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 2019  settembre 12 Giovedì calendario

Sulla credibilità dei dati cinesi

L’economia cinese è un fenomeno come nessun’altra. Fin troppo, forse. La stabilità dell’andamento della crescita del suo Prodotto nazionale lordo è così straordinaria e in linea con i desideri del governo da suscitare sempre maggiori dubbi sull’affidabilità delle statistiche ufficiali. Un’analisi del Rhodium Group – una società di ricerca indipendente basata a New York – ha sottolineato che tra lo scorso inverno e la primavera è successa una cosa curiosa: l’economia del Paese è passata da una situazione di crisi a una «modesta ripresa ciclica» ma la crescita del Pil misurata dall’ufficio di statistica è rimasta sostanzialmente invariata. Era del 6,4% nel terzo trimestre del 2018 (su base annua), è stata del 6,4% nei primi tre mesi del 2019 ed è leggermente calata al 6,2% nel secondo quarto di quest’anno. Cosa ancora più strana: sempre secondo le misurazioni ufficiali, negli scorsi 16 trimestri (sono quattro anni), il massimo di variazione della crescita del Pil è stata dello 0,8%: tra un massimo del 7% e un minimo del 6,2%. Tra le 20 maggiori economie del mondo, sottolinea il Rhodium Group, «non c’è nessun altro Paese in cui abbiamo potuto trovare una simile performance economica di stabilità». Della credibilità dei dati ufficiali cinesi si discute dagli Anni Novanta. Gli esperti cinesi tendono a rispondere che è il sistema di management dell’intera economia a funzionare molto bene e a mantenere la realtà produttiva al passo con le volontà di Xi Jinping e del Partito Comunista. L’analisi sull’andamento di diversi settori effettuata dal Rhodium Group indica però non una stabilità ma una ciclicità accentuata dal 2014 al 2019, dai consumi interni alle costruzioni, dai trasporti ai beni intermedi. La questione che si pone non è tanto il prestigio legato alla crescita. Il Pil è importante non solo per misurare l’attività (con una crescita regolarmente sopra al 6% la Cina diventerebbe la maggiore economia alla fine degli Anni Venti): ma se si scoprisse che il Prodotto lordo del Paese è, mettiamo, del 10% inferiore a quello ufficiale, molti indicatori andrebbero riconsiderati, a cominciare dal rapporto dei debiti pubblici e privati rispetto al Pil. Di più: la credibilità di chi gestisce l’economia subirebbe un duro colpo e preoccuperebbe gli investitori di tutto il mondo.