ItaliaOggi, 11 settembre 2019
Periscopio
Salvini, nonostante le crisi momentanee, che sono inevitabili, non rischia il logorio come Renzi perché mi sembra più umile e quindi impiegherà di più a stancare, poi non ha nemici interni. Guido Crosetto, Fdi (Pietro Senaldi). Libero.Dalla finestra del mio vagone letto single, la sinistra periferia parigina, già sveglia. Gli schiavi sono coloro che debbono alzarsi presto. Gabriel Matzneff, Elie et Phaeton. La Table ronde, 1991.
Il primo sguardo rimarrà tutta la vita, magari ci saranno altri amori, ma quello, il primo, sopravviverà per sempre. Giorgio Panariello, comico (Renato Franco). Corsera.
Una presidenza, quella del primo Conte, chiusa e autoreferenziale, per consentire al manovratore di tessere la sua rete di rapporti con il mondo bancario e industriale a cui non diceva mai di no, con modi celestiali tali da incantare tutti. Chi non avrà certo problemi è il consigliere diplomatico Pietro Benassi, ex capo di gabinetto di Emma Bonino, ma soprattutto per anni ambasciatore d’Italia a Berlino, che ha messo Conte nelle braccia robuste di Angela Merkel e, con un aiutino di Sandro Gozi, in quelle più accoglienti di Emmanuel Macron. Peraltro, ora Conte in politica estera, dopo l’evanescente Enzo Moavero e con Di Maio come nuovo ministro, dovrà ridimensionare la sua passione, poi rivelatasi vera carta vincente, di fare turismo internazionale, pur senza aver mai risolto l’unico dossier su cui l’Italia avrebbe potuto avere voce in capitolo: la Libia. Luigi Bisignani. Il Tempo.
È l’unico italiano a guidare una testata straniera di prestigio internazionale. Eppure Giovanni di Lorenzo, da 15 anni direttore del settimanale tedesco Die Zeit, manco voleva fare il giornalista. Il suo sogno era diventare psicoanalista come le due zie paterne (una, Silvia, morta nel 2018, piuttosto famosa) o manager come lo zio Giorgio, che fu assunto da Adriano Olivetti. «Pochi mesi prima della maturità, il tutor di matematica mi disse: “C’è un posto su misura per te”. E mi spedì a fare uno stage in un piccolo giornale di Hannover. Al secondo giorno mi chiesero un pezzo su Angelo Branduardi. La sera, rincasando sulla mia Fiat 127 scassata, sentii la vocazione». Giovanni di Lorenzo, direttore di Die Zeit (Stefano Lorenzetto). Corsera.
I lunghi capelli neri dietro la nuca e con la tunica indiana, Vladimir Luxuria stava una bellezza quando la intervistai in un caffè di via Veneto. Era giugno 2006 e lei, neodeputato di Rifondazione comunista, pareva una maharani del Punjab sbarcata dalle Indie misteriose. «Ciaoo», flautò la ragazzona, all’anagrafe Wladimiro Guadagno, offrendomi i pasticcini che stava gagliardamente sgranocchiando in attesa che arrivassi. «So che ti senti donna, ti chiamo Wladimira?», domandai, sedendomi. «Non sono donna, sono trans, zona liminare che al momento non intendo oltrepassare. Perciò non ho cambiato nome, ho solo tolta la o finale», e subito aggiunse: «Chiedo però di essere declinata al femminile. In attesa che decida». Sottinteso: se restare nel limbo o diventare donna, operandomi. Ma Luxuria, che fu parlamentare quella sola volta, non decise mai. È tuttora transgender, salvo ritocchi chirurgici che hanno accentuato i tratti femminili. Giancarlo Perna. LaVerità.
Ho collaborato per l’Unità e l’Avvenire. Non è complicato passare da una visione del mondo al suo opposto. Non trovo infatti grande diversità nel messaggio fra i due mondi. Il comunismo è un cristianesimo terreno e il cristianesimo è un comunismo spirituale. Ferdinando Camon, scrittore (Luca Pavanel). il Giornale.
Oltre ai cattivi ministri dell’istruzione, Luigi Mascheroni giustamente accusa la pedagogia che, per distruggere il nozionismo, ha proibito di imparare le cose. Io ricordo il maestro di mio figlio Giulio che gli aveva proibito di imparare le tabelline, ma poi pretendeva che facesse le moltiplicazioni e le divisioni. Francesco Alberoni, sociologo. il Giornale.
Da inglese vivo la Brexit con un certo imbarazzo. È servita a smascherare gli inglesi, che sono razzisti in un modo sgradevole: gli italiani lo sono per ignoranza, per voi tutti i nordafricani sono marocchini; gli inglesi per razzismo imperialista, si sentono superiori. John Peter Sloan, docente di lingua inglese (Elvira Serra). Corsera.
Mi rinfacciano la mia edizione di Portobello. Mi aspettavo di più anche io, ho ammesso (e non sono in tanti a farlo) che è stato un errore riesumarlo, non mi tiro indietro. Ma ha avuto una media del 16,5% di share, miglior risultato di un programma di intrattenimento al sabato negli ultimi tre anni. Antonella Clerici, presentatrice tv (Renato Franco). Corsera.
Con chi ho aperto le società? Per i vini, con Rocco Forte. Per il caffè, con i Benetton. Per l’olio, con Giovannino Agnelli, che aveva un oliveto a Capalbio. Ho conosciuto Giovannino a un party a Londra. Andavamo in mensa alla Piaggio, io con il cappotto di cachemire, lui normale, casual. Quello ricco tra i due sembravo io. Io spendo, non si vive da pezzenti per morire da ricchi. Giancarlo Aneri, produttore di vino e caffè (Luciano Ferraro). Corsera.
Lasciai Palermo, subito dopo la maturità, e venni a Roma. Fu la fame a segnare quel periodo. Abitavo in una pensioncina vicino alla stazione. Ma poi finii i soldi e le panchine divennero letti poco accoglienti. Mi aggiravo come un disperato con le piaghe ai piedi. Avevo 17 anni e addosso un odore insopportabile. Però ero bellissimo. Lando Buzzanca (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Un paese che non investe sulla scuola, paga poco gli insegnanti, crea frustrazioni e insoddisfazioni pronte a esplodere pure quando si tenta, magari maldestramente, di intervenire. Non ne usciremo fino a quando non ci convinceremo che la scuola è importante, e studiare serve moltissimo. Aldo Cazzullo. Corsera.
Cesare Maestri è deciso, questa volta, di non parlare di alpinismo e di pensare solo alla realtà. Per il suo compleanno (90 anni) usciranno due film. Reinhold Messner ha finito le riprese che raccontano la sua verità sul Cerro Torre. Il «re degli Ottomila», dopo sessant’anni, vuole dimostrare che Cesare Maestri e Toni Egger in vetta non sono mai arrivati. Alcune giovani guide alpine invece, guidate da Silvestro Franchini, hanno ripetuto e filmato le grandi ascese e le discese su roccia tracciate da Maestri e gli regaleranno un documentario sulla «bellezza delle sue vie» in solitaria. Un film per demolire un mito e uno per ricordare una leggenda. Cesare Maestri, alpinista (Giampaolo Visetti). la Repubblica.
Solo chi ci adula può contraddirci. Roberto Gervaso. Il Messaggero.