Libero, 12 settembre 2019
Quanti sono i musulmani in Italia
Un italiano su quattro pensa che gli islamici nel Belpaese intendono vivere da separati in Stato “d’azione”. Ossia che ad integrarsi pienamente con noi – che significa, tra le altre cose, rispettare tutti i doveri costituzionali (non solo usufruire dei diritti) – non ci pensano nemmeno. Questa è l’opinione che un campione ha affidato al primo “Rapporto sull’islamizzazione d’Europa”, presentato ieri al Senato nella data simbolica dell’11 settembre: ricorrenza legata non solo ai tragici attentati delle Torri gemelle del 2001 ma anche ad un momento importante di riscossa identitaria, quando nel 1683 l’armata cristiana sconfisse i turchi alle porte di Vienna. penetrazione Il dossier, realizzato dalla fondazione Farefuturo e dall’ufficio studi di Fratelli d’Italia, non si limita ad analizzare gli aspetti più significativi della presenza e della capacità di penetrazione islamica nel Vecchio continente ma si candida ad offrire strumenti per evitare che anche nel nostro Paese la “sufficienza” politica con cui si affronta spesso il fenomeno finisca con il permettere la creazione di no-go zones sull’esempio devastante di Molenbeek. Capire che cosa pensano gli italiani dei propri vicini di casa islamici è tutt’altro che un dettaglio: dato che la presenza musulmana supera già oggi il milione e mezzo e va considerata, oltretutto, come un capitolo ineludibile nel momento in cui Ong e gruppi di pressione immigrazionisti brindano al nuovo governo giallorosso. «L’islamizzazione è un rischio e una sfida soprattutto culturale, certamente anche demografica, politica, sociale ed economica – ha spiegato Adolfo Urso, presidente di Farefuturo e senatore di FdI – Noi vogliamo lanciare un segnale e anche delle soluzioni che sono quelle basate su un’integrazione secondo le nostre regole». È questo il punto, sondato nel volume dal sociologo Arnaldo Ferrari Nasi: gli italiani non sono ostili agli islamici ma da questi pretendono “rispetto” per il nostro tessuto valoriale e normativo. Se il 55% degli intervistati ritiene, ad esempio, che la maggior parte dei musulmani «voglia integrarsi nella società, vivendo “da italiano” pur mantenendo la propria identità musulmana», ben il 27% resta convinto «che lo scopo principale dell’islamico sia, sì, vivere in Italia, ma seguendo le proprie leggi separate». Addirittura un italiano su dieci (l’11%) è convinto che ci sia una precisa volontà di islamizzazione «per quanto non esplicitata». COMUNITARISMO
Davanti a questo quadro, per scongiurare il combinato disposto fra quello che Marine Le Pen denuncia da anni come «comunitarismo» (la volontà di molti islamici di vivere separati dalla comunità nazionale) e il progetto politico dell’islamizzazione, legato ai copiosi investimenti delle monarchie del Golfo nel soft power, gli italiani – all’85% – hanno le idee chiare. A partire dalla lingua e dalle “regole”: «Gli immigrati – questa è la richiesta – dovrebbero fare un corso di lingua italiana e di educazione civica prima di essere regolarizzati», mentre i due terzi degli interpellati si sono dichiarati nettamente contrari allo ius soli. Certo, si fa strada anche da noi una certa tendenza multiculturalista (l’11% vorrebbe «leggi specifiche per gli immigrati, come una legge sulla poligamia») ma il blocco maggioritario, il 64%, pretende «il rispetto totale delle leggi italiane». Su una cosa, infine, gli italiani si mostrano intransigenti: no all’odio islamista. Per otto su dieci è necessaria – proprio come propone FdI – l’introduzione di uno speciale reato «per chi predica odio tra le religioni e giustifica gli atti di terrorismo». Anche per questo motivo il 56% del campione sostiene che «la lingua liturgica delle prediche nelle moschee» deve diventare l’italiano.