
R. Non credo che la legge sarà radicalmente mutata, e l’intervento del premier Giuseppe Conte al Senato lo ha confermato chiaramente. In fondo la radice comune è quella di vent’anni fa della Turco-Napolitano, che Matteo Salvini ha attuato con rigore e con una certa spregiudicatezza anche verbale. Quindi ci saranno solo dei ritocchi in linea con le osservazioni di Sergio Mattarella. Ma la ratio della norma, che lo stesso capo del Movimento5stelle Luigi Di Maio ha definito intoccabile, non ha niente di incostituzionale. A meno che le Ong non scatenino un’offensiva su larga scala, nel qual caso dovranno essere adottate decisioni severe, e se la sinistra non le accetterà il governo cadrà.
D. Cosa ha sbagliato Salvini?
R. La forza e la debolezza di Salvini risiedono, in buona parte, nella capacità di comunicazione. Sull’immigrazione è stato efficace, ma nel contempo ha esagerato in altri settori. La frase «se mi danno i pieni poteri» gli è costata più di una battaglia perduta. Una «ubris» che ha afflitto molti nostri politici da Craxi a Renzi, e che si paga. Un altro errore è stato l’eccesso di antieuropeismo. L’Europa è nata male e cresciuta peggio, ma questo matrimonio è ormai indissolubile, il divorzio sarebbe impraticabile e quindi all’aggressività deve subentrare una sapiente, anche se ferma, azione diplomatica. E qui anche il linguaggio conta molto. In questo senso l’estromissione dal governo può essergli utile per riflettere sugli errori passati.
D. Come giudica il prefetto Lamorgese al Viminale?
R. Una personalità tecnica eccellente, di grande preparazione ed esperienza. Ma dovrà ubbidire a scelte politiche. Ed il fatto di aver rinunciato a un ministro politico dimostra che il governo non è omogeneo nel settore.
D. C’è un pericolo fascista? È uno degli argomenti utilizzati contro Salvini.
R. La storia del pericolo fascista è una favola vuota che viene periodicamente rievocata nei modi più strampalati. Ci fu un periodo in cui anche il Pci e Berlinguer furono definiti fascisti dagli extraparlamentari. Il fascismo è un fenomeno, per nostra fortuna, sepolto e irripetibile, anche se c’è ancora qualche sciagurato che saluta con il braccio teso.
D. Se non è fascista, la Lega è etichettata come antisistema, sovranista, assieme a Fratelli di Italia. Marginalizzata in Europa, i consensi nel Paese sono in calo. Il Carroccio rischia di tornare a essere minoranza?
R. La marginalizzazione deriva dal fatto che dicevo prima: troppa aggressività emotiva nell’attaccare un’Istituzione dalla quale non possiamo più prescindere, l’Unione europea. E anche nel sottovalutare le reazioni dei mercati, che non sono governati da poteri finanziari diabolici e occulti, ma semplicemente dalla redditività degli investimenti e dall’affidabilità del debitore. I mercati sono neutrali, ma se tu proclami che l’entità del deficit ti è indifferente la fiducia cala, lo spread sale, e gli interessi da pagare aumentano. Sotto questo profilo Salvini dovrebbe essere più realista.
D. Pd e M5s puntano a durare sino a fine legislatura, certamente fino all’elezione del nuovo capo dello stato. La stella di Salvini è destinata a tramontare?
R. Bisogna vedere come governeranno Pd e M5s assieme. Sono forze assai eterogenee, l’alleanza potrebbe anche fallire calomorosamente. In quel caso Salvini potrebbe tornare protagonista sulla scena politica.
D. Il nuovo governo ha riposizionato l’Italia in Europa, con Paolo Gentiloni commissario, riportandola nell’alveo dell’ortodossia euro-atlantica. Su capitoli come immigrazione ma anche patto di stabilità questo cosa comporterà?
R. In politica non esistono aiuti ma interessi. L’Europa ha interesse a tenerci buoni, e quindi probabilmente sarà più flessibile.
D. Quali saranno i rapporti con Francia e Germania?
R. Con loro vale il principio «Nec tecum nec sine te vivere possum». Noi non possiamo staccarci da loro, ma nemmeno loro possono staccarsi da noi. E noi abbiamo molte armi per convincerli a trattarci su un piano di parità, non ultimo il fatto che i nostri impegni internazionali, anche sul campo militare, sono gravosi quanto e forse più dei loro. Ma questa nostra forza non deve diventare una forzatura. Bisogna agire con saggezza e diplomazia, parlare meno e contrattare di più, anche battendo i pugni, ma senza che i rumori vengano percepiti all’esterno.