il Fatto Quotidiano, 11 settembre 2019
Le lezioni di inglese dei presidenti spagnoli
Dalle ultime veline da Madrid sembrerebbe che il secondo governo di Pedro Sánchez difficilmente vedrà la luce: brutta notizia per il contribuente spagnolo, almeno quanto a spese per l’apprendimento della lingua straniera. Il leader socialista, infatti, ha dimostrato di avere grande appeal a Bruxelles per via dell’europeismo che ha contraddistinto il suo attuale esecutivo. Se Pedro è simpatico agli alleati stranieri pare sia anche merito della scioltezza con cui si destreggia sia in francese che in inglese. Lo stesso non si può dire del suo predecessore, il premier popolare, Mariano Rajoy, secondo solo al Matteo Renzi di mai mader u crai indeh tivì when ehhh ehhh shish… L’ex premier nel 2012 parlando con il suo omonimo britannico David Cameron in presenza anche del francese Hollande e dell’allora primo ministro italiano Mario Monti (il cui inglese è impeccabile) sbottò in un “It’s very difficult… todo esto”, riferendosi alla situazione economica spagnola, attirandosi i peggiori meme dei media europei.
Eppure, tornando alla convenienza, non è l’ex premier spodestato da Sánchez ad aver fatto spendere di più in corsi di inglese e francese agli spagnoli, secondo i dati pubblicati dal quotidiano online eldiario.es. Dal 2001 al 2018, le casse dello Stato iberico hanno sborsato 270 mila euro perché i primi ministri e i propri funzionari potessero sfoggiare almeno un discreto bilinguismo comunitario. Di questi, il dipartimento per la “Formazione e il perfezionamento del personale” della Moncloa ne ha utilizzati 126 mila per il governo socialista del leader spagnolo più famoso del globo terraqueo, José Luis Rodriguez Zapatero, il cui inglese ha suscitato non poca ilarità all’epoca. A futura memoria basterà ricordare quel: “In the last time of government, all the day, everyday, bonsais”, confessato due anni dopo la fine della sua presidenza ai colleghi Jacques Chirac e Gerhard Schroeder. Mentre il suo predecessore, José María Aznar, altrettanto ignorante in inglese – lacuna colmata grazie al legame con George W. Bush, secondo eldiario.es – è noto per un discorso in spagnolo con perfetto accento americano: pare abbia speso solo 24 mila euro. A niente invece sono serviti i 78 mila euro pagati per la formazione linguistica del settennato di Rajoy, dato che nell’ultima sessione a Bruxelles l’allora premier si rifiutò perentoriamente di rispondere in inglese alle domande dei cronisti esibendo uno spagnolissimo e sfacciatissimo: “bueno, no, hombre, no”, traducibile non alla lettera come: “No, ragazzi, questo no”.