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 2019  settembre 11 Mercoledì calendario

Fenomeno Taylor Swift

Mancano tre ore al concerto e sul marciapiede davanti all’ingresso dell’Olympia i fan di Taylor Swift scoppiano in lacrime. La tensione, l’attesa, l’emozione. Il leggendario teatro parigino ha ospitato l’evento con cui la popstar americana ha lanciato il suo nuovo album «Lover». Ovviamente arrivato al primo posto negli Stati Uniti con numeri in calo rispetto al precedente «Reputation», ma che allo stesso tempo nessuno riesce più a fare da allora. 
Circa 2 mila persone, addetti ai lavori, media, i fan selezionati con concorsi e qualche personaggio di colore come una sosia che si concede ai selfie. «Siete arrivati da 37 paesi diversi e voglio festeggiare con voi l’uscita di questo nuovo album», dice Taylor, camicetta nera e gonna di paillettes argento. Stile da universitaria a una serata elegante. A partire dall’abito, la sua forza è quella di apparire normale, la figlia dell’america bianca media, una che potrebbe essere la tua vicina di casa, che quando balla sembra anche un po’ goffa, anche se poi ha qualcosa che le altre non riescono a tirare fuori. 
«Me!», la canzone che qualche mese fa è servita ad annunciare il ritorno, apre anche la serata. «Su questo album ho cercato di approfondire ogni aspetto, ogni sfaccettatura dell’amore che trovavo interessante». E i colori pop-zuccherosi delle grafiche sullo schermo led rafforzano il contesto. L’atmosfera spensierata di «I Knew You Were Trouble» contrasta con la ritmica pulsante e i suoni sospesi della nuova «The Archer». 
Le radici 
«Mostro le canzoni come sono nate, con uno strumento solo in versione acustica» 
La band che la accompagna e le quattro coriste si muovono all’interno di un binario classico, un pop-rock che poteva andare bene anche trent’anni fa. Nel disco i suoni sono più contemporanei (anche se le ballad melodiche hanno un grande spazio) ma in un mondo musicale che va sempre di più verso l’accelerazione e la ricerca della sorpresa a tutti costi, Taylor è un punto fermo. Rassicurante. Molto più di quando con il precedente «Reputation» aveva cercato di esplorare un lato più oscuro. «Scrivo canzoni per fermare momenti, come se fossero fotografie che mi permettono di tornare indietro nel tempo», racconta ai fan ad un certo punto. 
La parte centrale è un set acustico. Il megaschermo diventa nero, la band lascia la scena e Taylor resta sola. «Non ho mai suonato queste canzoni dal vivo prima di oggi. E ho pensato che il modo migliore fosse di farlo in acustico che è poi come le ho scritte. Tutti questi brani sono nati con uno strumento solo». Ecco le atmosfere raccolte di «Death by a Thousand Cuts». «The Man» (sull’album gira attorno a un beat) e «Cornelia Street» («L’ho scritta dentro alla vasca da bagno», confessa ridendo) con la chitarra acustica. C’è intimità, ma manca coinvolgimento. Quando passa al pianoforte per «All Too Weel» (con un’intro al piano che ricorda Albachiara di Vasco) la dinamica è più coinvolgente e il ritorno della band fa il resto. E si va verso il finale con «Lover», una delle più forti del disco, e la travolgente hit «Shake It Off». 
«Celebriamo tutti i tipi d’amore, l’amore è follia, l’amore è gioia. E soprattutto è eguaglianza: chi non è d’accordo con questo si deve dare una calmata», aveva detto poco prima introducendo «You Need to Calm Down», canzone contro l’omofobia che Swift ha accompagnato con una campagna a sostegno dell’Equality Act, proposta di legge americana contro le discriminazioni di genere. Dopo che in passato è stata criticata per il suo silenzio sui temi politici e sociali, la popstar è uscita allo scoperto. Prima appoggiando un candidato democratico nel Tennessee e poi con questa presa di posizione anti-trumpiana. Mossa di marketing o risveglio di coscienza? Comunque è una nuova Taylor.